Le Grotte di Frasassi sono delle grotte carsiche sotterranee che si trovano nel comune di Genga.
Il complesso si trova all’interno del Parco naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi e la loro scoperta risale al 25 settembre del 1971, grazie al gruppo speleologico del CAI di Ancona.
L’anno dopo fu costituito dal comune e dalla Provincia di Ancona il Consorzio Frasassi, con l’obbiettivo di salvaguardare e valorizzare il complesso delle Grotte.
All’interno delle cavità carsiche si possono osservare delle sculture naturali, createsi ad opera di stratificazioni calcaree nel corso di 190 milioni di anni grazie all’opera dell’acqua e della roccia.
L’acqua, scorrendo sul calcare, fonde piccole quantità di calcare e cadendo a terra, nel corso di uno stillicidio che dura millenni, le deposita e forma delle concrezioni di notevoli dimensioni e di forme a volte anche curiose.
Le concrezioni si dividono in stalagmiti (colonne che crescono dal basso verso l’alto) e stalattiti (che invece scendono dal soffitto delle cavità).
Le forme e le dimensioni di queste opere naturali hanno stimolato la fantasia degli speleologi, i quali dopo averle scoperte le hanno “battezzate” denominandole in maniera curiosa. Tra le stalattiti e le stalagmiti più famose ci sono: i “Giganti”, il “Cammello” e il “Dromedario”, l'”Orsa” (un masso che a seguito della millenaria erosione ha assunto la vaga forma di un orso), la “Madonnina”, la “Spada di Damocle” (la stalattite più grossa, di 7,40 m di altezza e 150 cm di diametro), le “piccole cascate del Niagara”, la “Fetta di pancetta” (di colore rosa chiaro) e la “Fetta di lardo” (completamente bianca, per via della calcite), l'”Obelisco” (stalagmite alta 15 metri al centro della Sala 200), le “Canne d’organo” (concrezioni conico-lamellari che devono il loro nome al fatto che se vengono colpite dall’esterno risuonano), il “Castello delle streghe”.
All’interno delle grotte sono presenti anche dei laghetti in cui ristagna l’acqua dello stillicidio e dei “pozzi”, cavità cilindriche profonde fino a 25 m che possono raccogliere l’acqua o convogliarla verso piani carsici inferiori, inoltre al loro interno non penetra alcun fascio di luce, pertanto l’illuminazione è completamente artificiale e quella utilizzata è la luce bianca fredda, poiché non produce calore verso le concrezioni.
L’unica luce differente da quella bianca è la luce azzurra, utilizzata per mettere in evidenza i pozzi e i laghetti.