La storia
Adagiato sull’ultima propaggine dei monti Sabini verso la conca ternana il borgo di Narni presenta la singolare caratteristica di essere difesa per metà dalle mura in doppia cinta e per l’altra parte dallo scoscendimento sulla valle del Nera, impervio e composto di molti speroni rocciosi.
Il territorio intorno al borgo di Narni (Narnia in latino) era già abitato nel Paleolitico, come attestano i ritrovamenti in alcune delle grotte di cui è composto il territorio. Intorno all'inizio del primo millennio gli Osco-Umbri si stabilirono nella zona chiamando Nequinum il loro insediamento.
Nel 300 a.C. la cittadella rientrò negli interessi di Roma, che la fece assediare con il console Quinto Appuleio Pansa ottenendo tuttavia risultati infruttuosi vista la sua impervia posizione. Ci volle oltre un anno per compiere l'impresa, avvenuta nel 299 a.C. grazie al tradimento di due persone locali che permisero ai Romani l'ingresso tra le mura. Divenne così colonia romana, e centro strategico lungo la via Flaminia. Per punire il sostegno dato ai Galli, e considerando Nequinum di cattivo auspicio (in latino, nequeo significa "non posso", e nequitia significa "inutilità".), i romani cambiarono il nome della città in latino di Narnia, dal nome del vicino fiume Nar, l'attuale Nera.
Lungo il fiume Nera, nei pressi della frazione di Stifone, dove anticamente si trovava il porto della città romana, è stato infatti recentemente individuato il sito archeologico di quello che appare come un cantiere navale romano. Divenne Municipium nel 90 a.C. Nel 27 a.C. l'imperatore Augusto fece lastricare tutta la via Flaminia, sistemare i vecchi ponti e costruirne di nuovi, secondo molti autori anche il grande ponte sul Nera sotto Narni fu costruito in questo periodo, e infatti prende il suo nome.
Nell'anno 30 d.C. vi nacque Nerva, ultimo italico tra gli imperatori romani. Di epoca paleocristiana è la citazione di Narnia ad opera di Tertulliano, nell'Apologeticum, in un elenco di "falsi dei" redatto nel primo secolo, in quanto la città era antica dimora del dio Visidianus (Narnensium Visidianus). Nel 96 d.C. il Senato e il popolo romano nominarono imperatore il narnese Cocceio Nerva, sotto il suo governo i Romani videro ritornare l'epoca della libertà, secondo Tacito quei 16 mesi di regno furono un periodo di pubblica felicità. Tra l'altro fece cessare le persecuzioni contro i cristiani, restaurare le via Appia e Valeria, costruire il Foro e il Tempio di Minerva.
Una leggenda narnese vuole che, in epoca medievale, nel territorio tra Narni e Perugia ci fosse un Grifone, contro il quale le due città, tra loro in guerra, si erano coalizzate. Una volta ucciso, come trofeo Perugia si tenne le ossa del Grifone (bianca) e Narni la pelle (rossa). Per questo il Grifone di Perugia è bianco e quello di Narni è rosso.
Dopo la caduta dell' Impero Romano d'Occidente (476 d.C), Narni si trovava in traiettoria rispetto alle mire di conquista delle orde barbariche dirette a Roma, e vide quindi smantellate le proprie mura (545 d.C.) ad opera di Totila, re dei Goti, ma secondo alcuni autori il vescovo della città S. Cassio nè impedì la distruzione. Succedutisi ai Goti i Longobardi e costituitosi il grande Ducato di Spoleto, che si estendeva fino al Lazio, la città diventò una fortezza di confine tra il potente Ducato e lo stato romano. Alternativamente persa e riconquistata dai Duchi di Spoleto ed appartenuta per un breve periodo ai beni della Contessa Matilde di Canossa, nel 741 la città venne assegnata dai Franchi allo Stato della Chiesa.
A partire dall’XI secolo la città medievale (che si ribellerà nel 1112 a papa Pasquale II, nel 1167 a Federico Barbarossa, e nel 1242 si schiererà con Roma e Perugia contro l'impero) proietta la sua influenza territoriale su San Gemini, Stroncone, Calvi, Otricoli e Castiglione. Nel XIl secolo si innalza la Cattedrale, immediatamente fuori del perimetro murato antico che viene ampliato per includere il polo religioso.
Nel borgo
L'urbanistica medievale disegna un impianto irregolare, che progressivamente occupa il colle avendo come cerniera l'odierna piazza Garibaldi.
Le trasformazioni sono radicali: la Platea Major sostituisce il foro romano, si costruiscono i grandi edifici civili e religiosi come il Palazzo del Podestà, il Palazzo dei Priori, la Cattedrale di San Giovenale, le chiese di Santa Maria Impensole, San Domenico e Sant' Agostino decorate con opere di artisti di fama quali Benozzo Gozzoli, il Vecchietta, Pier Matteo d'Amelia, lo Spagna.
Nel XIV secolo Narni entra a far parte dei territori controllati dal papato perdendo così la sua indipendenza, e sotto il pontificato di Gregorio XI viene costruita dal cardinale Albornoz un’imponente Rocca che la domina dall’alto. Con la perdita dell’autonomia politica inizia la decadenza economica e culturale in cui si inserisce l’episodio del sacco dei Lanzichenecchi (17 luglio 1527) e la peste che questi si portarono al seguito; la città non fu distrutta, ma le perdite umane furono notevoli. Negli anni successivi i superstiti avviarono la ricostruzione e alcuni cittadini illustri restituirono prestigio alla città, gli Arca, i Cardoli, gli Eroli, i Cesi e i Sacripante. Nel 1664 fu fondata la Biblioteca Comunale.
La Rivoluzione Francese e le sue armate mutano completamente il vecchio ordinamento in Italia: nel 1789 Narni fa parte della prima Repubblica Romana, caduta la quale viene restaurato il dominio papale. Durante il periodo rivoluzionario e napoleonico Narni torna quindi a seguire le sorti dello Stato Pontificio, successivamente annesso all'impero Francese. Dopo il 1814 la Restaurazione cerca di rafforzare le vecchie strutture e l'ordinamento dello stato, ma i nuovi fermenti non vengono meno; nel 1831 Narni si unisce all'effimera rivolta contro Gregorio XVI. Nel 1849 la seconda Repubblica Romana accende speranze ed illusioni, e la progressiva evoluzione risorgimentale, cui partecipano in larga misura patrioti narnesi, conduce all'annessione dell'Umbria all'Italia, formatasi nel 1859-60. Nel 1856 viene inaugurato il teatro comunale con la rappresentazione della Traviata di Giuseppe Verdi. Il 23 settembre 1860, dopo che il 21 dello stesso mese la città era stata occupata dalle truppe piemontesi, si arrende la Rocca, mettendo così fine al dominio pontificio su Narni con grande entusiasmo della popolazione.