Posto all’interno del Parco Nazionale dell’Aspromonte, il borgo di Gerace conserva ancora oggi il suo aspetto medievale. Il paese è strettamente collegato alla cristianità , infatti è ricco di chiese e monasteri.
Posto all’interno del Parco Nazionale dell’Aspromonte, il borgo di Gerace conserva ancora oggi il suo aspetto medievale. Il paese è strettamente collegato alla cristianità , infatti è ricco di chiese e monasteri.
Dalla sua rupe di arenaria, Gerace gode di un emozionate panorama su tutta la regione della Locride, in Calabria.
Il borgo, che conserva ancora oggi l'impostazione urbanistica medievale, si trova all'interno del Parco nazionale dell'Aspromonte.
La storia del borgo è strettamente legata a quella di Locri Epizephiri. Il nucleo abitativo, infatti, nonostante esistano tracce di frequentazione in epoca pre-greca, greca e romana, si sviluppa solo in seguito all'abbandono della città di Locri, avvenuto a partire dal VII secolo d.C., a causa del sempre maggiore pericolo piratesco e la sempre crescente insalubrità delle coste.
A questo spostamento dei Locresi è strettamente collegato anche il nome del borgo che, a dispetto delle leggende che vogliono che esso sia legato ad un leggendario sparviero, in greco Ièrax, ΙÎραξ, che avrebbe guidato i Locresi, inseguiti dai Saraceni, verso la rocca, pare dipendere dal nome della Diocesi di Locri, dedicata a Santa Ciriaca (Aghia Kiriaki, Agia Ciriaci, Αγία Κυριακή in greco).
Che Gerace fosse da sempre strettamente collegata alla cristianità appare evidente anche dalla presenza innumerevole di chiese e monasteri anche infra muros, che ha contribuito a identificare la rocca come una sorta di Monte Santo.
Per la sua particolare posizione il borgo divenne ben presto un centro di importanza eccezionale nella Calabria Meridionale. La possibilità di controllare i traffici costieri e la sua particolare conformazione orografica fece sì che divenisse oggetto di attenzione sia dell'Impero bizantino che del regno di Sicilia.
La presenza congiunta di tali potenze permise a Gerace di resistere a lungo agli attacchi degli Arabi e di mantenere una certa autonomia rispetto ai Normanni. Testimonianza di tale importanza ne è la grande ed eccezionale (per qualità) quantità di architetture ecclesiastiche e laiche, frutto di committenze imperiali (Cappellone di San Giuseppe nella Cattedrale certamente svevo), regali (si pensi agli interventi normanni nel Castello, nella Cattedrale e in altre chiese sparse all'interno delle mura o alla Chiesa di San Francesco, voluta da Carlo II d'Angiò nel 1294), principesche e feudali.
Questa ricca storia d'arte della può essere letta ancora oggi lungo le sue piazzette, i suoi vicoli ed i suoi muri. I sontuosi palazzi che la abbelliscono sono quasi sempre forniti di portali in pietra lavorata da scalpellini locali e, pur, essendo spesso frutto di restauri ottocenteschi, a seguito dei danni causati alla città dal terremoto del 1783, ripetono spesso volumetrie proprie di una fase medievale (XIII-XV secolo); non è raro trovare, infatti, al di sotto di intonaci moderni tracce di finestre bifore, di archi a sesto acuto, di finestre strombate che denunciano una attività costruttiva importante già nel XII secolo.
Meritano sicuramente una visita il castello, la cattedrale, la chiesa di San Francesco. All'interno dei vicoli si trovano numerosi archi a "volta a giustini", costruiti con una originale tecnica tipica del luogo. La tecnica consisteva nel costruire l'arco facendo una gettata di calce su una struttura di canne intrecciate, allo stesso modo con cui vengono intrecciati i tipici cestini, chiamati "giustini".
Delle dodici porte che originariamente si aprivano sulle mura del nucleo storico del paese ne sono sopravvissute soltanto quattro: Porta dei vescovi o della Meridiana, prossima alla Cattedrale-Porta Santa Lucia-Porta Maggiore-Porta del sole.
Di particolare importanza è lo spazio pubblico rappresentato da Piazza del Tocco sulla quale hanno affaccio alcuni palazzi nobiliari, tra i quali Palazzo Calcheopulo, Palazzo Migliaccio e Palazzo Macrì. Nell'antico borgo si trova anche un'antica fontana del 1606 con il relativo acquedotto. In prossimità del centro abitato, infine, sono stati scoperti i resti di una necropoli, testimonianza di tre diverse epoche: ceramiche del IX secolo a.C., corredi risalenti al VII secolo a.C. e varie suppellettili, di origine greca e italiota, risalenti al VII secolo a.C.
Tra le attività più tradizionali e rinomate vi sono quelle artigianali, che si distinguono per la lavorazione della terracotta, finalizzata alla realizzazione di tavolette artistiche ispirate alla cultura greca.
Borgo di Gerace
Comune di Gerace
Città Metropolitana di Reggio Calabria
Regione Calabria
Abitanti: 2.632 geracesi
Altitudine centro: 500 m s.l.m.
il Comune fa parte di:
I Borghi più belli d'Italia
Paesi Bandiera Arancione
Riconoscimenti
Bandiera Arancione - Touring Club Italiano
Aree naturali protette:
Parco Nazionale dell'Aspromonte
Il Comune
Via Sottoprefettura - Tel. 0964-356001
IN AUTO
IN TRENO
IN AEREO
La cucina geracese, come del resto tutta quella calabrese, è fatta di sapori intensi. Nei ristoranti si possono gustare diverse pietanze: dai mille modi di cucinare il maiale alla pasta tirata in casa con il sugo di capra.
Comunemente usate: melanzane, zucchine e peperoni ripieni; peperonata, frittata di asparagi selvatici, cicorie selvatiche, minestre caratteristiche. Ottimi i formaggi.
Tra i dolci: le sammartine (a base di pastasfolgia, fichi secchi, mandorle, noci e vino moscato), le sgute di Pasqua dalle caratteristiche forme; la pignolata (sfere di pasta dolce fritta avvolte nel miele), le nocatule (particolari ciambelle fritte), le zeppole, il torrone e i gelati alla frutta. Dolci caratteristici locali sono rappresentati dalla cicerata (a base di ceci lessi, miele e cannella) e dai rafioli base di molte uova e farina che venivano anticamente preparate per le nozze. Buona la produzione di olio d’oliva, vino. In quantità limitata è invece la produzione del Vino Greco di Gerace.