Vigoleno è un suggestivo borgo medievale in provincia di Piacenza. Incastonato all’interno delle possenti mura, era in origine un hospitale, un luogo di ristoro dove i pellegrini del tempo potevano sostare e ritemprarsi prima di riprendere il proprio cammino, è rimasto quasi interamente intatto e conserva ancora oggi l’antico fascino del tempo.

piazza vigoleno

Tra gli edifici del complesso medievale all’interno della piazza, il più noto è la pieve romanica di San Giorgio. Considerata dagli specialisti come uno dei migliori esempi dello stile architettonico romanico piacentino, è citata in due pergamene custodite nell’archivio parrocchiale, datate rispettivamente nel 1223 e nel 1284, e racchiude in sé numerosi simbolismi e altrettanti misteri.

Uno di questi – e forse il più importante – riguarda proprio il santo a cui la chiesa è dedicata: San Giorgio, prode cavaliere crociato che anche l’Inghilterra ha scelto come il proprio Santo Patrono.

Nella parte alta dell’abside centrale vi è un affresco raffigurante il leggendario gesto per cui il santo guerriero viene ricordato, ossia l’atto di uccidere un drago per liberare la principessa. Nel dipinto la giubba crociata di San Giorgio e il colpo di spada che sta per sferrare, richiamano il dipinto San Giorgio libera la principessa dal drago di Bartolomeo e Jacopino da Reggio, oggi conservato nella cattedrale di Fidenza. A differenza di esso, però, viene messa in evidenza la lancia spezzata sul terreno e l’eroica impresa si scosta dall’iconografia tradizionale poiché si svolge in un ambiente interno, racchiuso dall’architettura dell’abside, caratterizzata da nicchie sostenute tra travature che conferiscono profondità all’immagine, ed è dunque una rappresentazione meno dinamica rispetto a quella di Fidenza.

Il coraggioso cavaliere compare anche sulla facciata della chiesa, scolpito nella lunetta dell’architrave mentre uccide il famigerato drago sotto di lui, ma stavolta accompagnato da una figura angelica posta orizzontalmente alle sue spalle, che si pensa stia a ricordare come nel tempo la figura dell’arcangelo Michele – allora considerato più “pagano” del suo collega Gabriele – sia stata sostituita proprio dal prode guerriero.

A questo punto viene spontaneo chiedersi: perché dedicare una pieve proprio a San Giorgio e, soprattutto, chi ha voluto la sua edificazione?

Purtroppo non ci sono informazioni precise in merito alla sua committenza: sappiamo solo che nel 1296 la chiesa era attestata come dipendenza della Pieve di Castell’Arquato, per poi diventare pieve autonoma nel 1346.

C’è chi pensa che le raffigurazioni di San Giorgio siano un riferimento ai Visconti di Piacenza, i signori che governavano il borgo all’inizio del primo millennio, talmente legati a questo luogo che parte della stirpe unì al nome della propria famiglia quello del luogo, diventando così i Visconti di Vigoleno. Si dice che per via della loro profonda devozione fecero costruire e restaurare diverse chiese, come Santa Fede in Città (dove avevano residenza) nel 1150 e San Nicomede in Val Stirone (di cui avevano il giuspatronato). Inoltre, tra i membri della famiglia vissuti tra il XIII e il XIV secolo, si chiamavano Giorgio.

Altri invece sostengono – ed è questa l’ipotesi più accreditata – che le gesta del santo crociato simboleggino in realtà l’investitura degli Scotti, una nobile famiglia piacentina che divenne proprietari del castello di Vigoleno nel 1389 e feudataria nel 1404. Secondo gli studiosi, infatti, le rappresentazioni celebrerebbero proprio la loro venuta nel borgo e, forse, l’avvio di lavori di ristrutturazione nella pieve, nonché la ricostruzione dell’intero villaggio. Il castello e la zona circostante, infatti, furono aspramente contesi tra parmensi e piacentini, in particolare tra le famiglie feudali legati ai due comuni – gli Scotti e Pallavicino – che se lo disputarono per quasi due secoli. Non solo, l’area fu anche oggetto di accaniti scontri tra eserciti al soldo della Santa Sede e truppe viscontee, fino a che Gian Galeazzo Visconti demolì l’intero borgo nella seconda metà del Trecento. Dopodiché, una volta reimpossessatisi del feudo nel 1389, gli Scotti chiesero al duca di Milano il permesso di ricostruirlo, dando vita così al complesso che oggi si vede.

mura vigoleno

Ma che c’entrano quindi gli Scotti con San Giorgio?

Per capire l’analogia tra la nobile famiglia e il santo guerriero bisogna prima fare un passo indietro e spiegare che nell’iconografia medievale il leggendario episodio di San Giorgio che uccide il drago sarebbe un’allegoria della Grazia divina che sconfigge il peccato, il bene che trionfa sul male. Dunque, così come San Giorgio aveva sconfitto il drago che metteva in pericolo la principessa e tutti gli abitanti della zona, William Douglas, figlio di Sholto Douglas e cugino del mitico Acaio re degli Scotti, venne in Italia per combattere Desiderio, re dei Longobardi e, dopo questa gloriosa vittoria, si stabilì a Piacenza per governare su tutto il feudo. Se si aggiunge poi che nella pieve di Vigoleno appaiono tracce evidenti del passaggio dei Templari e che i cavalieri inglesi – il cui ordine più antico famoso è quello della giarrettiera – scelsero come simbolo proprio l’immagine del crociato che uccide il drago, il collegamento è presto fatto.

La leggenda templare – che si rifà a sua volta alla leggenda ancora più antica della città libica di Selem –  narra di un drago che abitava in un lago e pretendeva sempre dalla gente della valle una creatura da mangiare. Un giorno la sorte volle che si dovesse sacrificare la figlia del re, e la povera principessa fu quindi accompagnata al lago. Passava in quel mentre San Giorgio a cavallo che, vedendo la fanciulla, le disse che l’avrebbe salvata. Arrivò il drago e il prode guerriero per un attimo si sentì perduto, ma un angelo del cielo lo spronò a compiere il suo dovere. Così, il santo cavaliere in groppa al cavallo e con la spada sguainata, andò incontro al dragone e gli sferrò un fendente che lo fece accasciare; poi ordinò alla principessa di chiudergli la bocca con la sua cintura, e insieme lo portarono fino al paese, docile come un agnellino. Furono accolti con ogni onore e gioia e il re volle a tutti i costi premiare quell’ardito cavaliere. Gli offrì castelli, oro e argento, ma San Giorgio chiese loro di credere in Dio e di diventare buoni cristiani. In fede sua si battezzarono a migliaia e da quel giorno il drago non diede più alcun fastidio.

Proprio come in Inghilterra, ancora oggi ogni 23 aprile a Vigoleno si festeggia San Giorgio: dopo la Santa Messa celebrata nell’omonima pieve, ha inizio la processione attraverso cui la statua lignea del Santo Patrono viene portata in spalla fino alla piazza al di fuori delle mura fortificate. Il tutto poi è accompagnato da cortei in costume ed esibizioni di abili sbandieratori.