Era proprio un personaggio particolare il conte Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona. Conte di Conversano dal 1626, temuto dai suoi sudditi per la sua fama di uomo malvagio e vendicativo, era anche un praticante uomo di chiesa devoto ai Santi fratelli Martiri e Medici Cosma e Damiano, era un eccellente mecenate ed era responsabile del miglioramento delle condizioni di vita dei suoi contadini. Un uomo davvero particolare che seppur era un fermo sostenitore della corona spagnola (che dominava al tempo) non perse occasione di raggirarla con uno stratagemma, fondando uno tra i più pittoreschi borghi italiani e le abitazioni simbolo di questo.
Il “Guercio delle Puglie”, così chiamato perché sembra avesse un occhio strabico, fu un uomo al quale si devono diversi comportamenti infelicemente “leggendari”. Come lo ius primae noctis, ovvero il diritto di un signore feudale di trascorrere la prima notte di nozze con la sposa di un proprio suddito. E se la malcapitata non era accondiscendente? Semplice! Il conte la faceva scaraventare in un pozzo situato in una stanza del castello di Conversano. Sembra che gli abitanti di Conversano siano soprannominati tutti “figli del conte”.
Guercio sì, ma un po’ se ne approfittava. Il conte è passato alla leggenda anche per un altro suo strano comportamento. Sembra si dilettasse ad allenarsi all’uso del suo archibugio, sparando dalla torre maestra del castello, prendendo di mira le brocche che le popolane trasportavano per riempirle d’acqua da un pozzo situato in mezzo ad uno spiazzo nei pressi della chiesa di Santa Caterina. Quando “per sbaglio” il conte colpiva le donne invece che le brocche, i suoi difensori dichiaravano che sbagliava a causa dell’occhio guercio. Sta di fatto che aveva una mira così infallibile che oggi quello spiazzo è chiamato “terra rossa”.
Ma non è il solo luogo a Conversano a prendere un nome nefasto a causa di qualche idea del conte. Questo episodio iniziò quando, nel 1647, il re di Napoli gli ordinò di sedare la rivolta di Nardò e Lecce. Il guercio non perse tempo e con 4000 soldati invase le campagne vincendo la battaglia per poi far processare e arrestare i capi della rivolta ma, già che c’era, ne approfittò per eliminare qualche personale avversario. Fu così che, in un vicolo alla periferia di Conversano, 24 tra i responsabili della rivolta vennero pubblicamente impiccati e poi scuoiati. Le loro pelli vennero utilizzate per foderare 24 sedie per la grande sala del castello. Oggi quello stesso vicolo viene chiamato “Via delle forche” e sembra che le 24 sedie si potessero ammirare fino ai primi del Novecento nel casino di caccia di Marchione (una delle abitazioni del conte).
Ma veniamo ad Alberobello. Già il padre del conte inviò una quarantina di famiglie di contadini in una zona dove sorgeva una selva ricca di querce per bonificarla e renderla coltivabile. Nel 1635 il guercio vi eresse una locanda con refettorio, taverna e oratorio al centro e ne iniziò l’urbanizzazione costruendo un agglomerato di piccole case usando solo pietra calcarea e carsica, a secco, ovvero senza utilizzare alcun tipo di malta. Ecco la nascita dei Trulli. L’espediente di costruire muri a secco servì al conte per non pagare i tributi al viceré spagnolo del Regno di Napoli andando contro una legge che stabiliva che non si poteva ereggere un centro urbano senza il permesso del re e il dovuto pagamento. Quindi decise di costruire quelle abitazioni senza malta in modo da poterle distruggere nel caso il Regno di Napoli avesse fatto dei controlli in zona, per poi farle ricostruire con le stesse pietre. Seppur l’agglomerato non venne distrutto dai regnanti, il conte venne arrestato per la sua sfrontatezza, nel 1643.
Alberobello rimase feudo dei Conversano fino a sabato 27 maggio 1797, quando re Ferdinando IV di Borbone accettò un’istanza di un comitato-delegazione del piccolo borgo ed emanò un decreto con il quale sanciva che questo era libero dalla servitù feudale diventando città regia e indipendente. Questo giorno viene festeggiato ogni anno ad Alberobello, nel mese di luglio, con una rievocazione storica chiamata la Cacciata del conte di Conversano.
Ripensando al Guercio delle Puglie… Chi poteva pensare che un atto di abuso edilizio potesse, coi secoli, costituire uno tra i più suggestivi paesaggi urbani italiani?