Chiusa di San Michele, posta in corrispondenza del restringimento delle alture del fondovalle, deve il suo nome proprio alla caratteristica geomorfologia del paesaggio. Qui nel 773 i Franchi di Carlo Magno sconfissero i Longobardi di Desiderio aprendo la strada alla conquista dell’Italia. L’individuazione del sistema fortificato delle chiuse longobarde è complesso e i recenti scavi archeologici della cappella di San Giuseppe hanno messo in evidenza una muratura innestata sul fianco meridionale del monumento antico, identificabile verosimilmente con la porzione della cinta difensiva collegata alla fortificazione.
La struttura originaria dell’edificio sembra poi essere stata mantenuta e utilizzata nei secoli fino alla sua trasformazione in chiesa nel XVIII sec. Il paese di Chiusa si snoda lungo l’antica strada di Francia, o Via Francigena che percorre la destra orografica della Dora sino a Bussoleno, e che vede il nucleo più antico detto il Rustico dipanarsi tra vicoli e cortili (vi si affacciano alcune tra le più antiche case del paese) sino alla chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo, costruita tra il 1796 e il 1825 nel punto più elevato all'interno dell'abitato, probabilmente sul sito di un'antica chiesa romanica dell'850, che venne consacrata nel 1825: gli interni affrescati da Luigi Morgari presentano un raffinato coro ligneo nel presbiterio attribuito a Giuseppe Antonio Riva. Adiacente alla Chiesa, sul lato sud-ovest, troviamo il maestoso campanile, alto 36 metri, la cui guglia in legno, ricoperta di lamiera, ospita la prestigiosa croce di ferro.
Nella piazza antistante sorge un'antica fontana in pietra del 1722 dallo stile architettonico particolare la cui acqua è molto apprezzata. Di fronte alla fontana si conserva ancora un'antica pietra miliare risalente all'epoca Napoleonica. Proprio nei pressi della chiesa si inerpica sulla montagna il sentiero che conduce alla Sacra di San Michele, fondata nel 987, attraversando la cave De Andrade dalla quale vennero estratte le pietre per il restauro della monumento. Al termine della Via dei Longobardi si incontra la Chiesetta di Santa Croce (1760). Il campanile del 1789 e le campane furono benedette da Papa Pio VII mentre si recava in Francia prigioniero di Napoleone. Proseguendo verso Vaie si incontra ancora l'antica casa di Posta così chiamata perchè adibita al cambio dei cavalli delle diligenze e la Cappella delle Grazie. Di notevole interesse sono anche le chiesette delle borgate montane: Madonna della Neve nella borgata Basinatto e Madonna degli Angeli nella borgata Bennale.
Chiusa di San Michele è, inoltre, apprezzata per la sua vivibilità a contatto con la natura e il verde. Tra le manifestazioni è da ricordare la sagra enogastronomica del Gusto di Meliga, legato alla produzione artigianale di panini a base di farina di polenta, uvetta e frutta secca. La coltivazione del mais e la produzione di prodotti da forno è molto diffusa nell’area delle bassa Valle di Susa.
Le Chiuse
Tra fine IV e inizi V secolo l’Impero romano potenziò la difesa alpina mediante un sistema di “chiuse”, ovvero di fortificazioni a sbarramento delle valli nei punti di passaggio obbligati delle principali vie di comunicazione verso i valichi. Esse furono poi utilizzate anche da Goti e Bizantini e divennero oggetto di ripetuti interventi di restauro da parte dei re Longobardi, ancora interessati a mantenere in funzione le fortificazioni e a controllare i transiti lungo le aree di frontiera.
Tra le opere difensive dell’arco alpino, le clausurae della Val di Susa ebbero una notevole importanza in età altomedievale: nel 773 d.C. infatti furono teatro del celebre scontro fra Desiderio, re dei Longobardi, e le truppe di Carlo Magno. Dopo la conquista franca mutarono le funzioni della chiusa, ma le strutture materiali delle fortificazioni furono ancora usate per alcuni secoli a difesa della strettoia della valle. La cronaca dell’abbazia di Novalesa, redatta intorno alla metà dell’XI secolo, ne ricordava ancora le vestigia ben visibili e localizzate tra il monte Pirchiriano e Caprie, dove cita anche un Palatium dei Longobardi.
E’ proprio in questa zona, tra Caprie e Chiusa San Michele, che bisogna perciò immaginare la localizzazione dell’antico sistema difensivo, laddove la valle si fa più stretta a causa della presenza dei due speroni naturali dei monti Pirchiriano e Caprasio. Dell’antica fortificazione non restano oggi sicure tracce materiali ma è probabile che sia stata realizzata attraverso un sistema di cortine murarie con funzione di sbarramento della valle, più che da un’unica possente struttura, descritta nella cronaca di Novalesa come un muro a calce esteso “da monte a monte”.
La tradizione storica locale identifica i resti delle clusae langobardorum in una poderosa struttura muraria che fiancheggia il rio Pracchio, nel territorio comunale di Chiusa S. Michele, ma ad oggi l’attribuzione di questa muratura alla celebre fortificazione resta ancora fortemente dubbia e non ha mai trovato riscontri archeologici.