Il borgo arabo-medievale di Salemi sorge nella Valle del Belice, in Sicilia. Ubicata tra le colline coltivate a vigneti e uliveti, si raccoglie intorno al castello dal cui terrazzo merlato della torre circolare è possibile scorgere un vastissimo panorama sulla Sicilia occidentale fino al mare. Posta sul sito dell'antica città elima di Halyciae, fu teatro delle continue guerre tra Selinunte e Segesta.
Nel 272 a.C., conquistata dai romani venne dichiarata città libera ed esente da tributi per volontaria sottomissione. Nel V secolo, come il resto della Sicilia, cadde prima sotto il dominio dei Vandali, poi sotto quello dei Goti. Nel 535, fu sottomessa dal bizantino Belisario, il generale di Giustiniano. Nell'827, cadde sotto l'egida degli arabi che la fecero prosperare e con i quali sembra avere avuto origine il nome Salemi.
Sotto il profilo agricolo, gli arabi introdussero molte e nuove coltivazioni nelle campagne circostanti: arance, limoni, pesche, albicocche, asparagi, carciofi, cotone, melanzane e spezie come lo zafferano, il garofano e la cannella. Nel 1077, e quindi in età normanna la cittadina conobbe un notevole sviluppo. In tale periodo venne edificato il Castello.
Nel 1194, seguirono le dominazioni degli Svevi. Nel 1266, alla morte di Federico II, ebbe inizio il periodo Angioino, che tuttavia ridusse la popolazione in miseria. Nel 1441, e precisamente l'11 dicembre, nel castello di Salemi si formò una confederazione costituita da Salemi, Trapani, Mazara, Monte San Giuliano e dai baroni di Castelvetrano e di Partanna, che si impegnava alla difesa, sostenendone le spese, della Regina Bianca e della Real casa di Aragona. Salemi venne, quindi, maggiormente fortificata e presidiata durante le incursioni dei turchi. Nel 1735, con l'incoronazione di Carlo III di Spagna a Re della Sicilia, avvenuta il 30 giugno, ebbe inizio la dominazione borbonica.
Nel 1860, Giuseppe Garibaldi, dopo essere sbarcato a Marsala, si diresse alla volta di Salemi dove, il 14 maggio, venne accolto con grande entusiasmo dalla popolazione. Grazie all'aiuto del barone Giuseppe Triolo di Sant'Anna di Alcamo, che si era a lui unito con una banda di picciotti assunse il dominio in nome di Vittorio Emanuele II, futuro re d'Italia. Nella Piazza del municipio, denominata "Dittatura" in ricorrenza dell'evento, una lapide ricorda che in quella data Giuseppe Garibaldi arrivò a Salemi dichiarandosi dittatore del Regno delle Due Sicilie: “Siciliani! Io vi ho guidato una schiera di prodi accorsi all'eroico grido della Sicilia, resto delle battaglie lombarde. Noi siamo con voi! Non chiediamo altro che la liberazione della nostra terra. Tutti uniti, l'opera sarà facile e breve. All'armi dunque!”. In quell'occasione l'Eroe dei Due Mondi issò, da sé, sulla cima della torre cilindrica del castello Normanno-Svevo la bandiera tricolore proclamando simbolicamente Salemi "Capitale d'Italia", titolo che mantenne per un giorno.
Nel 1968, nella notte tra il 14 e il 15 gennaio, la città fu gravemente colpita da un forte terremoto che rase al suolo molti comuni della Valle del Belice. A seguito dell'evento sismico le autorità politiche salemitane e gli architetti chiamati a progettare e ridisegnare la struttura del comune optarono per la ricostruzione del paese secondo uno stile nuovo. Per tali motivi lo sviluppo urbanistico ha portato a un decentramento verso la parte a valle della collina che è stata chiamata appunto, “Paese nuovo” e che ora rappresenta insieme con i "Cappuccini" una delle aree e dei quartieri con maggiore densità abitativa. Il centro storico è caratterizzato da uno schema di impianto arabeggiante, con vicoli ciechi molto articolati, che portano a cortili sempre più segregati e scale particolarmente ripide su strapiombi.
Meritano sicuramente una visita il Castello Normanno, il Museo del pane rituale e i Musei Civici di Salemi, che comprendono le sezioni: arte sacra, archeologica, risorgimentale, museo della Mafia, museo della Pietra Campanedda. All'interno del museo civico è situata una cappella del XVIII secolo che riproduce, in modo fedele, la Casa Santa di Loreto "Casa della Madonna". Fra le tradizioni tipiche più fiorenti mantenute occorre ricordare la tessitura dei tappeti al telaio, il ricamo e la lavorazione della pietra, ricavata dalle cave del territorio e utilizzata per i decori delle case e scolpita dagli artigiani locali.
I Giardinieri
u Giardinieri è una maschera salemitana. Indossa il costume del Burgisi cioè pantaloni alla zuava, giacca e gilè tutti di velluto marrone, stivali neri, una camicia bianca e al collo un fazzoletto rosso. In testa un cappello adornato di fiori di carta crestata multicolori dal quale nella parte posteriore scendono delle frange sempre di carta multicolori, alla spalle porta un contenitore detta "sachina". Tramite un attrezzo estensibile nei giorni di carnevale elargisce prodotti da giardino mandarini alle ragazze simpatiche o cetrioli e carote a quelle antipatiche. a si sa delle sue origini. altre maschere siciliane che adoperano la "Scaletta" erano "u scalittaru" palermitano e "a vecchia" di San Fratello.