Alcuni scavi archeologici hanno portato alla luce reperti che attestano la presenza di insediamenti umani, sulla collina di San Giorgio, sin da tempi antichi. In particolare sono state rinvenute, oltre ad una capanna rettangolare appartenente all'età del bronzo, altre strutture successive risalenti al IV secolo a.C.; tutti questi edifici sono a forma di "casa retica", tipica dei territori alpino e subalpino. Gli abitanti di questo villaggio praticavano essenzialmente l'agricoltura e l'allevamento e sono considerati gli antenati degli Arusnati, popolazione che si sarebbe insediata in Valpolicella durante il periodo romano.
Sembra facile arrivare a San Giorgio dalla strada che attraversa le vigne. E invece, salire fino al borgo in alto, gambe in spalla, non è cosa da poltroni. A San Giorgio la pietra, il marmo e il vino sono da sempre presenti.
Ci troviamo nella Valpolicella, celebre per il suo Amarone, a meno di 15 km dalla sponda veronese del lago di Garda. E se Lazise e Bardolino sono le perle del Benaco, il profumo delle botti piene di vino ci attira nelle soleggiate colline poste a sud dei monti Lessini, dove nei giorni di vendemmia una leggera nebbiolina stempera i contorni della campagna.
A San Giorgio tutto si tiene: a partire dal nome “di riserva” con cui è conosciuto, Ingannapoltron. Un luogo raggiungibile dopo un lungo cammino ingannando i “poltroni”, cioè le persone pigre – si crede.
In realtà, poltron fu aggiunto per scherzo al toponimo San Giorgio in Ganna, dove ganne è un termine preromano che significa “mucchio di pietre”, a indicare l’antica attività di lavorazione della pietra. Ancora oggi nei dintorni del borgo sono in attività diverse cave, da cui proviene il celebre marmo rosso di Verona, detto anche di Sant’Ambrogio dal nome del comune capoluogo: quel marmo rosso, per intenderci, di cui sono fatti i leoni che sostengono le acquasantiere.