Nel territorio di Rocca Pietore, Sottoguda è l’ultimo borgo prima di Malga Ciapéla e della Marmolada, nel cuore delle Dolomiti Bellunesi. Questo antico villaggio si caratterizza per i numerosi tabièi, fienili in legno diffusi nell’area dolomitica di cultura ladina, usati dai contadini per il deposito del fieno e il ricovero del bestiame e degli attrezzi agricoli. Oggi sopravvive anche la tradizione della lavorazione artistica del ferro battuto grazie ad alcuni artigiani che hanno i loro negozi sulla strada che collega il borgo di Palue a Sottoguda.
La popolazione originaria di Rocca Pietore giunse dalle Valli dell’Adige e dell’Isarco al pari delle genti delle valli di Badia, Gardena, Fassa e Livinallongo. Anticamente il territorio di Rocca Pietore era un’arimannia longobarda. Le arimannie erano insediamenti di tipo militare posti a difesa di un dato territorio e facenti capo ad una fortificazione, come in questo caso l’antica Rocca Bruna (Rukepraun in tedesco), il cui territorio di competenze, intorno all’anno 1000, comprendeva anche l’alta Val di Fassa, il Livinallongo e forse parte dell’alta Val Badia, tutti territori dell’antica regione del Norico. Nel 1395 il territorio passò sotto il controllo della città di Belluno, riuscendo però a mantenere una forte autonomia, formalizzata nel 1417 con gli Statuti della Magnifica Comunità della Rocca. Questi trattati le permisero di assurgere a piccola repubblica che visse per 411 anni in uno stato di forte autonomia amministrativa. Al tempo esisteva persino un tribunale situato a Saviner di Laste, chiamato “el Banch de la Reson”, formato da capifamiglia eletti democraticamente. Questo status durò fino al 1806 quando l'arrivo di Napoleone Bonaparte mise fine a questo straordinario periodo storico. Da allora il destino del territorio de La Rocca rimase legato al Veneto, compreso il periodo della dominazione asburgica sul Lombardo Veneto (1813-1866).
L’edificio più antico di Sottoguda, l’unico risparmiato dall’incendio del 1881, è la chiesetta dedicata ai santi Fabiano, Sebastiano e Rocco, consacrata nel 1486 quando doveva servire una comunità costituita da una decina di abitazioni. Il campanile è del 1550 e l’altare del 1616. Subito dopo le ultime case inizia la gola dei Serrai di Sottoguda, un profondo canyon di circa due chilometri, oggi Parco di interesse regionale, che arriva fino alla conca di Malga Ciapéla, ai piedi della Marmolada. La gola è percorsa per l'intero tratto dal piccolo torrente Pettorina, che nel suo infaticabile scorrere ha eroso le rocce fino a formare voragini e numerose grotte. La visita ai Serrai si può effettuare sia partendo da valle e salendo verso Malga Ciapela, sia provenendo dal versante opposto, scendendo verso Sottoguda. Lungo il percorso si potranno ammirare la splendida cascata di Franzei, che quando è ben alimentata arriva a lambire la strada, la piccola chiesetta di Sant'Antonio e più avanti la statua della Madonna dei Serrai, posta in una grotta naturale. Da sempre i Serrai sono stati fonte inesauribile di miti e leggende. La più famosa è quella di Re Ombro, che narra di come il sovrano abitasse nella gola, protetto da portoni d'oro massiccio. I Serrai sono stati dichiarati riserva naturale, visitabili sia d'estate che d'inverno, quando le numerose cascate ai lati della strada si ghiacciano.
Un tempo lungo i Serrai transitavano le mandrie di mucche e le greggi di capre dirette ai pascoli di alta montagna, e i carichi di legname e fieno condotti a valle dai boschi e dalle zone di sfalcio. In inverno, quando le cascate gelando ricoprono le pareti rocciose di uno spesso strato di ghiaccio, la gola diventa una palestra di arrampicata su ghiaccio tra le più apprezzate d’Europa. Oggi i Serrai di Sottoguda sono momentaneamente chiusi a seguito dei danni provocati dalla tempesta Vaia di fine ottobre 2018.