Il borgo di Giarratana è uno dei più piccoli centri della provincia di Ragusa. Denominata “Perla degli Iblei” si estende su un declivio in modo ordinato e armonico, quasi incastonata tra monti e piani. Il suo territorio, prevalentemente montuoso, costituito da vulcaniti e da rocce sedimentarie, si estende dalle pendici del Monte Lauro (un antico vulcano attivo più di 1,8 milioni di anni fa) fino ai pressi della diga di Santa Rosalia. Il territorio occupa l'alta valle dell'Irmino che, con i suoi affluenti, a carattere torrentizio, ha favorito la formazione di un ecosistema idoneo per l'insediamento umano. L'Irminio, ha le sue sorgenti alle pendici del Monte Lauro, a circa 700 metri s.l.m., e dopo avere creato lungo il suo percorso il lago di Santa Rosalia, bacino lacustre artificiale, sfocia nei pressi di Playa Grande.
Giarratana vanta origini molto antiche. Alcuni ritengono che la sua progenitrice sia da ricercare nell’antica Casmene, città greca fondata nel 644 a.C da Siracusa sul Monte Casale. Assieme ad Acrai e Camarina costituiva una delle tre roccaforti per la difesa delle coste della Sicilia orientale. Le prime notizie storiche di Giarratana risalgono alla dominazione sveva nel 1195, quando il re Enrico IV di Svevia concesse la terra di Giarratana al marchese Rinaldo Acquaviva. Successivamente a Giarratana si susseguirono diverse famiglie di baroni, principi e marchesi, la più importante in ordine di presenza temporale, una famiglia originaria di Pisa, I Settimo. Il nome Giarratana deriva da Cerretanum dal latino cerrus, ossia quercia per i numerosi boschi di querce presenti nel territorio più montano, ma nei secoli successivi per assonanza fonetica il nome si trasformò in Giarratana. Prima di approdare nell’attuale sito, Giarratana sorgeva su un ripido monte a 771 metri sopra il livello del mare, ma il terremoto dell’ 11 gennaio 1693 rase al suolo tutta la Sicilia sud orientale, compreso l’antico borgo medievale di Giarratana, oggi denominato Terravecchia.
Dopo questo catastrofico evento il paese fu costruito ex novo in una collina più a sud non molto distante chiamata “Pojo di li disi”. La cittadina è ben tagliata, con vie diritte e ampie che dal piano salgono fino alla parte più alta, “u cuozzu” dove si trova l’attuale centro storico che costituisce il cuore storico per eccellenza, custodisce la memoria atavica degli abitanti e viene presentato come un prezioso incunabolo ai visitatori attraverso il Museo a Cielo Aperto, diario vivente degli usi, costumi e tradizioni del popolo giarratanese anche grazie alla assoluta fedeltà nella riproduzione degli ambienti tradizionali, che possono realmente essere “rivissuti” dai visitatori, e grazie all’utilizzo di autentici utensili, suppellettili e costumi d’epoca.
Non meno preziose sono le Chiese che sovrastano il centro urbano di Giarratana: la chiesa di S. Antonio Abate, tipicamente barocca, con il prezioso pavimento di pietra asfaltica e ceramiche originali del XVIII secolo, nonché i pregiati stucchi in oro zecchino; la Chiesa di S. Bartolomeo, anch’essa di stile barocco, luminosa di marmi, ricca di motivi floreali in stucco e di pregevoli affreschi; ed infine la Chiesa Madre dedicata a Maria SS. Annunziata e S. Giuseppe, con facciata neoclassica, pianta basilicale a croce latina, con un interno semplice ed austero e la Chiesetta della Madonna delle Grazie piccola architettura neo classica sita all'ingresso del paese lato est.
Importanti e da visitare tutti, sono i siti archeologici. Kasmenai, a ridosso del Monte Lauro, è una cittadella greca fortificata; Terravecchia, l'antico borgo medievale di Giarratana rasa al suolo dal terremoto del 1693; la Villa Rustica di contrada Margi risalente al III sec. d.C.; la Villa Romana di età imperiale risalente al III sec. d.C., un monumentale complesso architettonico con prestigiosi mosaici. L'Ipogeo di Calaforno, una struttura sotterranea tra le più importanti della Sicilia preistorica di interesse storico e antropologico, e altri Ipogei, come quello di Matricedda e Monterotondo.