Voluta dalla Repubblica di Venezia alla fine del 1500 a soli scopi militari, Palmanova si mostra oggi come una vera e propria stella lanciata da pochi decenni nel mondo del turismo. La perfezione geometrica, quasi spiazzante, della pianta di Palmanova ha sempre affascinato e durante la sua storia ha evocato diverse suggestioni. Partiamo da una leggenda.

Al tempo della decisione su dove costruire una fortezza ideale per contrastare le incursioni turche, si narra di una squadra di provveditori della Serenissima inviati nella pianura friulana alla ricerca del luogo adatto. Durante un giorno di forti piogge, la squadra trovò riparo in una piccola cappella avvolta nella più totale desolazione. Nel silenzio di quell’umido riparo, una forte folata di vento staccò una ragnatela dal soffitto, la quale andò a posarsi, perfettamente piatta, sul pavimento davanti ai ricercatori. Fu quella forma perfetta ad ispirare il gruppo sulla forma della fortezza che avrebbero dovuto costruire.

La pianta di Palmanova
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Sebbene la prima pietra della fortezza fu posta il 7 ottobre 1593 su progetto di Giulio Savorgnan e Marcantonio Martinengo, guide di un folto gruppo di ricercatori, studiosi e architetti, c’è chi dice che dietro ai progetti iniziali ci sia stata anche la mano di Leonardo Da Vinci, magari su una bozza non firmata. Il fatto che la Serenissima avrebbe voluto Leonardo a capo del progetto sembra veritiero ma in quel tempo il maestro era occupato a Milano. Ciò nonostante, sembra che Leonardo abbia davvero visitato il sito durante l’inizio dei lavori.

Inizialmente la fortezza avrebbe dovuto avere un solo bastione come cerchia muraria. Poi, Bonaiuto Lorini propose una pianta a 11 lati ma il senato veneziano contestò richiedendone una con 10 lati per poi ripensarci qualche mese dopo, optando per 9 lati per motivi economici in quanto più erano i bastioni e più l’impresa sarebbe stata costosa. Ci vollero 30 anni per completare la prima cerchia che si estendeva per un perimetro di 7 chilometri con passaggi sotterranei di oltre 5 chilometri.

Le gallerie di Palmanova
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Anche per completare la seconda cerchia ci vollero circa 30 anni. Questa era caratterizzata dall’innalzamento dei rivellini a protezione delle 3 porte di ingresso. La fortezza fu costruita come macchina da guerra. Non solo la lunghezza dei bastioni fu stabilita in base alla gittata dei cannoni del tempo ma tutta la fortezza è al di sotto della linea di orizzonte per confondere eventuali nemici che avrebbero fatto fatica a vederla da lontano in quanto colline e montagne sono lontane dal sito.
La terza cerchia muraria fu costruita oltre 100 anni dopo da Napoleone. Opera che durò fino al 1813, quando i francesi abbandonarono il Friuli.
A questo punto, la fortezza vantava di 3 cerchie murarie e fortificazioni composte da terrapieni, fossati, lunette, rivelli, porte, sotterranei e gallerie, rendendola la città più inespugnabile d’Europa.

Porta Aquileia
Porta Aquileia – pio3/Shutterstock.com

Palmanova non doveva solo essere una fortezza contro eventuali nemici terreni ma anche spirituali. Presentandosi dall’alto come una stella a 9 punte, con 3 cerchie di mura, 3 porte d’accesso (Porta Cividale, Porta Aquileia e Porta Udine), 18 strade radiali (di cui 6 convergenti verso la piazza centrale), la stessa piazza centrale (Piazza Grande) a forma di esagono delineata per tutto il perimetro con un canaletto d’acqua, naturalmente esagonale, come esagonale è la pianta del monumento del baluardo al centro della piazza. Beh, tutto fa pensare al numero 3, numero che rappresenta la perfezione associata alla divina Trinità. Poi, quel canaletto esagonale in Piazza Grande fa quasi pensare a una barriera spirituale, grazie alla purezza dell’acqua, per tenere al di fuori il fuoco del male.

Canaletto d'acqua
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Per non parlare di quel basamento al centro della piazza dal quale sorge il monumento del baluardo che su ogni lato riporta frasi sibilline, come fossero indicazioni di saggezza per il popolo:

  • “Non fare al tuo prossimo cosa che tu non vorresti fatta a te”
  • “Popolo ecco qui costituito il tuo sovrano”
  • “Chi desidera il ritorno della antica schiavitù resti vittima sotto quest’albero”
  • “Guerra contro i tiranni e pace alli popoli”
  • “La fratellanza è la principale conseguenza dell’eguaglianza della libertà e della giustizia”
  • “Popolo godi dei tuoi diritti ma non dimenticare mai i tuoi doveri”

Frasi sul monumento
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Quindi una fortezza perfetta contro ogni forma di maligno. Ma anche una fortezza che incuteva timore.

Pur essendo stata concepita per ospitare anche 20000 abitanti, per molto tempo la fortezza fu abitata solo da militari e dalle loro famiglie. Seppur la Serenissima voleva trasformarla in una viva cittadina dovette arrivare a “spingerci” dei prigionieri a viverci. Forse l’idea di far crescere i propri figli in un ambiente altamente militarizzato e volto alla guerra, o la paura di quella fortezza così perfettamente regolare, quasi ultraterrena, forse erano queste le motivazioni che scoraggiarono gli abitanti del posto a prendervi residenza. Ma finalmente le guerre finirono e Palmanova riuscì ad arrivare ai giorni nostri indenne, intoccata dal tempo e dalle intemperie. Sebbene la sua economia dal primo dopoguerra agli anni 90 ruotava per la maggiore intorno ad attività commerciali, fu solo dopo il crollo del muro di Berlino e dopo la recessione dei primi anni 2000 che l’anima della fortezza, ora cittadina vera e propria, iniziò a guardare al futuro, un futuro chiamato turismo.

Piazza di Palmanova
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Oggi il fascino di Palmanova colpisce chiunque al primo sguardo. Le attività turistiche sono molteplici: visite alle mura o al parco dei bastioni, camminate in centro tra chiese e ville, rievocazioni storiche, degustazioni enogastronomiche, musei, etc. Il turista non rimane deluso e, magari potrebbe incappare, lungo una di quelle gallerie visitabili, nel misterioso passaggio che collega la città al Castello di Manzano, lungo il quale dovrebbe essere nascosto il tesoro di Aquileia per non farlo trovare ad Attila. Ma questo forse è l’ennesimo mistero o leggenda che ci regala il borgo dalle nove punte, riconosciuto anche come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

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