Il borgo di Grottaglie (Li vurtàgghie in dialetto locale, Criptalium in latino), oltre che per le ceramiche artistiche, è nota anche per le coltivazioni di vigne. Si trova sul pendio di una collina delle Murge, chiamata Monte Samuele Pizzuto, nell'entroterra di Taranto, territorio che si estende fino a Matera, in Basilicata. Il territorio è segnato dalla presenza di gravine, sui fianchi delle quali sono state scavate molte grotte. Il centro storico di Grottaglie è infatti completamente scavato nel tufo. Ne sono una testimonianza le Cave di Fantiano (ora sede di un teatro all'aperto dove ogni anno si svolge il Festival Internazionale Musica Mundi di musica etnica e popolare).
Grottaglie, per territorio, cultura, arte e dialetto, rientra nella regione storica del Salento. Il suo nome deriva dal latino Kriptalys, nome che sottolinea la presenza di grotte (krypta), in gran parte del suo territorio. La sua origine è da rintracciare negli insediamenti che si sono susseguiti nell'area sin dal Paleolitico, in particolare nell'area di Riggio e di Pezza Petrosa. È ritenuta, secondo alcuni, la terra natìa del padre della letteratura latina Quinto Ennio. Difatti il poeta nacque a Rudiae in Apulia, che corrisponderebbe ad una delle cittadelle fortificate (appunto Rudiae e Mesocoro), distrutte dalle invasioni barbariche, i cui abitanti in fuga diedero vita ai casali rupestri dai quali sorsero in seguito Grottaglie e Villa Castelli. Nel IX secolo un gruppo di ebrei fuggitivi da Oria, e tra i pochi superstiti della grande comunità ebraica di Oria si aggrega all'insediamento sorto intorno al casale San Salvatore nella Lama del Fullonese.
I resti storici più cospicui sono riconducibili al Medioevo, quando nelle profonde gravine prese maggior consistenza l'abitudine di vivere nelle grotte. Risalgono a questo periodo infatti non solo le abitazioni, ma anche le scale, i sentieri, le opere di canalizzazione e di deflusso delle acque. Un'importante testimonianza bizantina nel territorio di Grottaglie è la Gravina di Riggio che presenta degli affreschi basiliani di grande qualità. Nonostante l'area jonica del Salento non fosse grecizzata come quella meridionale, è rilevante il fatto che questi affreschi presentino iscrizioni in greco. Quando Goti e Saraceni, distrussero i villaggi siti nel territorio e anche la stessa Taranto, le grotte ospitarono i fuggitivi (960 d.C.). Sorsero così vari centri abitati tra cui Casale San Salvatore e Monti Cryptalis, nucleo primigenio dell'attuale centro storico di Grottaglie. Alcuni ebrei trovarono rifugio nella Lama del Fullonese, territorio di Monte Fellone dove, difatti, sorgeva la chiesa di San Pietro dei Giudei. Nel XV sec. il centro fu dotato di mura di fortificazione, assieme al Castello e alla Chiesa Matrice.
Difficoltà e crisi politiche portarono, dal XV al XVII secolo ad una coabitazione di due giurisdizioni feudali differenti: una vescovile ed una laica. Il XVII secolo conobbe anni di difficoltà sotto la mal tollerata dominazione spagnola. Lotte di giurisdizione tra Arcivescovi di Taranto e feudatari laici e ripetute sollevazioni popolari caratterizzarono il secolo successivo, fino all'abolizione della feudalità. In un clima di disorientamento politico generale si fa strada il nascente fenomeno del brigantaggio con un nome illustre: Ciro Annichiarico (in dialetto "Papa Ggiro"). Queste vicende accompagnarono la prima espansione urbana "fuori le mura", fino al periodo unitario, a partire dal quale le vicende di Grottaglie si accomunano a quelle di molti centri simili nel Meridione d'Italia.
Uno dei nuclei storici del borgo di Grottaglie è sicuramente l'area denominata Quartiere delle Ceramiche, lungo la gravina San Giorgio, si è formato nei secoli un intero quartiere di esperti ceramisti i quali, ricavando laboratori e forni di cottura nella roccia di ambienti ipogei utilizzati in passato anche come frantoi, hanno saputo sviluppare una fiorente attività artigianale oggi riconosciuta ed apprezzata in tutto il mondo.
Due i principali prodotti della tradizione figulina grottagliese: i “Bianchi di Grottaglie”, manifattura artistica propria di un certo tipo di produzione elitaria caratterizzata dall’esaltazione della forma pura attraverso l’utilizzo dello smalto bianco stannifero, e la più caratteristica ceramica rustica e popolare, caratterizzata da una tavolozza cromatica costituita dal verde marcio, giallo ocra, blu e manganese. Tra le particolarità delle ceramiche grottagliesi sono alcuni oggetti tra cui: lu capasone (recipiente di grandi dimensioni che serve a conservare e a mantenere in buone condizioni il vino o l'olio), lu srulu, una sorta di brocca in ceramica all'interno della quale si usava mettere vino a acqua, e la sua variante lu srulu a segreto, lu pumu (pumo), un oggetto in terracotta che si pone agli angoli dei balconi della cittadina jonica: questo oggetto, dalla forma di un bocciolo, figura spesso come ornamento agli angoli dei balconi delle abitazioni nel centro storico cittadino. Ad oggi Grottaglie, con le sue numerose botteghe di ceramisti, è l’unico centro ceramico pugliese protetto dal marchio D.O.C.
Meritano sicuramente una visita anche la Chiesa Madre, il Castello Episcopio, il Museo della Ceramica, la Chiesa di San Francesco De Geronimo, la Gravina del Fullonese e il Santuario della Madonna di Mutata.
La produzione agricola grottagliese invece è imperniata sull'olivicoltura e la viticoltura. Tra le varietà di ulivo più coltivate vi sono l'ogliarola salentina, la leccina, la peranzana, la cima di Melfi, la coratina, la carolea e la cellina di Nardò (detta 'nchiasta per il suo spiccato effetto tintore e usata nella preparazione di focacce ripiene alle olive). La vite è coltivata prevalentemente per la produzione dell'uva da tavola: il territorio grottagliese offre le condizioni pedoclimatiche ideali per la coltivazione del cultivar Regina alla quale, dai primi anni ottanta, si è affiancato il cultivar Victoria. Dal 2011 Grottaglie rientra nell'areale del marchio IGP "Uva di Puglia".