Riccia

Riccia è il centro più importante della valle del Fortore, posto sul versante di una collina, in un paesaggio segnato da campi di grano, oliveti e dal verde del bosco di faggi, frassini e cerri, in località  Mazzocca. Da visitare è il centro storico medievale e, attraverso stradine e ripide scalinate in pietra, l’area detta Piano della Corte, con l’imponente torre e la preziosa Chiesa di Santa Maria delle Grazie.

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Riccia, Festa dell'Uva
alessandro milella/flickr
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A Riccia per la Festa dell'uva
Bruno Buontempo/flickr
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A Riccia per la Festa dell'uva
Bruno Buontempo/flickr
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Riccia
Dario Lorenzetti
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Riccia
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Riccia
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Riccia
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Riccia

Riccia ('A Rìcce nel dialetto locale), originariamente centro sannita, fu conquistato nella guerra sociale da Silla, ed aveva il nome di Aritia, diventando un avamposto romano. L’Aricia romana diventa “Saricia” nei documenti del secolo XII, ed ancora “Ricia” e “Aritiae” durante il secolo XIV, infine “Ritia” nei decreti della Curia del XVII secolo per giungere alla denominazione attuale. Con la conquista angioina nel XII secolo, Riccia divenne importante avamposto medievale, con la costruzione del castello sopra la vecchia fortificazione sannita, come punto di controllo del commercio.

Il feudo riccese venne così concesso al famoso giurista Bartolomeo de Capua, primo duca di Termoli ed appartenente alla illustre stirpe dei Conti di Altavilla. Questi, avendo parteggiato per Luigi d’Angiò contro Carlo di Durazzo, fu privato dei feudi, appena il Durazzo ascese al trono, e assegnati a Luigi de Capua (che divenne signore di Riccia nel 1383). A Luigi de Capua succede Andrea De Capua nel 1397. Questi, fu fedele alleato e amico di Ladislao di Durazzo. Il padre, Luigi, generale delle milizie reali era morto per la causa durazziana nell’assedio de Capua. Le vicende storiche di Andrea e della bellissima moglie Costanza di Chiaromonte sono ormai ritenute le pagine più belle di vita medievale tra le mura dell’antico borgo riccese, soprattutto grazie alle vicissitudini legate a queste due figure le cui spoglie sono seppellite nella Chiesa del Beato Stefano.

Con Bartolomeo III De Capua raggiungono agli inizi del ’500 l’apice della loro fortuna. Bartolomeo ottiene regolare investitura di tutti i suoi beni nel 1506 e viene addirittura nominato Vicerè della Capitanata e del Molise. Impegnato in studi di giurisprudenza, è autore di un libro sulle consuetudini del Regno. Non solo, ma da disposizioni per la costruzione di numerosi palazzi, tra cui quello di Napoli, oggi palazzo Marigliano, la ristrutturazione ed il completamento del castello e la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Riccia dov’è sepolto. Tra i suoi fratelli, vi furono Andrea, Duca di Termoli e signore di Gambatesa e Campobasso, Giovanni, capitano delle milizie aragonesi morto in battaglia per salvare il Re Ferrante cedendogli il proprio cavallo, Fabrizio, arcivescovo d’Otranto. Bartolomeo VI fu l’ ultimo feudatario dei de Capua, ma anche colui che godé per maggior tempo dei suoi feudi, ben 60 anni. Dagli avi ereditò anche il titolo di Protonotario del Regno e si distinse come Colonnello del Reggimento Terra di Lavoro nella battaglia di Velletri (1744), fondamentale per l’inizio della dominazione dei Borboni sul Regno di Napoli, dove fu ferito gravemente ad una coscia. Bartolomeo in seguito a questo avvenimento, con una supplica al re, cercò di recuperare anche i feudi persi a suo tempo dalla sua antenata Costanza di Chiaromonte.

