Ovunque si giri lo sguardo, in Umbria il verde fa da sfondo a ogni inquadratura. Le sfumature di colore raccontano le diverse nature del suolo, dal verde argentato degli ulivi in valle Spoletana – detta anche valle Umbra – a quello più cupo dei lecci che ammantano i declivi dell’Arnerino-Narnese per giungere a quello meno lucente e simile al tabacco della val Tiberina per poi ritrovare l’intera gamma cromatica nei monti Martani. In quest’arazzo naturale sono incastonati borghi senza tempo e che rappresentano il cuore di località da scoprire per un viaggio nel tempo.
E’ il caso di Gubbio, straordinariamente conservata nei secoli e costellata da monumenti che testimoniano il suo glorioso passato. Architettonicamente rappresenta il capolavoro della società due-trecentesca articolata nelle corporazioni di arti e mestieri e si rivela con una compatta uniformità cromatica data dai blocchi di calcare con i quali è stata costruita: antichissimo insediamento umbro, ha praticamente mantenuto integro l’aspetto medievale.
Ci sono cinque vie parallele poste a diversi livelli e collegate fra loro da vicoli, scale e gradinate e si può iniziare a scoprirne l’intrigante atmosfera a iniziare da piazza Grande, baricentro cittadino sul quale si affacciano l’imponente e trecentesco palazzo dei Consoli e il dirimpettaio palazzo Pretorio.
A pochi passi di distanza si trova il palazzo del Capitolo dei Canonici, sede del Museo diocesano. Il duomo, adiacente al museo, fronteggia il palazzo Ducale. Continua la scoperta di Gubbio in via Baldassini con la “porta del morto”, una stretta apertura a strapiombo posta più in alto rispetto alla porta principale dalla quale, secondo alcune leggende, si facevano passare le bare dei defunti, da cui il soprannome.
Tappa obbligata è la chiesa di Santa Maria dei Servi, nella quale è stato rinvenuto un “Cristo risorto tra Sant’Ubaldo e San Francesco” a firma di Raffaello. Notorietà anche per un evento legato alla religiosità: è la tradizionale corsa dei ceri, che si rinnova annualmente il 15 maggio, animata da una vera e propria “febbre partecipativa” che varrebbe da sola una visita a Gubbio, legata alla figura di San Francesco quasi quanto Assisi.
A Gubbio, peraltro, si trova il fianco del monte Ingino dal quale scese il lupo affamato ammansito da San Francesco e sempre al santo è dedicato l’omonimo convento. E dal sacro al faceto si giunge a una sfiziosa curiosità: a Gubbio si può prendere la “patente di matto”: basta girare tre volte attorno alla cinquecentesca “fontana dei matti” – in largo Bargello – ed essere “battezzati” con uno spruzzo dell’acqua della fontana per acquisire la cittadinanza onoraria della località. Gubbio, infatti, è chiamata “la città dei matti”, dove matto sta per idealista, sognatore, libero e fortemente legato alle tradizioni e alla storia della propria terra.
Borghi da non perdere se state visitando Gubbio: