Conosciuta come la piccola Barcellona italiana, il borgo marinaro di Alghero preserva l'uso del catalano, di cui è un'isola linguistica. E' definita il capoluogo della Riviera del Corallo, nome derivante dalla preziosa quantità di corallo rosso presente nelle sue acque e pescato dai corallari subacquei. Riconosciuto come simbolo della cittadina, un ramo di corallo è infatti inserito nello stemma comunale.
La Grotta Verde, grotta sommersa sul promontorio di Capo Caccia, è stata oggetto di frequentazione a partire dal neolitico antico (VI-V millennio a.C.). Per la fase del neolitico recente (3500 a.C.-2700 a.C.) sono presenti tombe sotterranee come le domus de janas in gruppi o in necropoli, tra cui la necropoli di Anghelu Ruju, appartenenti alla cultura di Ozieri.
Nell'età nuragica il territorio algherese è intensamente popolato con 90 nuraghi individuati (densità di 0,40 per km²), circa un terzo dei quali ormai scomparsi. La maggior parte sono a singola torre e tutti sono costruiti in pietra locale, come calcare, arenaria e trachite. Sono inoltre presenti diversi villaggi, per la maggior parte collegati ai nuraghi, dove sono state rinvenute ceramiche protocorinzie e fenicie, a testimonianza dei rapporti commerciali intrattenuti con le altre regioni mediterranee.
La nascita dell'odierna Alghero viene fatta risalire al XII secolo, quando alla nobile famiglia genovese dei Doria venne concesso di fondarne il primo nucleo storico. La posizione strategica e la presenza di una ricca falda acquifera, testimoniata dai pozzi ancora presenti in alcune case, permise la crescita della città e ne accrebbe l'importanza strategica.
Per circa un secolo restò nell'orbita della repubblica marinara; nel 1283 i pisani riuscirono a conquistarla e la tennero fino al 1284, quando all'indomani della sconfitta pisana della Meloria, i Doria rientrarono ad Alghero.
Cessata la terribile epidemia di peste nera che colpì anche la Sardegna nel 1347, nel 1350 alcuni discendenti dei Doria vendettero i propri diritti a Pietro IV d'Aragona, che stava realizzando territorialmente il neonato Regno di Sardegna, mentre i restanti discendenti cedettero i propri diritti alla Repubblica di Genova nel 1353: questo portò inevitabilmente a uno scontro fra le due fazioni, catalano-aragonesi da un lato, genovesi, in seguito alleati con gli arborensi, dall'altro.
Nel 1355 il borgo ottenne lo stemma comunale. Il 28 agosto 1501 le venne conferito il titolo di Città Regia. Nel 1541, l'imperatore Carlo V venne in visita accompagnato dall'ammiraglio Andrea Doria, constatando le qualità che la resero così appetibile nel passato, e coniando forse la famosa espressione Sed todos caballeros.
Nel 1652 Alghero fu colpita nuovamente dalla peste, portata nella città da una nave catalana. Alcuni algheresi emigrarono verso altre zone dell'isola sperando di salvarsi, ma ottennero l'effetto di diffondere in tutto il territorio la pestilenza, che colpì duramente la Sardegna per ben quattro anni. Nel 1720 il Regno di Sardegna passò alla Casa Savoia, senza che questo avesse apportato mutamenti alla tradizione culturale e linguistica di Alghero.
Alghero conta un panorama naturale molto vario, dalle spiagge con sabbia fine alle scogliere con sassi piatti o molto frastagliati: è apprezzabile soprattutto la vista dal mare, in quanto si riesce a cogliere la varietà della sua costa mista alla vegetazione, la tipica macchia mediterranea e alla pineta che spesso fa da contorno; molto apprezzato per il suo panorama è il promontorio di Capo Caccia, con la sua ormai conosciuta falesia a forma di gigante addormentato che è divenuta una dei simboli di Alghero, insieme al pregiato corallo rosso.
La zona di Capo Caccia con la prospiciente Isola Piana e del golfo di Porto Conte è sito di primario interesse naturalistico, in cui è stata costituita l'Area naturale marina protetta Capo Caccia - Isola Piana. La particolare conformazione geologica (origine carsica) rende la zona ricchissima di grotte ed anfratti, ancora in buona parte inesplorati.
Insistono proprio qui le famose Grotte di Nettuno, accessibili sia dal mare sia da terra (tramite la famosa Escala del Cabirol, di 656 gradini), e che offre al suo interno un panorama di sale e piscine, come la piscina del gigante, e stalattiti e stalagmiti di forme particolari, come l'organo. Sul versante orientale di Capo Caccia si aprono a strapiombo sul mare la Grotta dei Ricami e la Grotta Verde, raggiungibili solo via mare.
Nelle strade del borgo, accanto alla dicitura in italiano dei toponimi si affianca spesso la dicitura catalana. Se nella parte "nuova" della città i toponimi sono semplicemente tradotti in catalano, stessa cosa non si può dire del centro storico, nel quale le diciture rimandano alla tradizione culturale algherese.
La centralissima via Carlo Alberto, per esempio, in un suo tratto prende il nome catalano di Carrer de Sant Francesc (strada/via di san Francesco), proprio in corrispondenza dell'omonima chiesa. Il centro abitato di Alghero presenta uno sviluppo di tipo costiero; si possono individuare due parti.
La prima occupa la parte centro-meridionale della città e ne costituisce il nucleo principale. Se osservata dal satellite si può notare la forte differenza che intercorre tra il tessuto del centro storico (situato in una pseudo-penisola naturale) e quello circostante, di realizzazione successiva ed in ulteriore sviluppo sulle direttrici sud (strada per Villanova) ed est (strada per Ittiri/Olmedo). La seconda, invece, è situata a nord ed è il fulcro delle residenze turistiche.