Peccioli è un borgo medievale caratterizzato da vie strette e vicoletti ripidi, tipici dei borghi medievali, che vengono chiamati chiassi, con al centro la chiesa in stile romanico pisano e la relativa piazza. Il suo territorio è ricco di paesaggi campestri e piccoli borghi dalle origini antiche, come: Cedri, Ghizzano, Fabbrica, Montecchio, Libbiano e Legoli.
All'interno di essi convivono, in maniera simbiotica, molteplici opere d'arte contemporanea, create da artisti che hanno scelto il borgo di Peccioli come loro spazio creativo.
Tra i monumenti di maggiore rilievo a Peccioli troviamo la Chiesa di San Verano, la Chiesa della Madonna del Carmine, i ruderi della Rocca di Castruccio Castracani e il Museo delle Icone Russe.
L'economia locale si basa prevalentemente sull'allevamento di bestiame, su una pregiata produzione vinicola e sull'attività delle numerose industrie dell'abbigliamento e dei mobilifici diffusi su tutto il territorio. Il territorio è ossigenato dal verde dei cipressi, dai filari delle vigne e dalle fronde degli olivi.
La storia
Il nome fu attestato per la prima volta da una pergamena del 793 come Picciole, Petiole e Pecciori e deriva probabilmente dal termine latino picea, “pino selvatico”, e nonostante un luogo denominato Pecciole desse il titolo ad una chiesa nel secolo VIII, la storia di Peccioli si conosce solo a partire dalla prima metà del sec. XII. Il paese viene ricordato successivamente in una pergamena del 1061 pervenuta alla badia di Poggibonsi per donazione di un certo Marchese Alberto figlio del Marchese Obizzo, nella quale si fa riferimento alla località Petiole posta sull'Era. Il consolidamento del borgo avvenne poi in epoca medievale, attorno ad un castello che si trovò sottoposto alla giurisdizione dei Conti della Gherardesca, che vantavano già numerose proprietà nel territorio circostante. Nel XII secolo gli stessi Conti cedettero il Castello di Peccioli ai Vescovi di Volterra che, in lotta contro l'espansione pisana, ne fecero un baluardo difensivo della città di Volterra e, successivamente, un altro Vescovo lo cedette a Pisa. Nel corso dei secoli il Castello venne pian piano ampliato e rafforzato: il borgo e la rocca situata sul poggio della "Castellaccia", vennero infatti chiusi dentro una prima cinta muraria, dalla quale fu esclusa la parte sud, zona della Pieve di San Verano perché, come tutte le chiese, in caso di guerra o di assedio, doveva essere pronta ad accogliere i fedeli e i contadini che abitavano in aperta campagna. La cinta era suddivisa in 'cortine' delimitate da torri a pianta quadra, agli angoli, e a pianta rotonda lungo il corso delle cortine stesse.
Nel 1163 Pisa con il suo esercito si impadronì del Castello. In seguito alla sconfitta inflitta ai Pisani dai Genovesi nella Battaglia della Meloria nel 1284, Volterra si pose sotto la protezione della Repubblica di Firenze e gettò così le basi per una nuova offensiva. Nel 1362 si riaccese una guerra fra Pisa e Firenze e i Fiorentini, ben conoscendo l'importanza strategica del Castello di Peccioli, inviarono un forte esercito in Val d'Era al comando del Capitano Bonifazio Lupi, ma il primo tentativo di conquista non riuscì. Ritenendo che il Castello di Peccioli fosse imprendibile in quel momento, l'esercito fiorentino si diresse verso Pisa e a Cascina, Riglione e a Putignano saccheggiò numerosi palazzi, ville signorili e semplici case. L'11 Agosto 1362 il Capitano pisano ed il suo esiguo manipolo di uomini si arrese e fu inviato prigioniero a Firenze. Il 28 Agosto 1364 Peccioli con tutta la Val d'Era ritornò poi nelle mani di Pisa. E di nuovo nell'ottobre del 1406 sotto Firenze. Per tutto il XV secolo Peccioli subì saccheggi e devastazioni da parte di città e nobili antimedicei e non mancò al tempo stesso di ribellarsi alla Repubblica Fiorentina quando se ne presentò l'occasione. Nel 1431 Peccioli sostenne infatti l'invasione del suo territorio da parte delle truppe del Ducato di Milano guidate da Niccolò Piccinino e nel XVI secolo quella delle truppe del Principe d'Orange, che avevano precedentemente assediato la città di Firenze. Nel 1531 la Toscana divenne Granducato e, con Ferdinando I de' Medici, si arricchì soprattutto nel campo della agricoltura (vigne e uliveti) e si ebbe un nuovo ordinamento amministrativo. Con la sottomissione al Granducato Mediceo, ebbe inizio per Peccioli un periodo di pace e di stabilità politica che si protrasse fino all'avvento dei Duchi di Lorena al potere, i quali avviarono i primi lavori per la bonifica del territorio che favorirono ulteriormente lo sviluppo delle attività agricole e della produzione vinicola. I Duchi di Lorena mantennero il controllo di Peccioli anche dopo la fine della dominazione francese, avvenuta all'inizio dell'Ottocento. Il 27 Aprile 1859,infatti, l'ultimo Granduca di Toscana, Leopoldo II di Lorena, abdicò e l'11 e 12 Marzo 1860 ci fu il "plebiscito" per l'annessione al Regno Sabaudo. Il 2 Giugno 1946 dalla Monarchia si passò alla proclamazione della Repubblica.