Narni

Borgo di origini antiche, Narni conserva un ricchissimo patrimonio culturale e notevoli monumenti del periodo medievale, come la cattedrale di San Giovenale. Nella parte più elevata dello sperone su cui si adagia il paese, svetta la maestosa Rocca Albornoziana, costruita nella seconda metà  del XIV secolo.

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Narni
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La Mole di Narni
La Mole di Narni
Castello di San Girolamo - Denis
Castello di San Girolamo
Denis/shutterstock
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Narni
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Narni
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Narni
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Strade di Narni
Narni
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Vicoli a Narni
Vicoli a Narni
Gli archi di Narni
Gli archi di Narni
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Festa medievale "Corsa all'Anello"
Duomo San Giovenale
Duomo San Giovenale
Chiesa di San Francesco- Nicholas Frisardi flickr
Chiesa di San Francesco/
Nicholas Frisardi/flickr
Il Castello a Nanri
La Rocca di Narni
Narni
Narni

La storia
Adagiato sull’ultima propaggine dei monti Sabini verso la conca ternana il borgo di Narni presenta la singolare caratteristica di essere difesa per metà dalle mura in doppia cinta e per l’altra parte dallo scoscendimento sulla valle del Nera, impervio e composto di molti speroni rocciosi.

Il territorio intorno al borgo di Narni (Narnia in latino) era già abitato nel Paleolitico, come attestano i ritrovamenti in alcune delle grotte di cui è composto il territorio. Intorno all'inizio del primo millennio gli Osco-Umbri si stabilirono nella zona chiamando Nequinum il loro insediamento.

Nel 300 a.C. la cittadella rientrò negli interessi di Roma, che la fece assediare con il console Quinto Appuleio Pansa ottenendo tuttavia risultati infruttuosi vista la sua impervia posizione. Ci volle oltre un anno per compiere l'impresa, avvenuta nel 299 a.C. grazie al tradimento di due persone locali che permisero ai Romani l'ingresso tra le mura. Divenne così colonia romana, e centro strategico lungo la via Flaminia. Per punire il sostegno dato ai Galli, e considerando Nequinum di cattivo auspicio (in latino, nequeo significa "non posso", e nequitia significa "inutilità".), i romani cambiarono il nome della città in latino di Narnia, dal nome del vicino fiume Nar, l'attuale Nera.

Lungo il fiume Nera, nei pressi della frazione di Stifone, dove anticamente si trovava il porto della città romana, è stato infatti recentemente individuato il sito archeologico di quello che appare come un cantiere navale romano. Divenne Municipium nel 90 a.C. Nel 27 a.C. l'imperatore Augusto fece lastricare tutta la via Flaminia, sistemare i vecchi ponti e costruirne di nuovi, secondo molti autori anche il grande ponte sul Nera sotto Narni fu costruito in questo periodo, e infatti prende il suo nome.

Nell'anno 30 d.C. vi nacque Nerva, ultimo italico tra gli imperatori romani. Di epoca paleocristiana è la citazione di Narnia ad opera di Tertulliano, nell'Apologeticum, in un elenco di "falsi dei" redatto nel primo secolo, in quanto la città era antica dimora del dio Visidianus (Narnensium Visidianus). Nel 96 d.C. il Senato e il popolo romano nominarono imperatore il narnese Cocceio Nerva, sotto il suo governo i Romani videro ritornare l'epoca della libertà, secondo Tacito quei 16 mesi di regno furono un periodo di pubblica felicità. Tra l'altro fece cessare le persecuzioni contro i cristiani, restaurare le via Appia e Valeria, costruire il Foro e il Tempio di Minerva.

Una leggenda narnese vuole che, in epoca medievale, nel territorio tra Narni e Perugia ci fosse un Grifone, contro il quale le due città, tra loro in guerra, si erano coalizzate. Una volta ucciso, come trofeo Perugia si tenne le ossa del Grifone (bianca) e Narni la pelle (rossa). Per questo il Grifone di Perugia è bianco e quello di Narni è rosso.

