Sulla facciata campeggiano le statue dei santi Pietro Apostolo e san Giovanni Battista titolari della chiesa e della confraternita ivi ospitata, rappresentati secondo i canoni tradizionali. L’interno è piuttosto ampio, con un’abside profonda e sei cappelle laterali. Sulla porta d’ingresso fa bella mostra di sé l’organo ottocentesco, dovuto all’organaro Bernasconi, di Varese.
Il primo altare a destra, entrando in chiesa, è l’altare di San Bartolomeo; “il quadro rappresenta san Francesco da Paola, san Bartolomeo, san Tommaso d’Acquino, san Vincenzo Ferreri ed il beato Alessandro Sauli. È stato dipinto da Ferdinando Pozzo”.
Il secondo è l’altare di san Carlo, o del Suffragio. La tela, opera di Guglielmo Caccia, rappresenta San Carlo che intercede per gli appestati , segue l’altare del Carmine, sovrastato da un altro dipinto di Guglielmo Caccia, La Madonna del Carmine con san Simone Stock e san Giovanni Battista ; la presenza di san Giovanni Battista è evidentemente legata alla confraternita che aveva sede nella chiesa di sant’Antonio Abate. Notevoli le figure angeliche e i colori delicati del cielo.
Scendendo, sul lato sinistro, dall’abside verso l’entrata, troviamo l’altare del Santissimo Crocifisso o dell’Addolorata, caratterizzato da un gruppo statuario: ai piedi della Croce di Gesù, sono Maria sua madre e san Giovanni Evangelista, secondo il racconto della Passione secondo lo stesso Giovanni.
L’altare successivo, di sant’Anna, è abbellito da una tela di Orsola Caccia, raffigurante la Madonna con Bambino e sant’Anna . In alto vediamo due graziosissimi angioletti musicanti. Al centro, la delicatissima scena familiare è composta secondo una geometria molto precisa, caratterizzata dall’intersezione delle diagonali, che rimarca l’intersecarsi degli sguardi. Alla base, ammiriamo le
rose, rosa, bianche, rosse.
Di Orsola Caccia è anche il quadro sopra l’altare di sant’Agata. Vi sono rappresentate le Sante Liberata, Agata e Lucia , mentre dal cielo gli angeli porgono le palme del martirio e le corone di gloria.
Fra il 1739 e il 1756, da esponenti della famiglia Solari, artigiani originari della Val d’Intelvi, nel Comasco, agli altari di sant’Antonio Abate furono applicati paliotti di scagliola (un composto di gesso, colla, pigmento e polvere di marmo): fra una decorazione di nastri, fiori e uccelli, spicca un’icona, diversa da altare a altare. All’altare maggiore, dove è collocato il tabernacolo del Santissimo Sacramento, abbiamo l’ostensorio, che domina su due paesaggi collinari, identificabili
probabilmente con Moncalvo.