Il primo documento riguardante il ricetto di San Mauro in Almese risale al 1029, anno in cui il Marchese di Torino Olderico Manfredi dona un terzo dei suoi possedimenti valsusini all’Abbazia di S.Giusto in Susa, inclusa la “curtis” di San Mauro. In quel periodo esiste già, molto probabilmente, una chiesa con campanile, costruita su di un affioramento roccioso. Tra il 1281 e il 1285 la curtis viene trasformata in borgo fortificato, cioè in “castrum”, mentre il campanile diventa la torre che ancor oggi vediamo. E’ la parte meglio conservata del borgo.
La chiesa assume le funzioni di magazzino di derrate alimentari, sede di tribunale e del castellano abbaziale. Di fatto si tratta del luogo dove il castellano raccoglie i raccolti delle campagne dovute all’abate come beni in natura o diritti di decimazione, dove si immagazzinano le produzioni dei campi che circondano il “castrum” coltivati sotto gli ordini del prevosto. Diventa inoltre il centro principale della difesa del territorio in cui rifugiarsi in caso di pericolo e difendere anche le derrate alimentari dalle razzie dei nemici.
Col crescere del borgo di Almese lungo il corso del torrente Messa e con la soppressione dell’Abbazia di San Giusto in Susa, nel 1772, l’antico ricetto perderà progressivamente di importanza, degradato a residenza agricola via via frazionata fra più proprietari. Sul lato Nord è ancora visibile parte del fossato, il passaggio in muratura per accedere al borgo, che oggi sostituisce il vecchio ponte levatoio, le mura merlate guelfe, il portone d’accesso. La torre, le cui mura in pietra e laterizi recano i segni di vari rimaneggiamenti, è alta 26 metri e costituita da sette ripiani collegati da una scala sino all’ardita sommità panoramica.
La torre e il ricetto sono stati oggetto di un intervento di restauro e ristrutturazione completato alla fine del 2006 e sono diventati uno spazio espositivo e sede di eventi culturali.