Anghiari nel 1440 fu teatro della Battaglia combattuta tra i Fiorentini e i Milanesi, e in seguito dipinta da Leonardo da Vinci. Fa parte della Valtiberina toscana che trae il suo nome dal fiume Tevere che la percorre in tutta la sua lunghezza.
Diverse sono le tesi sull'origine del nome di Anghiari: alcuni sostengono che derivi da castrum angolare, riferendosi alla forma angolare del suo castello, altri affermano che deriverebbe il suo nome da in glarea. Effettivamente il paese è costruito su un ammasso di ghiaia accumulata dal Tevere nei millenni.
Sorse nel VII secolo un castello longobardo, su preesistenze di età romana (presumibilmente una fattoria come si evince dalla cella vinaria in Palazzo Pretorio), conteso con i Bizantini. Il castello di Anghiari, ricordato per la prima volta in un documento del 1048, fu dapprima sottoposto alla consorteria longobarda dei conti di Galbino e Montedoglio e nel 1104 il luogo venne donato da Bernardino di Sidonia, signore di Anghiari, ai Camaldolesi con l'obbligo di fondarvi un'abbazia: il Monastero di San Bartolomeo Apostolo. Intorno ad esso, in seguito, si sviluppò il centro abitato. Dal 1104 al 1143 Camaldoli divenne assoluto padrone di tutta la zona di Anghiari.
La battaglia del 1440 durò un giorno e fu vinta dai Fiorentini, che consolidarono così i loro domini in Toscana. In segno di esultanza per la vittoria, fu stabilito di perpetuare il ricordo con un Palio, corso da uomini a piedi dal luogo dove avvenne la battaglia. Nel 1503 la Signoria di Firenze, con a capo il gonfaloniere Pier Soderini, si rivolse a Leonardo da Vinci per raffigurare nella Sala del Consiglio di Palazzo Vecchio una pittura murale raffigurante la battaglia. Sfortunatamente il processo di essiccazione innovativo testato da Leonardo distrusse buona parte dell'opera. Di quest'ultima restano alcuni disegni del Maestro ed alcune copie (eseguite da pittori del tempo) della parte centrale, ovvero la lotta per lo stendardo, di cui una fra le più note è quella di Rubens oggi al Museo del Louvre.
L'economia di Anghiari oggi si basa, oltre che sull'agricoltura ed il turismo, sulla tradizione artigianale. In particolare le attività più diffuse sono il restauro del mobile antico, la tessitura, il ricamo e i merletti a tombolo, la produzione di manufatti in vimini, l'impagliatura eseguita con erbe palustri e la lavorazione orafa.
I Bringoli con il sugo finto sono il piatto tipico di Anghiari, sono spaghetti di acqua e farina tagliati a mano.
Il Liceo artistico d'Anghiari, realtà unica nel panorama della scuola italiana, è l'asse portante di una tradizione artigianale del legno mai sopita dall'epoca degli armaioli anghiaresi.
Ad Anghiari ha sede la Libera Università dell'autobiografia, il maggior centro italiano di studio e insegnamento su questo argomento, fondato nel 2000 da Saverio Tutino e Duccio Demetrio, che lo presiede.