Castello di Torrechiara, la leggenda dell’amore tra la duchessa e il condottiero

Castello di Torrechiara

Il territorio è antico. Anzi, antichissimo, popolato sin dai tempi dei Romani, come attestano i reperti rinvenuti nel tempo. E il castello di Torrechiara è uno fra i più pregevoli esempi di manieri del Quattrocento, spettacolarmente conservato e utilizzato sovente anche come set cinematografico. Sorge in collina, a Langhirano in provincia di Parma e a 278 metri sul livello del mare, su una piattaforma murata posta alla sommità di un colle ed è stato eretto tra il 1448 e il 1460 sulle tracce di una precedente fortificazione. E fra le leggende che riguardano il castello, c’è una storia d’amore, quella tra Pier Maria Rossi e la duchessa Bianca Pellegrini, trascorsa soprattutto nel castello di Torrechiara.

Secondo la leggenda, il fantasma del conte Pier Maria Rossi, durante le notti di plenilunio, si aggira ancora nei pressi del castello e ritorna spesso sul Rio delle Favole, strada che conduce all’ingresso della fortezza, recitando un motto dedicato all’amata: “Nunc et semper”, ora e sempre. Il motto è rintracciabile anche nell’affresco della “Camera d’oro”, fatta costruire dal conte per lui e la duchessa, precisamente sul nastro che lega i cuori dei due amanti e sui quali sono effigiate le loro iniziali. Il maniero è oggi classificato monumento nazionale tutelato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, apre i battenti ai visitatori e consente di percorrere a ritroso i secoli per capire la sua storia ma anche dello spaccato parmense in cui è ubicato.

Si ritorna quindi alla seconda metà del Duecento e a tutto il Trecento, epoca in cui il territorio era conteso dalle più importanti famiglie feudali e anche i Rossi – feudatari di Berceto – estesero le proprie mire sul territorio di Langhirano ottenendo l’investitura di Castrignano e di Tiorre negli anni compresi tra il 1376 e 1413. Solo tra il 1450 e il 1473 Pier Maria Rossi (1413-1482), marchese di San Secondo e conte di Berceto, già grande condottiero al servizio dei Visconti e degli Sforza a Milano, si ritirò nelle terre natie, dedicandosi a consolidare la struttura amministrativa del feudo, a fortificare i castelli esistenti e a erigerne di nuovi a presidio delle principali vie di comunicazione.

Fu lo stesso Rossi a dettare l’iscrizione del castello di Torrechiara, “altiera et felice”, e in effetti la fortificazione rivela una felicissima fusione tra i caratteri funzionali della fortezza e l’eleganza – oltre che la ricchezza – propria della residenza nobiliare. La quadrilatera struttura un tempo era cinta da tre cerchia di mura merlate, da camminamenti di ronda e da quattro torri angolari e oggi si presenta quasi immutata. Nella “Camera d’oro”, l’ambiente più celebrato del castello, oltre all’eco della leggenda è da ammirare un ciclo di affreschi attribuito alla scuola di Benedetto Bembo e nei quali è rappresentata, Bianca Pellegrini, che in abiti da errante percorre tutte le proprietà rossiane, dipinte con dovizia di particolari.

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