Sammuca, in siciliano, ha origini arabe e, per distinguerla dal comune omonimo toscano, prese nel 1863 l'aggiuntivo di Zabut dal nome dell'antico castello così denominato dall'emiro Zabut; ma nel 1923 assunse la denominazione attuale. Adagiata su una collina, si trova nella Valle del Belice a 350 m.s.l.m. L'odierna Sambuca, fu fondata dagli Arabi intorno all'830, la chiamarono Zabuth (per ricordare l'omonimo emiro arabo Al-Zabut che aveva fatto erigere in quel luogo un castello) e la costruirono alle pendici del Monte Genuardo, tra il fiume Belice e il Sosio. A nord il castello è protetto da muraglie merlate, con saettere, a sud, il Casale adiacente si snoda nel quartiere arabo.
Sambuca conserva ancora le tracce di questa sua matrice islamica nel "quartiere arabo", costruito da un impianto urbano che si sviluppò attorno a sette "vicoli saraceni" (li setti vaneddi), trasformati in un museo vivente di storia arabo-sicula e nella fortezza di Mazzallakkar sulle sponde del lago Arancio che viene sommersa ogni qualvolta s'innalza il livello del Lago. Tanti stili si sono intrecciati e di tante epoche Sambuca è testimone e conserva i segni. Sul monte Adranone sorge il complesso archeologico del IV secolo a.C. e l'antico casale arabo nell'area di villeggiatura. Facciate barocche e palazzi dell'Ottocento si mescolano ad una centro storico di origine araba le cui espressioni più vive sono li setti vaneddi (sette vicoli saraceni), la chiesa della Matrice e il terrazzo Belvedere, resti dell'antico castello dell'Emiro. Importanti anche il seicentesco palazzo Panitteri (nei pressi del Museo etno-antropologico), il palazzo dell'Arpa (sede del Municipio) e il palazzo Ciaccio, la chiesa del Carmine con la statua marmorea di scuola gaginiana della Madonna dell'Udienza, Patrona di Sambuca di Sicilia, e la chiesa di San Michele Arcangelo con il fercolo equestre in legno di San Giorgio che trafigge il drago. Segno di una popolazione attenta alla cultura è il teatro comunale L'Idea e l'Istituzione Gianbecchina. Fuori dal centro storico, rimangono le antiche torri di Pandolfina e Cellaro e il fortino di Mazzallakkar del quale emergono le torri nei soli mesi estivi quando il livello del Lago Arancio si abbassa.
L'economia della zona è principalmente a carattere agricolo-pastorale. Importante è la produzione di olio con l'autoctona Oliva Nocellara del Belice (DOP). Il vino, tipico il Sambuca di Sicilia DOC, è la principale risorsa dell'economia locale. È prodotto in numerose cantine ed esportato in tutta Italia, in vaste zone dell'Europa, ma anche oltreoceano e in Asia. Inoltre vi sono numerosi allevamenti di ovini che contribuiscono alla produzione di prodotti caseari locali, tra i quali la Vastedda della Valle del Belice DOP. È da ricordare la pasticceria locale, famosa per vari dolci: la Minna di virgini, prodotto agroalimentare tradizionale, i dolci di mandorle, i cucciddata, le cassatedde.