Montesano sulla Marcellana è il borgo in posizione più elevata rispetto a tutti gli altri del Vallo di Diano. Al di là delle varie leggende, il toponimo indica in modo inequivocabile i motivi che ne determinarono l’insediamento iniziale.
Si narra che gli abitanti di Marcellinum, paese situato a valle dell'odierna Montesano, a causa dell'aria malsana dovuta ai luoghi paludosi, ed in seguito ad epidemie di peste, si siano rifugiati in collina (a circa 850 m sul livello del mare) ove fu fondato, intorno all'anno mille, il nuovo paese che proprio per la salubrità dell'aria e delle sue numerose sorgenti fu denominato Montesano. Il toponimo "sulla marcellana" deriva dal luogo di origini Marcellinum e dalla strada Marcellana che lo attraversava.
Il casale risale verosimilmente a prima dell’anno Mille e sicuramente ha origine in seguito alla distruzione di Cesariana e di altre città della Valle ad opera dei Saraceni nel 915 d.C. Le prime notizie si hanno nel 1086 e il nome ricompare, poco dopo, nel privilegio che Ruggiero II, Re di Sicilia, concesse all’abate Leonzio di Grottaferrata nell’aprile del 1131. Per la salubrità dell’aria, la ricchezza delle acque e la fertilità del suolo, Montesano fu feudo ambito da molti Signori nel periodo medievale.
Il primo di cui si ha notizia fu Annibaldo di Trasmondo di Roma, che l’ebbe in dono dal Re Carlo D’Angiò nel 1269.
Nel 1271 passò ad Arnolfo Pelagalli che lo dominò per 32 anni. Nel 1303 era in potere di Nicola de Molinis e, due anni dopo, di Iozolino d’Amendolia. Fu in questo periodo che il borgo conobbe le devastazioni delle guerre e perciò il governo angioino gli accordò l’esenzione fiscale per tre anni. Fu, in seguito, dominio di Guglielmo de Ponziaco e poi di suo figlio Giovanni fino al 1320, anno in cui passò alla di lui moglie Francesca de Laia. Nel 1333 era Signore di Montesano Roberto de Ponziaco, Maestro razionale della Gran Corte. Nel 1337 Guglielmo Sanseverino, figlio del conte Tommaso, fondatore della Certosa di Padula, comprò il feudo dal suddetto Roberto e, nel 1346, lo cedette a sua moglie Margherita di Scotto, che lo tenne col titolo di Contea per ben 54 anni. Nei successivi trecento anni molti altri Signori si avvicendarono nella dominazione del Borgo; tra gli altri si ricorda Guglielmo Sanseverino al quale il feudo venne tolto nel 1496 per ribellione al Re Federico d’Aragona e dato a Dimas de Requesens.
Per gli abitanti, nel corso di tutti questi secoli, la vita non trascorse certamente tranquilla a causa di continue carestie, epidemie e terremoti che periodicamente facevano la loro comparsa. Nel 1348 ci fu la peste nera che si rifece viva nel 1656. Nel ‘700, però, si verificò una sensibile ripresa demografica con conseguente incremento del tessuto urbanistico. La ventata rivoluzionaria che investì il Meridione con la proclamazione della Repubblica Napoletana nel 1799, fece sentire i suoi effetti anche a Montesano, dove si verificarono tumulti e violenze tra monarchici e repubblicani, questi ultimi decisi a modificare il vecchio assetto sociale. Il 17 febbraio fu barbaramente ucciso il “democratizzatore” Nicola Cestari, che era stato eletto presidente della Municipalità. Ristabilito l’ordine, Montesano divenne libero Comune e potè godere di un periodo di relativo benessere.
Il 21 ottobre 1860, in occasione del Plebiscito per l’annessione al Regno d’Italia, il paese fu al centro di una rivolta ad opera di filoborbonici. La reazione, però, fu presto domata anche per l’intervento di truppe delle Guardie Nazionali dei paesi limitrofi. Intanto tre anni prima e precisamente il 16 dicembre 1857 un violento terremoto aveva spazzato via le tracce materiali delle passate dominazioni, distruggendo il castello insieme con le due chiese parrocchiali di S. Nicola e S. Andrea. Con la cacciata dei Borboni e la costituzione del Regno d’Italia, anche nel territorio di Montesano si diffuse la piaga del brigantaggio ad opera di bande provenienti dal Cilento e dalla vicina Basilicata.
Sul territorio a valle che delimita la fine del Vallo di Diano in direzione sud esiste da diversi anni ormai, il parco regionale "Cerreta - Cognola", un'oasi di verde costituita da un vastissimo bosco di alberi secolari, al cui interno vengono allevati allo stato brado, diverse specie di animali, ormai quasi scomparse allo stato libero. Risalendo il territorio comunale verso l'abitato capoluogo, si incontra la zona "termale", caratterizzata da una consistente presenza di sorgenti di acque oligominerali, e qui, nei pressi dello stabilimento termale, l'amministrazione comunale ha creato "un'oasi di benessere", un percorso pedestre attrezzato, dal quale si può godere anche di una bellissima vista panoramica. Oltrepassato il capoluogo, si incontrano alcuni altopiani, posizionati a diverse altitudini che variano dai 900 ai 1200 metri. Il più vasto è la piana di Magorno - Tardiano, in questa pianura, di inverno se la piovosità lo consente, si forma un piccolo lago alluvionale. Se si decide di imboccare uno dei vari sentieri che si inerpicano su per i monti della Maddalena, tra boschi e prati, non è difficile imbattersi in mandrie di bovini lasciate libere di pascolare, in volpi e cinghiali. Di particolare interesse le grotte di S. Angelo in località Lucito, da visitare per l'incontaminata bellezza.
L'economia si basa prevalentemente su agricoltura e artigianato. L'allevamento zootecnico permette la produzione di salumi e derivati dalla lavorazione del latte.