Morano Calabro, gioiello incastonato nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, è una perla della Calabria che sorprende ad ogni angolo di strada. Tra strette viuzze che sembrano fare da palcoscenico a una scenografia naturale mozzafiato, questo antico borgo si svela al visitatore con la sua ricchezza di storia, arte e tradizioni.
Il tessuto urbano si armonizza splendidamente con il paesaggio circostante; le case di pietra si inerpicano lungo le pendici del monte, regalando una vista panoramica che lascia senza fiato. L'imponente Castello Normanno-Svevo, che domina la sommità del colle, è custode di secoli di vicende storiche e offre una finestra aperta sul passato guerriero e nobiliare della regione.
Morano Calabro è un luogo dove i palazzi gentilizi narrano storie di famiglie illustri: dalle facciate rosate del palazzo Marzano a quelle imponenti del palazzo Salmena, sede del Museo di storia dell'agricoltura e della pastorizia, ogni edificio sembra avere qualcosa da raccontare. La bellezza architettonica non si ferma all'estetica poiché ogni struttura è intrisa di un legame profondo con la terra e i suoi abitanti.
Il visitatore è invitato a perdersi tra le chiese che custodiscono opere d'arte sacra e affreschi antichi, testimoni silenti di un fervore religioso radicato nei secoli. Un esempio perfetto è la chiesa di Santa Maria Maddalena con la sua facciata barocca, che cela al suo interno tesori di devozione e pregio artistico.
Oltre all'eredità storica e culturale, Morano Calabro offre un’esperienza affascinante anche per gli amanti della natura. Il Nibbio, un museo naturalistico unico nel suo genere, è la porta d’accesso per conoscere la biodiversità e gli aspetti più affascinanti del Geoparco Unesco del Pollino.
Un capitolo a parte merita la gastronomia locale, con i sapori genuini della terra calabrese che si sposano con la ricercatezza delle presentazioni. E per chi desidera immergersi completamente in questo universo di gusto e tradizione, non può mancare una visita al Parco della Lavanda di Campotenese. Qui, tra distese di lilla e profumi da sogno, si può assaporare l'esperienza di un ambiente in cui la natura gioca la parte della protagonista.
Morano Calabro non è semplicemente un luogo da visitare ma un viaggio esperienziale che incanta i sensi e nobilita lo spirito, una destinazione imperdibile per ogni viaggiatore che cerca nella Calabria non solo una vacanza, ma un ricordo da conservare eternamente nel cuore.
La storia
Il toponimo è già attestato nel II secolo a.C. Morano Calabro fu certamente fondata dai romani, come già detto, intorno al II secolo a.C. La prima traccia significativa del borgo che incontriamo è il Muranum stazione della Via Capua-Rhegium comparsa per la prima volta in una pietra miliare del II secolo a.C., la cosiddetta Lapis Pollae (o lapide di Polla) dove sono contrassegnate le distanze dell'antica strada consolare romana comunemente denominata via Annia-Popilia. Successivamente, lo ritroviamo con il nome di Summuranum nel cosiddetto Itinerario di Antonino (III secolo d.C.) e nella Tabula Peutingeriana (III secolo d.C.).
In epoca altomedievale, durante le incursioni saracene del IX secolo, venne combattuta fra saraceni e moranesi una battaglia che vide vittoriosi i cittadini del borgo, la Battaglia di Petrafòcu. Oggi, viene annualmente ricordata come simbolo dell'indipendenza cittadina in una annuale rievocazione storica, la Festa della bandiera, oltre che iconograficamente nello stemma civico.
Nell'età medievale il borgo fu per un certo tempo libero comune, divenne in seguito feudo di Apollonio Morano, dei Fasanella, di Antonello Fuscaldo e nel XIV secolo passò infine ai Sanseverino di Bisignano. Questa nobile famiglia si sentì molto legata a Morano, lasciando numerose e preziose tracce storico-artistiche, testimonianza del loro mecenatismo, quali ad esempio la fondazione votiva del Monastero di San Bernardino da Siena patrono della città (1452), e l'ampliamento del castello (1515).
A prova del costante legame con i suoi domini, il principe Pietrantonio Sanseverino, maggior esponente della famiglia, accordò numerose concessioni, grazie al celebre atto Capitoli e Grazie, ratificato nella città di Morano il 1º agosto 1530, inoltre suo figlio Niccolò Bernardino (ricordato per gli orti botanici sanseverini di Napoli), vi nacque nel 1541 ed al quale fu dato come secondo nome quello del santo patrono, quasi a suggellarne il legame. Nel 1614 il feudo venne quindi ceduto agli Spinelli principi di Scalea, fino al 1806, anno di eversione dal feudalesimo. Il borgo seguì successivamente le sorti del Regno delle due Sicilie e del nascente Regno d'Italia.
L'antico nucleo del centro urbano si trova arroccato su di un colle di forma conica alto 694 metri s.l.m. alla cui sommità si trovano i ruderi di un antico maniero di epoca Normanno-Sveva. L'abitato si sviluppa degradando dalla sommità alla base del colle e creando una suggestiva illusione prospettica per cui le abitazioni paiono essere attaccate le une alle altre.
Tale assetto urbano si fa risalire all'epoca romana e medievale: è infatti accertato che l'odierno castello, potrebbe ricalcare un più antico fortilizio difensivo di epoca romana.
Nelle epoche successive, l'abitato si è esteso modellandosi sulla struttura del colle fino a sfociare verso i primi del Settecento, nel quartiere di via vigna della Signora, anticamente definito lo burgo, fuori dalla cinta muraria.
A seguito delle varie mutazioni socio-economiche del secolo scorso, nella seconda metà degli anni sessanta ebbe inizio una fase di ampliamento verso il pianoro prospiciente l'antico nucleo cittadino, dove oggi sorgono nuovi moderni edifici.