Il borgo di Città Sant’Angelo colpisce i turisti per la sua vivacità, le sue tradizioni, i prodotti tipici, l’incantevole paesaggio e per la sua posizione davvero invidiabile.
A pochi chilometri da Pescara, Città Sant’Angelo sita su una collina a 30 minuti dalla montagna e con il mare che sfiora il suo territorio. Facente parte dei Borghi più Belli d’Italia, Città Sant’Angelo è anche città del vino e dell’olio, città slow, città verde.
Considerata la sua posizione geografica, il borgo di Città Sant’Angelo permette di assaporare sia la cucina di terra che quella di mare. Le colline angolane ricoperte di vigneti e oliveti offrono degli ottimi prodotti, in particolar modo il vino Montepulciano d’Abruzzo.
Tra i piatti tipici abruzzesi è possibile gustare i maccheroni alla chitarra, la pasta alla mugnaia, gli arrosticini (spiedini di pecora), il cace e ove (letteralmente formaggio e uova con carne di agnello), le neole, i cagionetti ed il fiadone.
La storia
Le origini del borgo sono a tutt'oggi molto incerte. Probabilmente i primi a creare un insediamento sul colle furono i Vestini, ma il primo atto ufficiale risale soltanto all'875, dove si ricorda la presenza di un castello e di un porto.
Intorno al 400 sorsero le prime chiese nella zona tra Città Sant'Angelo e Atri.
L'abitato vestino-romano, che sarebbe stato ubicato nel vicinissimo Colle di Sale, fu probabilmente distrutto nell'alto Medioevo. I Longobardi avrebbero ricostruito il paese ex novo nell'odierna ubicazione, lasciando, come traccia della loro presenza, il culto dell'Angelo.
Testimonianze di questo culto sono presenti sia nel toponimo, sia nello stemma comunale, che rappresenta, appunto, San Michele Arcangelo che uccide il dragone.
Lo sviluppo urbano seguì tre diversi momenti storici: la ricostruzione, iniziata dopo il 1240, del nucleo fortificato a semicerchio, delimitato attualmente da Strada Castello, Strada Minerva, Via del Ghetto e Via del Grottone.
I nomi più altisonanti furono quelli degli Zizza e dei Salomone che rivestirono sempre ruoli primari all'interno della comunità angolana dell'Ancien Régime.
Con la venuta degli ordini monastici nella prima metà del XIV secolo si vide l'ampliamento delle chiese esistenti e la realizzazione di monasteri. Nel XVII secolo si conclude la ricostruzione vera e propria con il completamento di case e palazzi gentilizi della borghesia agraria. Questo è il motivo per l'attuale impianto "a fuso".
Esso infatti si è costituito, man mano, grazie a successive espansioni ed aggregazioni dei nuclei abitativi precedenti, fino a formare un forte coagulo urbanistico determinando la sistemazione del centro storico così come ancora oggi lo vediamo.
Detto impianto è attraversato da un lungo corso, intersecato da una serie di stradine e vicoli chiusi, denominati in dialetto locale 'li ruve', entro la cinta muraria e con le porte parzialmente conservate.
Tra il 1300 e il 1700, Città Sant'Angelo, nonostante numerosi attacchi di Francesi e Spagnoli, conobbe un periodo di splendore. Nel Trattato di Aquisgrana del 1748 la città passò definitivamente sotto il Regno di Napoli fino all'Unità d'Italia. Nel marzo del 1814 Città Sant'Angelo unitamente ai comuni di Penne, Castiglione Messer Raimondo e Penna Sant'Andrea fu protagonisti delle prime sollevazioni della Carboneria del Risorgimento Italiano.
Memorie più recenti raccontano la triste storia della seconda guerra mondiale quando nell'aprile del 1940 il Ministero dell'Interno inquadrò e prese in affitto lo stabile dell'Ex Manifattura Tabacchi, nel centro storico della città, per adibirlo ad unico campo di concentramento della provincia di Pescara con circa 200 posti letto dove furono carcerati uomini per lo più di nazionalità jugoslava. Il campo rimase attivo fino all'aprile del 1944. Attualmente oltre ad essere un "Luogo della Memoria" ospita permanentemente il Museo Laboratorio d'Arte Contemporanea.