Seguì un periodo di vero e proprio sperpero di denaro, con tanto di debiti accumulati. I suoi possedimenti furono affidati a Governatori e a fidati Erari e non poche furono le cause che lo videro coinvolto, tra cui quella contro l’Università di Riccia, dettagliatamente esposta nell’allegazione stampata nel 1736 dal titolo: Ragioni per l’Università della Riccia contro all’illustre Principe utile padron di detta terra. Alla sua morte alla fine di marzo del 1792, non avendo successori in grado, il Regio Fisco incamerava i beni feudali e privati. I conti con la famiglia de Capua, almeno simbolicamente, vennero così chiusi durante la rivoluzione del 1799, con l’assalto e la parziale distruzione del palazzo. Della dimora dei principi di Riccia restò ben poco, nel 1802 le mura ormai pericolanti “minacciavano ruina”. Il colpo di grazia gli fu dato dal terremoto di sant’Anna del 1805. Solo il possente maschio di guardia è arrivato integro fino a noi. Nel periodo successivo all’Unità, dopo il 1848, anche nell’agro riccese imperversano diverse bande di briganti, legate ai nomi di Pelorosso, Varanelli e Caruso. Gli uomini del Varanelli e soprattutto del Caruso continuarono a saccheggiare le campagne dell’agro praticamente fino alla fine degli anni sessanta del XIX secolo.

Meritano sicuramente una visita il Castello medievale, la Chiesa di Santa Maria delle grazie, che fu in origine il mausoleo dei Di Capua ed il Museo delle Arti e delle Tradizioni Popolari, ospitato all'interno dell'antico Magazeno Di Capua, una parte del castello che veniva utilizzata come magazzino di frumento fino alla fine del periodo feudale. Il palazzo a capanna è decorato da bastioni e un loggiato.

Nel piccolo cortile della Zecca, di epoca quattrocentesca, a pochi passi dal complesso storico-architettonico di Piano della Corte, si possono ammirare alcuni archi a sesto ribassato, poggiati su colonne di stile dorico, abbastanza sciupate ma dalle quali si intravedono ancora nel fregio tratti di metope e triglifi. Presente anche la scalinata esterna per accedere al piano superiore.

Borgo di Riccia
Comune di Riccia

Provincia di Campobasso
Regione Molise

Abitanti: 5.045 riccesi
Altitudine centro: 710 m s.l.m.

il Comune fa parte di:
Borghi Autentici d'Italia
Città dei sapori

Il Comune
Via B. Zaburri 3 - Tel. +39 0874 716216

Accessibile ai disabili
Borghi Autentici d'Italia
Museo-delle-Arti-e-delle-Tradizioni-Popolari
Viale F. Ciccaglione, 20-24 - Riccia - Campobasso
Castello Medievale a Riccia
Viale F. Ciccaglione, 20-24 - Riccia - Campobasso

IN AUTO

  • Da Nord: Dall'autostrada Adriatica A14 in direzione di Pescara uscire a Termoli, seguire la direzione Campobasso/Larino, seguire indicazioni per Campobasso percorrendo la SS 647 e la SS 87 (strada statale Bifernina), attraversare Campobasso, continuare sulla SS 645, prendere la SS 17, SS 212 e seguire indicazioni per Riccia.
  • Da Sud: Dall'autostrada Adriatica A14 seguire la direzione Pescara, uscire a Foggia, seguire la direzione Campobasso/Pescara, prendere la SS 673, raggiungere la SS 17 in direzione di Lucera/Campobasso, attraversare Lucera, continuare sulla SS 645, prendere la SS 17, SS 212 e seguire indicazioni per Riccia.
  • Da Campobasso: Prendere la SS 645, SS 17, SS 212 e seguire indicazioni per Riccia.
  • Da Napoli: Autostrada del Sole A1, continuare sull'autostrada A16, seguire la direzione Benevento, a Benevento continuare sulla SS 88, uscire a Campobasso, prendere la SS 87 (strada statale Bifernina) in direzione di Campobasso/Isernia, continuare sulla Strada Statale 88 dei Due Principati in direzione di Pontelandolfo, proseguire sulla SP 100, attraversare Colle Sannita, prendere la SS 212 e seguire indicazioni per Riccia.
  • Da Roma: Dall'autostrada del Sole A1 uscire a San Vittore, direzione Isernia, Campobasso, raggiungere la SS 17 seguendo il cartello Campobasso, proseguire per la SS 87 (strada statale Bifernina), prendere la SP 162, attraversare Monteverde, Cercemaggiore e continuare seguendo indicazioni per Riccia.

IN TRENO

  • Stazione ferroviaria di Campobasso

IN AEREO

  • Aeroporto di Foggia
  • Aeroporto di Napoli
  • Aeroporto di Pescara
  • Aeroporto di Roma Ciampino
  • Aeroporto di Roma Fiumicino

VIA MARE

  • Porto di Termoli
  • Porto di Napoli
  • Mercato settimanale: ogni domenica, in centro;
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Eventi

Da: 8 Settembre 2024
A: 8 Settembre 2024
Da: 20 Aprile 2025
A: 20 Aprile 2025

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