San Mauro Forte

E’ definito il paese dei “Campanacci” che suonano, fragorosi, in occasione del Carnevale, uno dei più importanti in Basilicata. Borgo medievale, con i bei palazzi storici e la torre normanna, il paese del Materano appartenne alla contea di Montescaglioso.

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San Mauro Forte, la Sagra dei Campanacci
Apt Basilicata
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San Mauro Forte
Apt Basilicata
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San Mauro Forte
Apt Basilicata
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San Mauro Forte
Apt Basilicata
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San Mauro Forte
Apt Basilicata
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San Mauro Forte
Apt Basilicata

Il borgo di San Mauro Forte ha origini molto antiche. In località Timponi è stata scoperta una costruzione risalente all'VIII secolo a.C. ed in località Priati alcune tombe del IV secolo a.C.
L'attuale centro risale all'epoca normanna, presumibilmente al 1060, ed il suo nome deriva da un antico monastero benedettino intitolato a San Mauro intorno al quale si sviluppò l'abitato, che fu completamente fortificato.

L'accesso al paese era garantito da quattro porte, una delle quali presente ancora oggi, mentre sul lato est fu costruita una torre a tre piani, situata in quella che oggi è la piazza principale.
L'aggettivo Forte fu aggiunto successivamente al nome San Mauro per ricordare come il paese riuscì a respingere le bande di briganti dello spagnolo Borjes nel 1861.

San Mauro Forte appartenne alla contea di Montescaglioso ed a partire dal '400 passò sotto il dominio degli Orsini Del Balzo prima, dei Del Balzo e successivamente dei Sanseverino, dei Carafa e dei Colonna.
Nel 1751 San Mauro riuscì a liberarsi dal giogo feudale, quando fu riscattato da quattro acquirenti fra cui i d'Eufemia, già amministratori dei vecchi feudatari, che investiti del titolo di baroni si stabilirono in paese costruendovi le loro residenze all'interno delle mura medievali.

La Sagra dei Campanacci di San Mauro Forte è uno dei Carnevali della tradizione lucana. Una sfilata spontanea di suonatori di campanacci dove diverse squadre di portatori percorrono le vie del paese al suono rumoroso dei campanacci.
La festa ha origine sia dai riti pagani propiziatori legati al culto della terra ed alla transumanza e sia dalle celebrazioni sacre in onore di Sant'Antonio Abate. I suonatori di campanacci iniziano il loro peregrinare con tre giri intorno alla chiesa di San Rocco, dove è custodita l'immagine di Sant'Antonio Abate.
I rumorosi cortei si fermano di tanto in tanto quando i campanari sostano nei pressi delle cantine o di punti di ristoro dove vengono loro offerti bicchieri di vino o salsiccia ed altri prodotti derivati dall'uccisione del maiale e poi ripartono con il loro fragoroso trambusto fino a notte fonda. La chiusura del carnevale si celebra con il funerale e il lamento funebre del fantoccio bruciato in piazza.

Borgo di San Mauro Forte
Comune di San Mauro Forte

Provincia di Matera
Regione Basilicata

Abitanti: 1.505 sanmauresi
Altitudine centro: 540 m s.l.m.

il Comune fa parte di:
Borghi Autentici d'Italia
Città dell'olio
Comunità Montana Collina Materana

Il Comune
Via Pietro Marsilio 45 - Tel. +39 0835 674015

Borghi Autentici d'Italia
Borgo con torri
Borgo in montagna
Città dell'olio
Torre Normanna
Piazza Caduti, 75010 - San Mauro Forte - Matera

IN TRENO

  • Stazione di Potenza
  • Stazione di Gioia del Colle

IN AEREO

  • Aeroporto di Bari

Il territorio fertile e a prevalente vocazione agricola, ha permesso nel corso dei secoli un particolare sviluppo e un'ammirevole crescita qualitativa di alcuni prodotti specifici, come la salsiccia, l'olio e i formaggi.
La salsiccia è prodotta utilizzando esclusivamente carni suine allevate localmente a San Mauro oppure nei paesi limitrofi, a cui vanno aggiunti peperoni dolci, semi di finocchio selvatico e peperoncino piccante. La stagionatura minima è di 16 giorni circa.
Il prodotto di maggiore rilievo del borgo è però l'olio extravergine, la cui trasformazione artigianale viene portata avanti a livello familiare, tramandando le tradizioni secolari da padre in figlio. La varietà più diffusa sul territorio è la "cultivar majatica" , tipica della collina materana. La sua resa, assicura produzioni di olio di notevole pregio. L'olio è di colore verde con riflessi gialli, al gusto delicato, ricco di note fruttate, lievemente amaro, pronto al consumo. Per questo è conosciuta e apprezzata dagli esperti del settore. La coltivazione degli ulivi e la trasformazione dei loro frutti, sono parte fondamentale del tessuto culturale di San Mauro, affondando le proprie origini sino al tempo della Magna Gracia.