Dopo la caduta dell' Impero Romano d'Occidente (476 d.C), Narni si trovava in traiettoria rispetto alle mire di conquista delle orde barbariche dirette a Roma, e vide quindi smantellate le proprie mura (545 d.C.) ad opera di Totila, re dei Goti, ma secondo alcuni autori il vescovo della città S. Cassio nè impedì la distruzione. Succedutisi ai Goti i Longobardi e costituitosi il grande Ducato di Spoleto, che si estendeva fino al Lazio, la città diventò una fortezza di confine tra il potente Ducato e lo stato romano. Alternativamente persa e riconquistata dai Duchi di Spoleto ed appartenuta per un breve periodo ai beni della Contessa Matilde di Canossa, nel 741 la città venne assegnata dai Franchi allo Stato della Chiesa.

A partire dall’XI secolo la città medievale (che si ribellerà nel 1112 a papa Pasquale II, nel 1167 a Federico Barbarossa, e nel 1242 si schiererà con Roma e Perugia contro l'impero) proietta la sua influenza territoriale su San Gemini, Stroncone, Calvi, Otricoli e Castiglione. Nel XIl secolo si innalza la Cattedrale, immediatamente fuori del perimetro murato antico che viene ampliato per includere il polo religioso.

Nel borgo
L'urbanistica medievale disegna un impianto irregolare, che progressivamente occupa il colle avendo come cerniera l'odierna piazza Garibaldi.
Le trasformazioni sono radicali: la Platea Major sostituisce il foro romano, si costruiscono i grandi edifici civili e religiosi come il Palazzo del Podestà, il Palazzo dei Priori, la Cattedrale di San Giovenale, le chiese di Santa Maria Impensole, San Domenico e Sant' Agostino decorate con opere di artisti di fama quali Benozzo Gozzoli, il Vecchietta, Pier Matteo d'Amelia, lo Spagna.

Nel XIV secolo Narni entra a far parte dei territori controllati dal papato perdendo così la sua indipendenza, e sotto il pontificato di Gregorio XI viene costruita dal cardinale Albornoz un’imponente Rocca che la domina dall’alto. Con la perdita dell’autonomia politica inizia la decadenza economica e culturale in cui si inserisce l’episodio del sacco dei Lanzichenecchi (17 luglio 1527) e la peste che questi si portarono al seguito; la città non fu distrutta, ma le perdite umane furono notevoli. Negli anni successivi i superstiti avviarono la ricostruzione e alcuni cittadini illustri restituirono prestigio alla città, gli Arca, i Cardoli, gli Eroli, i Cesi e i Sacripante. Nel 1664 fu fondata la Biblioteca Comunale.

La Rivoluzione Francese e le sue armate mutano completamente il vecchio ordinamento in Italia: nel 1789 Narni fa parte della prima Repubblica Romana, caduta la quale viene restaurato il dominio papale. Durante il periodo rivoluzionario e napoleonico Narni torna quindi a seguire le sorti dello Stato Pontificio, successivamente annesso all'impero Francese. Dopo il 1814 la Restaurazione cerca di rafforzare le vecchie strutture e l'ordinamento dello stato, ma i nuovi fermenti non vengono meno; nel 1831 Narni si unisce all'effimera rivolta contro Gregorio XVI. Nel 1849 la seconda Repubblica Romana accende speranze ed illusioni, e la progressiva evoluzione risorgimentale, cui partecipano in larga misura patrioti narnesi, conduce all'annessione dell'Umbria all'Italia, formatasi nel 1859-60. Nel 1856 viene inaugurato il teatro comunale con la rappresentazione della Traviata di Giuseppe Verdi. Il 23 settembre 1860, dopo che il 21 dello stesso mese la città era stata occupata dalle truppe piemontesi, si arrende la Rocca, mettendo così fine al dominio pontificio su Narni con grande entusiasmo della popolazione.

