Melfi, in provincia di Potenza, sorge su una collina ai piedi del Monte Vulture. Ciò che colpisce i turisti è il Castello, che si erge maestoso sulla collina.
Delle origini del borgo non si hanno date certe e diverse sono le teorie riguardanti la sua nascita. Dauni e Lucani furono le prime civiltà che si insediarono nel territorio. Durante l’epoca romana Melfi fu in secondo piano rispetto alle località limitrofe
(le attuali Venosa e Rapolla), poiché queste si trovarono in un punto strategico della via Appia, che fu un importante centro di scambi commerciali. Fu dopo la caduta dell’Impero Romano, con i Normanni, i quali eressero il Castello, che il territorio assunse un ruolo fondamentale. Successivamente il territorio andò sotto il dominio degli Svevi.
Federico II di Svevia, dopo aver riportato Melfi e il suo castello allo splendore, la scelse come residenza estiva per poter trascorrere momenti di svago e dove poter praticare uno dei suoi hobby, la falconeria.
La città federiciana è caratterizzata da una cinta muraria, unica nell’Italia meridionale, circondata interamente da antiche mura normanne con torrioni di avvistamento. Tra le sei porte del borgo, Porta Venosa è una delle più note, poiché è l’unica ancora in buono stato e fu realizzata sull'antico tracciato verso Venosa e la via Appia.
Il Castello, costruito, appunto, dai normanni e ampliato da Federico II di Svevia, nelle cui stanze ha sede il Museo Archeologico, domina l’intero abitato. Ma le bellezze del borgo non finiscono qua.
Melfi è uno scrigno di bellezze culturali e sacre da scoprire, come ad esempio le chiese rupestri di Santa Margherita e Santa Lucia scavate nel tufo, oltre alla splendida cattedrale di Santa Maria Assunta in stile svevo bizantino gotico, con soffitto a cassettoni decorato in oro zecchino e il Museo Diocesano, all’interno del Palazzo Vescovile di Melfi in Piazza Duomo.
Tipici di un banchetto nella città di Melfi sono: olio, vino, formaggi e castagne, che portano sulla tavola sapori, aromi e profumi indimenticabili.
L’olio, dal sapore robusto, è apprezzato a livello internazionale perché è ottenuto dalla varietà di olive “Ogliarola del Vulture”, cresciute su suolo vulcanico.
Tripudio per il palato è il saporito “Marroncino di Melfi”, prelibata castagna grande e di forma tondeggiante, dal colore marrone lucido ideale per le caldarroste, molto apprezzata anche se consumata fresca. Ad essa è dedicata anche una sagra, “Sagra della Varola”, che si svolge ogni anno a ottobre.
Il Vino Aglianico del Vulture Doc trova anche a Melfi uno dei principali centri di produzione fino a presentarsi sulle tavole lucane con il suo colore purpureo e dal profumo deciso ma fruttato, asciutto e armonico.