La Badia di San Pietro al Conero esiste almeno dal 1038, anno in cui viene unito all’eremo di San Benedetto. La pacifica convivenza tra i due romitori durerà fino al 1518, quando il vescovo di Ancona decise di affidare l’abbazia di San Pietro agli eremiti di Santa Maria Gonzaga e successivamente alla Congregazione Camaldolese. Da allora cominciarono le incomprensioni. In seguito a un incendio scoppiato nel 1558, i gonzaghiani abbandonarono il luogo e le due chiese vennerono riunificate sotto la comune autorità Camaldolese che rimase fino all’Unità d’Italia. Dell’abbazia non resta che la chiesa romanca ristrutturata agli inizi del XIII secolo. La pianta è basilicale, a tre navate, divisa da pilastri compositi alternati a pilastri cilindrici. La torre campanaria è del XIII secolo mentre la La facciata è settecentesca. L’elemento rimarchevole nella struttura è costituito dal patromonio scultoreo. L’apparato decorativo dei capitelli, databili al XII secolo, denota una raffinatezza plastica eccezionale che crea i consueti soggetti zoomorfi attinti dal bestiario simbolico romanico padano. I capitelli della cripta, assegnabili al XI sec, propongono invece tipologie cubiche e di imitazione corinzia dalla resa schematica ed appiattita, capitelli zoomorfi di stile meno evoluto rsipetto al complesso, qualitativamente più alto, della chiesa soprastante.