Borgo di Narni
Comune di Narni

Provincia di Terni
Regione Umbria

Abitanti: 18.631 narnesi
Altitudine centro: 240 m s.l.m.

il Comune fa parte di:
Strada dei Vini Etrusco Romana in Umbria

Il Comune
Piazza dei Priori 1 - Tel. +39 0744 7471

Borgo con castello
Borgo con mura
Chiesa di San Francesco- Nicholas Frisardi flickr
Via Aurelio Saffi, 24 - Narni - Terni
Rocca Albornoz
Via di Feronia - Narni - Terni
Cattedrale di San Giovenale
Piazza Camillo Benso Conte di Cavour, 9 - Narni - Terni

IN AUTO

  • Da Nord: Autostrada A1, uscita Orte; Superstrada per Terni; uscita Narni; oppure successivamente uscita Amelia e Narni Scalo
  • Da Sud: Autostrada A1, uscita Magliano Sabina; proseguire attraverso la SS 3 Flaminia in direzione di Terni

IN TRENO

  • Stazione di Narni-Amelia

IN AEREO

  • Aeroporto di Perugia
  • Aeroporto di Roma Fiumicino
  • Corsa all'Anello: La nascita della festa che connota il borgo di Narni si perde nei meandri della storia. Solo grazie al riordino degli statuti avvenuto nel 1371 si ha notizia certa della "Corsa all’Anello". Le festività in onore del Santo Patrono Giovenale duravano tre giorni e prevedevano riti e ludi che riunivano in città le autorità religiose e comunali, i rappresentanti dei Castelli sottoposti alla giurisdizione della città. Le autorità comunali organizzavano manifestazioni e gare varie esaltando così l’abilità dei giovani narnesi che dimostravano la loro preparazione nella difesa della città contro chiunque attentasse alla sua libertà. Tre giorni prima della festa del patrono, il 3 maggio, il "Dominus Vicarius" faceva leggere il "Banno" con il quale si invitavano i giovani dei tre Terzieri cittadini a gareggiare e tutto il popolo a festeggiare in onore di San Giovenale. Dopo aver reso omaggio nella Cattedrale alle spoglie del Santo, il popolo si radunava nella Piazza dei Priori, da dove partivano a turno ed in ordine d’importanza i cavalieri dei Terzieri lanciandosi al galoppo verso l’anello cercando di infilarlo con la lancia. L’anello era posto all’inizio della Via Maggiore (oggi Via Garibaldi) ed era tenuto ad una certa altezza dal suolo da due tenui cordicelle tirate tra gli opposti caseggiati. Ricalcando la tradizione ormai consolidata nel tempo, tutti gli anni, nelle due settimane precedenti la seconda Domenica di Maggio, Narni rivive giornate appassionate e affascinanti. Un centro storico che vede trasformarsi attraverso ambientazioni medievali di vicoli e piazze, rievocazioni e manifestazioni di natura culturale ed artistica, cortei in costume con abiti sapientemente e filologicamente ricostruiti a tal punto da sembrare quadri viventi. Accanto a ciò si aggiunge il clima rovente di una tenzone equestre che non è seconda a nessun’altra rievocazione storica italiana. L’avvenimento coinvolge tutta la città, ancora oggi agglomerato medievale arroccato, saldamente e con tenacia ardita, su di un monte ricco di verde e di strapiombi dove l’occhio ha difficoltà a saziarsi in quanto offre la natura e la storia del luogo. Per più di quindici giorni, tra manifestazioni varie e cortei, la gente si riunisce in locande o taverne quasi a prepararsi con l’animo e la mente all’apoteosi finale: una corsa veloce e misurata nella precisione che un gruppo di cavalieri arditi affronta, perché un Terziere alla fine debba prevalere sugli altri conquistando l’anello d’argento e ne vanti gloria per l'anno intero.
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