Il complesso monumentale della Badia di Santa Maria del Soccorso di Caccuri comprende l’ex Convento dei Domenicani, la Chiesa di Santa Maria del Soccorso o della Riforma e la Cappella della Congregazione del Santissimo Rosario. Il complesso fu fondato nel 1518 dal frate domenicano Andrea da Gimigliano, su richiesta dell’Università di Caccuri. Il pontefice Leone X diede l’approvazione definitiva nel 1519. Sulla facciata della Chiesa, oltre allo stemma dell’Università, appare lo stemma del feudatario del luogo, Giambattista Spinelli, duca di Castrovillari e conte di Cariati. Nel 1651 il Convento domenicano conosce il periodo del suo massimo splendore, sotto l’egida dei duchi Cavalcanti (Antonio, Marzio, Rosalbo): essi investono molto nell’arte, con la costruzione della Cappella di San Domenico all’interno della Chiesa, e della Cappella della Congregazione del S. Rosario, poco prima dell’antico chiostro.
Entrando nella Chiesa di Santa Maria del Soccorso, si nota subito l’acquasantiera in marmo verde Guatemala e l’interminabile “ammucchiata” di altari; si pensa infatti non fosse quella odierna la disposizione dei vari altari lignei, logorati dal tempo e dalla mano veloce dei ladri, che hanno trafugato tutti i preziosi paliotti d’altari, il cui modello è visibile solo nell’altare di S. Barbara nella Cappella Palatina del Castello di Caccuri (infatti gli stessi motivi decorativi degli altari presenti in questa chiesa sono presenti nel castello, poiché entrambi i monumenti dovevano esaltare la magnificenza della famiglia Cavalcanti). Procedendo verso l’interno, l’occhio va alla tela della Madonna del Rosario, per poi notare la contrapposizione tra il maestoso altare in gesso (a simboleggiare il Clero, potente ma povero di risorse economiche; infatti il gesso non è un materiale pregiato) e l’arco in pietra serena che conduce alla Cappella Gentilizia dei duchi Cavalcanti, che vollero erigere per assistere alle cerimonie senza doversi per questo mischiare alla gente comune. All’esterno, un pregevole portale in pietra serena, con motivi bellici. Sulla chiave di volta di tale arco il simbolo dei Domenicani, con la tipica stella e la spada, a simboleggiare la loro grande arma: la sapienza teologica. E sopra di esso uno splendido rosone romanico a dodici raggi (tanti quanti gli apostoli), in mezzo agli stemmi di chi fece erigere la badia: l’Universitas di Caccuri e la nobile casata degli Spinelli.
All’interno del complesso monumentale di S. Maria del Soccorso, esternamente alla Chiesa, prima di accedere in quello che era un tempo l’ingresso al chiostro, si trova la vera perla del patrimonio artistico caccurese: la Cappella della Congrega del S. Rosario, dove si concede l’indulgenza plenaria dal 1679; è ancora visibile la bolla papale di Innocenzo XI. Mattonelle di cotto alternate a maioliche in pietra azulea del Settecento (provenienti dalla manifatturiera napoletana Giustiniana) compongono il pavimento della cappella, alla quale avevano accesso solo i frati della Congregazione e i mecenati della costruzione della Cappella: i membri della famiglia Cavalcanti. A ricordare don Antonio Cavalcanti, duca di Caccuri, un’epigrafe in latino, sotto lo scranno corale dedicato al priore della congregazione; all’interno il teschio dell’uomo che tanta parte ebbe nell’allestimento del patrimonio artistico caccurese.