Posizionato quasi al centro dei Colli Albani, Nemi è il borgo più piccolo dei Castelli Romani, noto per la coltivazione delle fragole sulle sponde del Lago di Nemi e per la relativa sagra che si svolge ogni anno la prima domenica di giugno.
Il centro storico è situato in posizione panoramica sul Lago di Nemi, celebre per essere stato il luogo del ritrovamento nel 1927-1932 di due navi celebrative romane dell'età dell'imperatore Caligola.
Durante la seconda guerra mondiale, nella notte tra il 31 maggio ed il 1° giugno 1944 il museo e le due navi andarono a fuoco, pare per un incendio appiccato da alcuni soldati tedeschi. Oggi nel museo sono custoditi dei modellini in scala.
Il territorio nemese apparteneva in età antica alla città latina di Aricia e qui si trovava il tempio di Diana Aricina o Nemorense, consacrato alla dea Diana. L'ubicazione di questo importante santuario è stata comunemente identificata fin dal Seicento presso le sponde settentrionali del lago di Nemi. Il tempio divenne il centro religioso della Lega Latina dopo la distruzione di Alba Longa alla metà del VI secolo a.C., e fu frequentato fino all'inizio del V secolo, con un periodo di grande ampliamento tra il II secolo a.C. ed il I secolo.
Il borgo cominciò ad esistere solo quando fu edificato il castello, attorno al IX secolo. La potente famiglia dei Conti di Tuscolo molto probabilmente si impadronì della comunità agricola residente nella valle del lago, come già controllava gran parte dell'Agro Romano e dei Colli Albani. I nuovi padroni fortificarono la zona più elevata, posizione forte e selvaggia che dominava tutto il lago ed era inattaccabile da tre lati, dando origine a quello che nei testi dell'epoca viene definito più volte "castrum Nemoris", cioè letteralmente "la cittadella del bosco". La popolazione di contadini e pescatori che viveva sparsa nella valle del lago trovò più sicuro avvicinarsi al fortilizio tuscolano, e costruì la parte più antica di Nemi, quella che oggi è detta "Pullarella". Con la morte di Alessandro VI nel 1503 e la caduta dei Borgia, il feudo di Nemi tornò ai Colonna.
Dopo che nel 1566 subentrò nella proprietà Francesco Cenci, nel dicembre 1571 Marcantonio Colonna, fresco ammiraglio vincitore nella celebre battaglia di Lepanto, rinunciò al diritto di retrovendita su Nemi, perciò nel 1572 il feudo venne venduto infine a Muzio Frangipane. Nemi è stato a lungo uno dei paesi più appartati dei Castelli Romani: l'abbandono della via postale tra Roma e Napoli, che ricalcava grossomodo il tracciato dell'attuale Strada statale 217 Via dei Laghi, seguito alla riapertura della via Appia Nuova attorno al 1780 fece sentire le sue ripercussioni anche sul paese. Tuttavia, la posizione pittoresca del centro abitato con il suo lago ed i suoi boschi attirò numerosi visitatori stranieri del "Grand Tour", come Barthold Georg Nieburg, Charles Gounod, Charles Didier, Massimo d'Azeglio, James Frazer.
Il fascismo fece capolino ai Castelli Romani il 27 aprile 1921, quando alcuni squadristi fecero un giro di propaganda a Frascati, Marino ed Albano Laziale. A Nemi i fascisti non ebbero vita facile, avversati dal Partito Popolare Italiano.
Meritano sicuramente una visita il Santuario del Santissimo Crocifisso, il Palazzo Ruspoli, il Museo delle Navi Romane e i resti del Tempio di Diana.
I piatti tipici di Nemi sono le fettuccine ai funghi porcini, polenta e salsicce, minestra di "gialloni" (fagioli borlotti) con la santoreggia, baccalà "in guazzetto" (ammollito per cinque giorni), la "coratella" (l'intestino) dell'abbacchio con le fave, la pizza ripiena.