Piobbico (Piòbich in dialetto gallo-piceno) deve il suo nome all'epoca romana. In seguito alla guerra sociale, tutti i territori non ribellatisi a Roma avrebbero dovuto ottenere il diritto di cittadinanza, ma la parte a ridosso del monte Nerone rimase esclusa dalle assegnazioni e rimase ager publicus. Negli anni publicus evolve in plobicus, plobici fino all'attuale Piobbico. La presenza dei fiumi e delle cavità naturali hanno consentito l'insediamento fin dalla preistoria, per poi proseguire con etruschi e romani, ma la vera storia del paese si identifica con la famiglia Brancaleoni, che entrano in possesso di Piobbico attorno all'anno Mille. Per quasi cinque secoli il paese si è sviluppato sotto il loro dominio. In questi anni sorgono il castello, il borgo, le chiese e le varie ville e villaggi attorno ad esso. Soltanto nel 21 dicembre 1827, per decreto di Leone XII, Piobbico diviene comune autonomo.
Dall'alto del Castello dei Brancaleoni, si scorgono i vicoli del borgo e l'emergenza delle sue architetture civili e religiose. La quattrocentesca chiesa di san Pietro custodisce una pala d'altare raffigurante il santo attribuita a Giorgio Picchi. Quella della chiesa di Santo Stefano, invece, raffigura il Riposo della Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto di Federico Barocci. La chiesa di Santa Maria in Val d'Abisso, infine, è la chiesa più antica del territorio pobbichese e risale all'XI secolo. Nei dintorni del borgo sorgono i resti dell'eremo di Morimondo. La sua esistenza è già attestata all'inizio del secolo XIII e sede di una comunità ascetica che praticava la regola di san Pier Damiani. Scelto come luogo di sepoltura da molti Brancaleoni, l'eremo sorgeva a ridosso del torrente ancora oggi detto fosso dell'Eremo.
Il borgo di Piobbico offre inoltre numerosi piatti tipici, come il polentone alla carbonara, i classici passatelli fatti con pasta fresca con uova, formaggio e pane grattugiato, la crescia di Pasqua con il formaggio o dolce, il bostrengo (un tipico dolce invernale), i crostoli (una piadina sfogliata) ed infine il pruspino, un liquore ottenuto con il frutto dello spino nero, le prugnole.