Il 9 luglio 1029, Alrico, Vescovo di Asti, suo fratello Olderico Manfredi, marchese di Torino e la contessa Berta moglie di Manfredi, sottoscrissero l’atto di fondazione del monastero benedettino ad essa annesso. L’edificio subì nel 1321 il rifacimento gotico dell’area absidale, mentre risalgono alla metà del Quattrocento i pinnacoli e le decorazioni in cotto del campanile. Nel 1581 i monaci benedettini vennero sostituiti dai Canonici Regolari Agostiniani Lateranensi e due secoli più tardi, il 3 agosto 1772, papa Clemente XIV decretò l’erezione della Diocesi di Susa, di cui San Giusto divenne Cattedrale.
L’edificio conserva numerose tracce delle decorazioni ad affresco che si sono succedute nel tempo: all’esterno, sulla fiancata meridionale, sono visibili un interessante fregio romanico a monocromo e la lunetta con la crocifissione, risalenti al 1130 circa; sulla medesima facciata sono presenti anche altri affreschi, risalenti al XV secolo, tra cui un arcone decorato con raffigurazioni di profeti. Nel transetto destro, è possibile vedere le trecentesche vele con raffigurazioni dei padri della chiesa, mentre all’interno del basamento del campanile si conserva un altro interessante ciclo pittorico romanico raffigurante un velario, un guerriero e alcune fiere.
Immagini Sindoniche. Dipinto su tela, Cattedrale San Giusto
Posta al fondo della navata sinistra della Cattedrale di San Giusto, la tela, datata al 1723, presenta nella parte superiore l’Addolorata ritratta nell’atto di contemplare il telo della Sindone, sorretto da due putti; altri angeli attorniano la Vergine e contemplano la scena. Nella parte inferiore del dipinto, San Pietro (a sinistra, ritratto nell’atto di indicare la Sindone) e Santo Stefano (a destra, in atteggiamento orante), ritratti di fronte ad una balaustra marmorea al di là della quale si scorge un paesaggio, contemplano il sacro telo. Il dipinto, commissionato probabilmente dal canonico Pietro Ludovico Lauteri nel 1723, è citato tra gli arredi della Cattedrale a partire dal 1751. Esso è in buono stato di conservazione e presenta un’elaborata cornice in legno dorato e scolpito.