Tra i formaggi che si possono gustare a San Mauro, vi sono quelli della tradizione regionale, come il pecorino lucano, i formaggi caprini freschi aromatizzati con erbe e spezie, il canestrino, il caciocavallo podolico, la manteca, scamorze, oltre a burrate e mozzarelle.

Tra i piatti tipici si possono gustare: la rafanata, caratteristica del periodo di Carnevale, è una ricetta semplice che vede l'impiego di patate lesse schiacciate, uova sbattute, pecorino e rafano, infornati per creare una sorta di frittata. Infine, vi sono le imperdibili "orecchiette e maccheroni ai ferri con mollica fritta e salsiccia", un particolare tipo di pasta fatta a mano, conosciuta anche come ferricelli, accompagnata dalla tradizionale mollica di pane fritta e la gustosa salsiccia sanmaurese.

  • "Sagra del CAMPANACCIO": Un rumore cupo, fragoroso, as­sordante pervade le strade ed i vicoli, si arrampica fino alla bella torre normanna. È la sagra del campanaccio, che, ogni anno, il 16 gennaio sconvolge la quieta sonnolenta esistenza di San Mauro Forte ridente centro, di circa 2000 abi­tanti, della collina materana. Il rito antichissimo, è legato alla festa di S. Antonio Abate, ma introduce anche alle ingenui follie del Carnevale. Gruppi numerosi di uomini di ogni età, dunque, girano rumo­rosamente per le strade del pae­se, provvisti di enormi campani armentizi. che essi suonano, te­nendoli abilmente tra le gambe. I campanacci sono di sesso ma­schile e femminile: I "maschi" sono più lunghi ed hanno il ba­tacchio che fuoriesce dalla boc­ca di qualche centimetro, mentre le "femmine" sono piuttosto lar­ghe. Sono evidenti l'allusione sessuale e li valore simbolico. Ai Campanacci é attribui­ta una funzione apotropaica e propiziatoria: ad essi tocca il de­cisivo compito di stornare ogni forma di malanno, come ad e­sempio la grandine e di asse­condare la fecondità dei campi e l'abbondanza delle messi. Non occasionate è la stessa presenza di una spiga di grano sui mantelli o sugli improvvisati cappelli di paglia, spesso ricavati da qual­che vecchia damigiana, che co­stituiscono parte notevole dello stravagante abbigliamento degli uomini dei campanacci. Altro elemento essenziale e si­gnificativo della sagra è il maiale e non è un caso che il 15 genna­io, festa del patrono "San Mauro Abate", abbia inizio la tradizionale cerimonia dell'uccisione del por­co, che termina proprio la sera del 17. Nelle credenze religiose popolari il maiale simboleggia il male e nella iconografia di "Sant' ANTONIO" proprio il maiale "incarna" le molte seducenti tentazioni del diavolo.
  • Rito pasquale: è la rappresentazio­ne simbolica della morte di Cristo. Il tardo pomeriggio del Venerdì Santo, dopo una lunga veglia, detta agonia, durante la quale sono cantate, con l'ac­compagnamento della banda, le parole pronunciate da Cristo in croce, dal Monastero muove una processione ricca di patos e di fascino misterioso.
    Apre il corteo l'Addolorata, seguita da Cristo morto (sepolcro) e dal Calvario. Le pregevoli icone lignee sono portate a spalla esclusivamente da fanciulle che indossano tuniche bianche e scialli neri e da ragazze vestite di velluto raso nero.
    La processione, scandita da canti ispirati al mistero della Morte e della Resurrezione e dal suono aspro delle troccole, rudimentali raganelle, percorre le principali strade e sosta In tutte le chiese, ne!le quali sono allestiti i sepolcri, cappelle minori addobbate con tende, veli, tappeti e adorne di zolle di grano germogliato, nei quali è posta la pisside con l'Eu­carestia. Conclusi i riti, i devoti depositano nei campi e nei vigneti germogli di grano, pegno sacralizzato di abbondante e sicuro raccolto. L'atavico bisogno agrario riceve ulteriore esaltazione dalla simbologia cristiana del pane e del vino.­
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