Patria del poeta latino Quinto Orazio Flacco, Venosa si trova nella regione del Vulture-Melfese, in Basilicata.
L'origine del nome è da ricercarsi nel motivo della sua fondazione, avvenuta in onore della Dea Venere. Le tracce rinvenute assieme a resti di una necropoli neolitica, trovati in località Toppo d'Aguzzo a Rapolla nelle vicinanze del territorio venosino, certificano la presenza umana nel territorio di Venosa sin dai tempi della Preistoria. Gran parte di queste testimonianze si trovano al "Parco Paleolitico" di Notarchirico.
Ricca di gioielli artistici e architetture di pregio si possono ammirare sin da quando si fa ingresso nel paese, tra la Chiesa della Trinità e l’annessa Incompiuta, luoghi sacri fortemente legati all’origine della dinastia normanna, il vicino Parco archeologico, finché si giunge nel cuore del suo centro storico dove domina il maestoso castello Pirro del Balzo (sede del Museo Archeologico Nazionale), per poi scoprire, poco fuori dalla città le catacombe ebraiche in prossimità di quelle cristiane, dimostrazione della presenza di una consistente comunità ebraica tra il IV e il IX secolo.
Da non perdere, poi, sono la cattedrale di Sant’Andrea Apostolo, il sito preistorico paleolitico di Notarchirico, tra i più antichi d’Europa, la cosiddetta Casa di Orazio, diversi palazzi storici e fontane, come quella Angioina, o dei Pilieri, proprio di fronte al castello, eretta nel 1298.
Venosa è teatro di eventi dalla varia ispirazione, culturale, religiosa ed enogastronomica, in ogni momento dell’anno, come in occasione di “Aglianica”, che da quasi un ventennio nell’area del Vulture-Melfese celebra l’Aglianico Doc.
La storia
La cittadina, probabilmente fondata dalle popolazioni latine, fu strappata dai Romani ai Sanniti nel 291 a.C. dal console Lucio Postumio Megello, che ne fece una colonia latina, ove si trasferirono circa 20.000 individui.
Durante la seconda guerra punica, nel 208, vi morì il console Marco Claudio Marcello, attaccato da Annibale durante una ricognizione. Nel 190 a.C. la fondazione della Via Appia è occasione di forte sviluppo del centro e nell'89 a.C. ricevette il titolo di Municipium (città romana), ottenendo il diritto di voto e di cittadinanza per i suoi abitanti.
Nel 65 a.C., nel municipio nacque e visse la propria adolescenza Quinto Orazio Flacco, uno dei più illustri poeti dell'epoca antica, emigrato, in seguito, a Roma. Nel 43 a.C. fu oggetto di una nuova deduzione da parte dei triumviri, che ne espropriarono i terreni dell'ager publicus, ridistribuendoli tra i veterani.
Con l'età imperiale, nei primi periodi dell'avvento del Cristianesimo (intorno al 70 d.C.), si insediò a Venosa una delle prime comunità ebraiche in Italia, che riuscì a integrarsi con la popolazione locale. Una testimonianza di tale convivenza è la collina della Maddalena, in cui sono collocate nelle sue cavità sia sepolture semite che cristiane.
Nel 114 d.C. fu aperta la via Traiana, che collegava Benevento e Brindisi ma che non toccò Venosa, portando conseguenze economiche svantaggiose per la città. Con la caduta dell'impero romano e il conseguente avvento dell'era medievale, Venosa fu soggetta a ripetute occupazioni da parte di popolazioni barbariche dal V secolo.
Nel 476 gli Eruli di Odoacre invasero la cittadina mentre gli Ostrogoti, nel 493, la trasformarono in un centro amministrativo, politico ed economico, titolo in seguito conferito ad Acerenza. Tra il 570 e il 590, i Longobardi la elessero sede di gastaldato; nell'842 la città fu saccheggiata dai Saraceni, i quali, a loro volta, furono cacciati da Ludovico II, imperatore del Sacro Romano Impero.
Seguirono i Bizantini, che furono sconfitti, durante la battaglia del fiume Olivento, dai Normanni di Arduino nel 1041. Durante il dominio normanno, Venosa fu assegnata a Drogone d'Altavilla. Da segnalare anche la presenza dei Greci intorno al 980 d.C., testimoniata dal monastero di "San Nicola di Morbano".
Nel 1133, Venosa fu saccheggiata e data alle fiamme da Ruggero II di Sicilia. Con la venuta degli Svevi, Federico II fece costruire un Castello, eretto in un luogo ove esisteva un fortilizio Longobardo dell'XI secolo. Nel 1232, nasce a Venosa il futuro imperatore svevo Manfredi, figlio di Federico II e Bianca Lancia.
Dopo un continuo avvicendarsi di signori feudali, la città fu concessa in feudo agli Orsini nel 1453. Dopo gli Angioini, si stanziarono gli Aragonesi della famiglia Gesualdo, che divennero, nel 1561, feudatari e principi di Venosa, rendendo la città un importante centro di attività culturali, intellettuali e artistiche.
Fu in questo periodo che visse il principe Carlo Gesualdo, musicista tra i più prestigiosi del suo tempo ma anche tra i più discussi; si dice che il compositore si sia rifugiato nel suo feudo di Gesualdo dopo aver assassinato, a Napoli, la sua sposa (nonché cugina) Maria d'Avalos, rea di averlo tradito con il duca di Andria, Fabrizio Carafa. Nel 1808, Venosa divenne la terza città con più possedimenti della Basilicata, dopo Melfi e Matera, oltre ad avere diritto attivo e passivo nel Parlamento Nazionale Napoleonico.
Nel 1820, ebbe un piccolo ruolo nelle sommosse contadine e nei moti carbonari. Con l'unità d'Italia, nel 1861 fu conquistata dai briganti del rionerese Carmine Crocco, i quali, dopo aver sconfitto la guarnigione della Guardia Nazionale venosina, furono accolti e appoggiati dalla popolazione locale. Durante l'occupazione fu ucciso Francesco Saverio Nitti, nonno dell'omonimo meridionalista.