Il borgo di Rapolla è noto per la produzione vinicola (Malvasia, Aglianico e Moscato del Vulture, conservato nelle cavità di tufo vulcanico del Parco Urbano delle cantine), olivicola (olio extravergine da uliveti di qualità Coratina o dell'ormai autoctona Ogliarola, importata dagli antichi greci, oggi diffusa e infatti denominata Rapollese) e per il turismo termale, collegato alla presenza di fonti di acque acidulo-ferruginose che sgorgano dalle tre sorgenti in contrada Orto del Lago.
Rapolla in quanto storica sede vescovile vanta un altissimo numero di costruzioni sacre anche rurali.
Si contano tre conventi, due monasteri, tre croci, dieci laure, cinque eremi, sette chiese, e, se consideriamo il passato come curia vescovile, perfino la badia di Santa Maria di Pierno e la badia di Monticchio.
Caratteristica peculiare del territorio di Rapolla sono le cavità ipogee presenti su ogni versante di un crinale tufaceo.
Gli stessi fabbricati del centro storico sono stati edificati a chiusura ed in ampliamento di cavità ipogee preesistenti.
Particolare è il sito del Parco Urbano delle Cantine ubicato esattamente di fronte al centro storico.
Il sito, costituito da cavità ipogee con una sola parete di chiusura esterna e, spesso con un cortile antistante. Tali cavità sono destinate da tempi remoti alla conservazione dei vini prodotti sulle vicine colline soleggiate, e la scelta di ubicarle proprio a N-O scaturisce dal fatto che non essendo un'esposizione soleggiata, (a mangós secondo il dialetto locale), consente di contenere le escursioni termiche che possono alterare le temperature interne richieste per la conservazione dei vini.
L'area ospita da diversi anni la Sagra della castagna e dei prodotti tipici, una manifestazione enogastronomica a sfondo culturale e rievocativo.
La Storia
Resti di una mastodontica necropoli trovati in località Toppo d'Avuzzo testimoniano che il territorio di Rapolla fu abitato già nel neolitico. La leggenda vuole che la sua nascita sia da collocarsi nell'XI secolo a.C. ad opera dei discendenti del mitico eroe Diomede che costruirono nella zona tra il Vulture e l'Ofanto alcuni tempi tra cui quello di Venere a Rocchetta e quello di Apollo a Rapolla.
La storia ufficiale risale al V secolo a.C. ad opera dei coloni greci che fondarono, in Italia meridionale ed insulare, la Magna Grecia. Assieme ai maggiori centri dell'epoca (Metaponto, Heraclea, Taranto, Siponto, Bari, Lucera e Troia) Rapolla si configura come una delle sentinelle greche più estreme nell'entroterra.
Notizie più precise sono legate alla battaglia di Heraclea nel III secolo a.C., sulle coste ioniche, quando le truppe del generale romano Luscino ritiratosi nell'entroterra lucano dopo la sconfitta con i greci di Pirro e i loro Trenta Elefanti, si accamparono sulle Terrazze del Cerro site a oriente del territorio rapollese; di lì i romani intravidero una fortificazione ai piedi del Monte Vulture: era l'allora Strapellum, un fortilizio militare con un tempio greco al centro dominato da una torre; quando i soldati romani oltrepassato il vallone dell'Ontrolmo entrarono a Strapellum, ansiosi di incontrare la Cavalleria Lucana, videro gente riversa a terra e resti di battaglia; allora, convinti di non aggiungere "sangue al sangue" i soldati romani posero sulla porta del paese (presumibilmente l'Arco dell'Annunziata) una mattonella di terracotta rossa con una iscrizione recante due serpenti attorcigliati che nel linguaggio militare romano di allora voleva dire, "Attenzione: è luogo sacro, non si passa, non si fa rumore".
In epoca romana si hanno notizie legate alla battaglia contro Annibale in contrada Querce d'Annibale, dove il condottiero africano si sarebbe accampato prima della battaglia contro il console Marco Claudio Marcello della vicina Venusia, nel 210 a.C. Altra testimonianza d'epoca romana è il Sarcofago di Rapolla, rinvenuto nel 1856 in località Albero in Piano.
Il monumento in marmo è tra i migliori esempi di arte funeraria dei maestri dell'Asia Minore e raffigura nella parte inferiore una serie di divinità e sul coperchio raffigura con una bella dormiente il corpo della defunta che si pensa appartenga ad Emilia Scaura. Conservato oggi nella torre dell'orologio del castello di Melfi, la sua datazione è da riferirsi intorno alla seconda metà del II secolo d.C.
Roccaforte longobarda della "Contea di Conza" costruita sulle rovine dell'antica Strapellum, accolse alla fine del secolo X una fiorente comunità basiliana. All'inizio del secolo XI, fu conquistata dai Normanni subito dopo Melfi. Nel 1127 fu assalita e saccheggiata da Lotario III e subì la stessa sorte nel 1163 per opera die Normanni.