Saracena

Posto all’interno del Parco Nazionale del Pollino, il borgo di Saracena sorge attorno al castello baronale. Il centro urbano si caratterizza per i vicoli di concezione islamica.

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Saracena
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Saracena, Laghetto
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Saracena, Laghetto
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Saracena, Laghetto
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Saracena innevata
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Saracena, Laghetto
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Saracena, Laghetto
Saracena
Targa Pinacoteca Andrea Alfano
Enzuccio

Tradizione vuole che il borgo di Saracena discenda dall'antica Sestio, città fondata dagli Enotri nel 1744 a.C. Nel 900 circa venne conquistata dai Saraceni, i quali vi stabilirono una loro colonia. Successivamente, l'esercito bizantino distrusse la città e la liberò dagli arabia. Secondo una leggenda l'esercito sarebbe stato guidato da una donna ignuda e scapigliata avvolta in un lenzuolo. Il ricordo di questa leggenda è raffigurato in un antico affresco visibile sul frontespizio della cappella di Sant'Antonio, su un polittico cinquecentesco conservato nella sacrestia della chiesa di Santa Maria del Gamio, nel timbro comunale e nel gonfalone di Saracena, sul quale viene ritratta una donna che fugge, avvolta in un lenzuolo, con intorno la scritta: “Universitas terrae Saracinae”.

Ricostruita la città, in un sito poco distante (quello attuale) e più difendibile da improvvisi attacchi esterni, ebbe inizio dunque il periodo bizantino, le cui prime influenze culturali e sociali risalgono all'ottavo secolo con l'azione del monachesimo greco, inserito nel più vasto fenomeno delle esperienze monastiche del Mercurion. Nel X secolo l'amministrazione bizantina creò il Catepanato d'Italia, che includeva l'intero territorio della Calabria. Il nuovo borgo, sorto intorno al castello baronale, cinto di mura (ormai distrutte o inglobate nei muri delle abitazioni) e fortificato con quattro porte (Porta del Vaglio, Porta San Pietro, Porta Nuova e Porta dello Scarano), con l'arrivo dei Normanni, avvenuto nella seconda metà dell'XI secolo, diventò dominio feudale.

Nel XIV secolo il toponimo con il quale veniva indicata la località era Castrum Sarracene, mentre all'inizio del 1500 il luogo era conosciuto come alla Saracena. Il Feudo di Saracena appartenne inizialmente ai duchi di San Marco, mentre a partire dalla seconda metà del XIV secolo alla casata dei Sanseverino, dapprima come conti e duchi e in seguito con il rango di Principi di Bisignano, titolo che conservarono per più di duecento anni. Nel 1718 il feudo di Saracena passò a Francesco Maria Spinelli Principe di Scalea fino al 1806, anno in cui, per volere di Napoleone Bonaparte, fu emanata la legge eversiva della feudalità, con la quale questa veniva abolita. Durante il Risorgimento Saracena fu molto attiva sul fronte patriottico ed antiborbonico. Nei primi anni del nuovo millennio Saracena è stata insignita del titolo di città garibaldina.

Nei locali del palazzo Mastromarchi è ospitata la Pinacoteca Andrea Alfano, che custodisce oltre 230 dipinti, disegni e sculture di artisti italiani e stranieri del Novecento. Il museo di Arte Sacra, ospitato all'interno della chiesa di Santa Maria del Gamio, ospita invece due interessanti ostensori settecenteschi dell'argentiere Salvatore Vecchio, una croce processionale della metà del seicento e un dipinto raffigurante la Madonna della Purità realizzato su una lastra di metallo tra il XVII e il XVIII secolo.

Il tessuto urbano è caratterizzato da un intricato dedalo di viuzze di concezione islamica, che si sviluppano verso nord fino ad arrivare alla vecchia casa comunale, situata a circa 606 metri s.l.m. Caratteristici di quest'area del centro abitato sono le scale esterne (sia quelle delle abitazioni che quelle di raccordo tra arterie sovrapposte), i repentini mutamenti di direzione viaria, gli improvvisi slarghi ed i vicoli coperti a volta o con travi detti vutànt, la cui funzione è quella di archi di collegamento tra un'abitazione e l'altra.

In ambito gastronomico numerosi sono i piatti e i prodotti tipici. La pasta fatta in casa, per esempio: maccheroni cavati col ferro, lagane e ceci, orecchiette, gnocchi. Tra i secondi piatti troviamo il capretto al forno, il soffritto di agnello, le mazzacorde, le melanzane ripiene. Tra i salumi la soppressata, la salsiccia, il capocollo, il guanciale. Infine i dolciumi: cannaricoli, grispelle, cuddure, zuccariddi, taralli.

Borgo di Saracena
Comune di Saracena

Provincia di Cosenza
Regione Calabria

Abitanti: 3.782 Saracenari
Altitudine centro: 606 m s.l.m.

il Comune fa parte di:
Borghi Autentici d'Italia
Città del vino
Città dell'olio

Aree naturali protette:
Parco Nazionale del Pollino

Il Comune
Via Carlo Pisacane 4 -Tel. +39 0981 34160

Borghi Autentici d'Italia
Borgo con castello
Borgo con parco
Borgo di lago
Borgo in montagna
Città del vino
Città dell'olio
Pinacoteca Andrea Alfano
Via Carlo Pisacane - Saracena - Cosenza
Chiesa di San Leone
Via Carlo Pisacane - Saracena - Cosenza
Chiesa di Santa Maria del Gamio
Via Santa Maria Maddalena - Saracena - Cosenza

IN AUTO

  • Percorrendo l'autostrada, le uscite più vicine al centro di Saracena sono:
    - Uscita Sibari (A2 Salerno-Reggio Calabria)
    - Uscita Frascineto - Castrovillari (A2 Salerno-Reggio Calabria)

IN TRENO

  • Stazione di Sibari Cassano all'Ionio
  • Stazione di Scalea
  • Mercato settimanale: ogni sabato, in centro;

  • Prima settimana di dicembre - Perciavutta. L'assaggio del vino nuovo.

  • Dicembre - Festa della Tarantella Calabrese. Rassegna di musica popolare con contorno di enogastronomia tipica.

  • Protettore della città dal 1630,  viene festeggiato due volte l'anno: il 19-20 febbraio e la seconda domenica di agosto. La fiaccolata viene resa festosa dai canti e dai balli popolari che una parte dei partecipanti decide, spontaneamente, di eseguire. I fuochi d'artificio aggiungono altro colore alla lenta processione una volta che la stessa giunge in prossimità del rione Scarano, nel centro storico.
    La fiaccolata si conclude all'interno della chiesa del patrono, e qui, di nuovo tra canti e balli, si levano grida inneggianti al santo: “Viva Santə Liùnə!, sèmpə Santə Liùnə!” (“Viva San Leone!, sempre San Leone!”). Usciti dalla chiesa, ognuno si dirige verso il proprio fucarazzo: si tratta di grandi falò che vengono accesi in tutti i rioni del paese e intorno ai quali, fino al mattino seguente, si canta, si balla, si suona e si degustano prodotti locali, tra i quali salumi, dolci (per esempio i “cannaricoli”), vino e moscato.
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