Sacro, profano e leggende s’intrecciano alla storia della città e si perdono nella notte dei tempi. Ombre e luce, energie positive o negative, richiami storici ed esoterici collocano Torino al centro dell’attenzione degli esperti, secondo i quali sorge nel punto in cui s’intersecano canali di energia che solcano la superficie del pianeta: da qui derivano le narrazioni che vedono la città teatro di una lotta tra forze positive e non.
Volendo percorrere le direttrici della città sotto l’egida del mistero, ci si deve assolutamente recare in due luoghi “positivi”: il primo è la chiesa della Gran Madre, oltre il ponte Vittorio Emanuele, seguita dalla fontana delle Quattro Stagioni. Relativamente alla chiesa si narra che il luogo dove sorge conservi le tracce di un tempio dedicato alla dea egizia Iside, mentre una delle statue che precede la chiesa – l’allegoria della Fede che alza nel pugno un calice – indicherebbe il sito dove è nascosto il Sacro Graal, il calice dell’Ultima Cena.
La fontana, invece, è detta anche “fontana Angelica” e viene interpretata come la “porta dell’infinito”. E poi ecco la Mole Antonelliana, icona di Torino e masterpiece di Alessandro Antonelli. Anche qui la leggenda si intreccia alla realtà e si dice che sia un simbolo – oltre che del capoluogo piemontese – anche di positività: nel suo protendersi al cielo, la Mole irradierebbe su Torino tutti i benefici provenienti dal sottosuolo. Altro luogo beneaugurante è Piazza Castello, per la precisione il punto in cui sorge la fontana dei Tritoni del Palazzo Reale: è questo, secondo gli esperti, l’epicentro dell’energia positiva della città. Questo perché la zona dove sorge il palazzo segna il confine tra la “città bianca” e quella “nera”. In particolare, il cancello del palazzo con le due stature dei Dioscuri indicherebbe questo confine che separa la zona est da quella ovest, ovvero la parte delle tenebre dove nell’antica Roma venivano sepolti i morti e crocifissi i condannati.
Sempre secondo gli esperti, infatti, ci sono invece alcuni luoghi a Torino dove il diavolo avrebbe messo lo zampino: piazza Statuto, innanzitutto, posta a occidente – esotericamente verso le tenebre – ed estesa su un’area un tempo occupata da una necropoli e che a lungo fu scelta per le pubbliche esecuzioni capitali. Leggende e fantasmi – credervi o no è arbitrario – aleggiano intorno ad altri siti della città come villa Tesoriera – il cui parco è detto “del diavolo” -, palazzo Falletti e piazza Carlina.
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