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Località: Via Visitazione, 99 - Ceriana - Imperia

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Oratorio della Visitazione

Oratorio della Visitazione

Oratorio della Visitazione

La discesa della via Celio porta alla Chiesa Oratorio della Visitazione, dove si riunisce la Confraternita degli Azzurri. La Chiesa si appoggia a una porta d’accesso al Castrum. Dentro, l’altare marmoreo, la volta decorata dal Maurizio Carrega e le tele sette-ottocentesche regalano una coreografia mozzafiato.

Dall’estremo angolo di piazza Rubini il visitatore accede a Via Visitazione “U camin cian”. Tutto d’un tratto, chiuso tra le case, appare uno scorcio della facciata barocca dell’oratorio. La realtà architettonica dell’oratorio è quella originaria, frutto di una iniziativa forse già quattrocentesca; sarà risistemata nella seconda metà del 1600 e arricchita nei due secoli successivi.

La chiesa della Visitazione, come incastonata tra la balza rocciosa, la peňa, e i palazzi di antica nobiltà, si colloca a ridosso della linea muraria medievale, ai margini dell’abitato antico, proprio su una delle porte di accesso al castrum coelianae. L’edificio sembra parte integrante del sistema difensivo cittadino: ne è riprova la botola creata sul pavimento della sacrestia, immediatamente sopra una delle porte del castrum: essa consentiva il controllo del passo.

Dalla raccolta piazzetta antistante, il portale in pietra scolpita contiene l’azzurro portone finemente intagliato, attraverso il quale si accede alla sorprendente aula rettangolare, illuminata da finestre velate di stoffa azzurra che conferiscono luce soffusa a tutta la chiesa. Passando attraverso due ali di scranni lignei, si giunge al complesso marmoreo dell’altare (1729), che rappresenta la visita della Madonna a Santa Elisabetta.

Gio Andrea Mazzetti ha concepito una macchina d’altare di pregevole fattura, con colonne alabastrine tortili, capitelli corinzi attorno alle statue delle Sante, affiancate dalle statue di S.Giuseppe e S.Zaccaria. Il catino absidale è ridondante di affreschi, stuccature e dorature; le statue poste lungo l’intero perimetro parietale richiamano la simbologia mariana e sono attribuite all’opera dell’Adami e della sua bottega.

Sicuramente tra gli ispiratori dell’ambizioso progetto decorativo e figurativo, si pone un dotto consulente, poiché tutti i temi degli affreschi di Maurizio Carrega (1784), che appaiono sulla volta, fanno riferimento la valorizzazione del ruolo di Maria come elemento necessario per l’intercessione tra l’umanità e Dio: la Vergine in Gloria, accompagnata dal Suo casato, l’Arca dell’Alleanza sostenuta da Angeli e episodi dell’Antico Testamento raffiguranti donne forti e ammirevoli. Alla destra una teletta raffigurante S. Sebastiano, San Domenico e S. Bartolomeo.

La cassa processionale ripropone l’incontro di Santa Elisabetta e la Madonna, (1900) dovuta a E. Bastianello, posta nella nicchia ricavata nelle mura perimetrali, da cui un’apertura lascia filtrare una suggestiva luce azzurra; nell’altra nicchia sulla stessa parete, la statua processionale lignea di San Bartolomeo è posta sulla mensa che presenta nel paliotto la figura in rilievo di Santa Maria Maddalena, proveniente dalla scomparsa cappella di S. Maria Maddalena e San Francesco, così come la tela alla sinistra del portone d’ingresso, raffigurante S. Francesco in estasi.

La tavola dipinta ad olio (1611), posta sulla parete laterale destra, che riporta la scena della Visitazione affiancata da alcuni Santi, era l’immagine principale dell’oratorio, prima dell’arrivo del complesso statuario. Ma la tela più significativa, proveniente dalla distrutta chiesa di San Rocco, presente nell’oratorio degli Azzurri è sicuramente quella di Bernardo Castello dei primi decenni del seicento, appena restaurata da M. Teresa Donetti: “L’ascensione della Vergine tra Santi e Committenti”. Attorno alla Vergine, sono collocate le raffigurazioni dei suoi attributi desunti dalle litanie lauretane e dall’Ufficio della Beata Vergine: il cedro del Libano, la stella del mattino, la torre d’avorio, la casa d’oro, l’olivo, il cipresso, il giglio; mentre ai suoi piedi: effigi di S.Bartolomeo, S. Rocco, S. Francesco, tra angeli e nuvole, e ritratti di persone aristocratiche con tanto di gorgiera.

Completa questo prezioso scrigno il pavimento di marmo con riquadri geometrici neri e bianchi. I colori della facciata bianco, ocra e azzurro, il nome stesso Pena (Peňa), i personaggi raffigurati sulla tela della Vergine appena descritta, potrebbero rimandare ad un legame con la nazione e l’identità spagnola del ‘600. Il suono antico dell’organo a mantici, costruito dalla ditta Agati di Pistoia del 1856, ancora oggi si diffonde in occasioni di particolari ricorrenze. L’archivio conserva il libro dei conti e degli iscritti dal 1662 (senza interruzione cronologica), messali antichi.

Nella sacrestia sono conservate le barocche insegne processionali (XVIII sec.): tavolette scolpite e dipinte in azzurro, avorio e oro, recanti frasi inerenti la Passione di Gesù, che venivano portate nelle processioni della Settimana Santa dai ragazzi.

I bambini dai due anni di età fino alla Prima Comunione hanno tuttora un ruolo importante nelle processioni della Settimana Santa: portano gli antichi strumenti della Passione, un tempo posti sulla “croce dei Flagelli”, ornati da un fiocco azzurro, lo stesso fiocco che orna il loro bianco abitino. La Santa Patrona è festeggiata tradizionalmente il 2 luglio: la S. Messa delle 11, poi la processione serale alle 20, preceduta dal canto del Vespro e dall’iscrizione dei nuovi Confratelli. Un piccolo concerto della Banda Musicale conclude la cerimonia.

E’ ormai consuetudine celebrare la S.Messa di chiusura del mese mariano e del ciclo delle S.Messe delle “Chiesette” dei bambini presso l’oratorio della Visitazione, festeggiando così anche la ricorrenza liturgica del 31 maggio. La festa di San Bartolomeo è il 24 agosto.
Un proverbio dell’antico sapere contadino cita: “A San Bertuméi a veglia a se mete en péi”, alludendo alle giornate che diventano ogni giorno più corte.

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