Come diceva Pozzetto nel “Ragazzo di campagna” «Eh be' insomma, il treno è sempre il treno, eh» e non solo è sempre un piacere vedere passare, a volte lentamente come pigre tartarughe, a volte velocissime come potentissimi giaguari, quelle carrozze sulla loro rotaia scintillante; ma è forse un piacere ancora più grande esservi all’interno e godere del paesaggio che ci accompagna attraverso i finestrini. I mille colori della campagna, lo spettacolo lungo la costa marina, la curiosità avvicinandoci pian piano alla stazione di una grande città e la suspence entrando in un buio tunnel. Il treno regala mille emozioni e, personalmente, lo trovo un perfetto modo di viaggiare… Star lì seduto, senza far nulla, con il naso verso il mondo che mi sfreccia davanti, in completo relax.
Pensando ai treni, ultimamente mi sono imbattuto nel mistero poco conosciuto di un treno scomparso in un tunnel tra l’Emilia-Romagna e la Lombardia agli inizi del ‘900. Mi sono documentato molto a riguardo e, essendo un appassionato di leggende e misteri, la storia mi ha lasciato davvero affascinato e spero di poter trasmettere questo sentimento nel mio resoconto di questo leggendario avvenimento.
Ma partiamo dall’inizio, ovvero dalla stazione di Roma. È il 14 luglio del 1911… Tutti in carrozza!
Precedentemente a quel giorno, la compagnia ferroviaria Zanetti aveva fatto un’importante campagna pubblicitaria per il viaggio inaugurale di un nuovo treno turistico, composto dalla locomotiva e 3 lussuosi vagoni, che avrebbe portato i passeggeri dalla capitale a Milano, passando per le spettacolari campagne di Lazio, Umbria, Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia. Da notare che, tra Emilia e Lombardia, il treno doveva attraversare un tunnel lungo circa un chilometro che al tempo era considerato il tunnel più lungo mai scavato in una montagna. Un prodigio dell’ingegneria, dunque. Per il viaggio inaugurale la Zanetti aveva selezionato 100 passeggeri tra persone dell’alta borghesia locale e membri di alcune famiglie della compagnia ferroviaria. Li accompagnavano 6 altre persone tra macchinisti e staff di bordo. Fischio del Capo stazione, e si va’!
Il treno procedeva lento lungo il suo tracciato per permettere agli eleganti passeggeri di godersi al meglio il panorama mentre venivano intrattenuti da sonate di violinisti, stuzzicanti leccornie e champagne. Tutto procedeva per il meglio e il viaggio stava risultando più che soddisfacente e nel giro di qualche ora il treno arrivò al tunnel. C’era una piccola folla sia all’imbocco che all’uscita per vedere il nuovo treno attraversare quella prodigiosa galleria (che era già stata utilizzata da altri treni in precedenza). Il treno si avvicinava tra l’esultanza dei presenti e una volta entrato completamente nell’oscurità della montagna… non ne uscì mai più. La piccola folla che lo aspettava non lo vide mai uscire.
Lunghi furono i minuti di curiosità e sbigottimento, e dopo aver chiamato la polizia sul luogo, i presenti entrarono all’ispezione del tunnel pensando ad un guasto, ma nel buio di quella galleria non trovarono nulla se non 2 passeggeri malmessi e in stato di shock. Del treno non c’era alcuna traccia e non erano presenti neanche segni di alcun incidente. Anche il personale della compagnia ferroviaria ispezionò il tratto di rotaie ma senza alcun frutto.
Ci vollero alcuni giorni a quei 2 per riprendere un minimo di sanità mentale e uno di loro fece uno strano resoconto:
“Ho sentito uno strano ronzio poco prima dell’entrata del tunnel all’interno del quale si era alzata una strana nebbia bianca che sembrava serpeggiare intorno al treno che veniva letteralmente inghiottito all’interno di essa. È stata un’esperienza orribile nonostante fossi riuscito a salvarmi insieme ad un altro passeggero saltando da una delle poche carrozze ferroviarie poco prima che la locomotiva entrasse nel tunnel. Entrambi siamo caduti rovinosamente sul duro terreno e questo è l’ultima cosa che ricordo dell’accaduto. “
Dell’altro superstite non si ha nessuna testimonianza.
Per la paura di altri incidenti, quel tratto di ferrovia venne chiuso e la compagnia ferroviaria Zanetti, impiegò non poche risorse per insabbiare l’avvenuto. A rischio c’era il futuro e la credibilità dell’azienda. Ma a mettere definitivamente una “pietra” sopra a questo misterioso avvenimento fu un bombardamento aereo che durante la Seconda guerra mondiale bloccò completamente l’accesso al tunnel impedendone altre indagini.
La memoria del nuovissimo treno turistico della Zanetti, dei 104 passeggeri e della loro scomparsa andò persa nel tempo ma che fine avranno mai fatto? Se i passeggeri erano dell’alta borghesia è possibile che nessuno, neanche la stampa, abbia mai fatto domande? Poi quei due testimoni e le loro misteriose “dichiarazioni”? Ma soprattutto… un intero treno che svanisce nel nulla?!?
Passarono una decina d’anni dalla sparizione dello Zanetti quando uno dei parenti dei passeggeri scomparsi trovò una strana testimonianza nelle cronache medievali del Monastero di Modena. Questa raccontava di un carro satanico in metallo, dal quale usciva del fumo nero, seguito da altri tre più piccoli. Da questi carri uscirono tre servi del diavolo che erano senza barba e vestivano strani abiti neri. I “servi del diavolo” iniziarono a bussare alla porta del monastero chiedendo di entrare ma i forti catenacci, per intercessione della Beata Vergine Maria invocata dalle preghiere dei monaci impedirono il sacrilegio. Che sia stato il nostro treno scomparso a viaggiare nel tempo fino al medioevo? Da allora, dello Zanetti e dei suoi passeggeri, non se ne parlò più e sembra che il manoscritto con le cronache fosse distrutto durante il terremoto di Messina nel 1908.
A riportare a galla la storia del Zanetti Roma-Milano del 1911 è stato il quotidiano ucraino “Gloria di Sebastopoli” che nell’uscita del 12 agosto 1992 pubblicò l’articolo “Treno fantasma sulle strade dell’Ucraina”, che citava:
"Un fantasma di tre carrozze è apparso all'incrocio dell'ufficiale di servizio Elena Spiridonovna Chebrets... Il treno con le tende ben chiuse, le porte aperte e la cabina di guida vuota si muoveva in modo assolutamente silenzioso, schiacciando i polli che camminavano lungo la via."
Sembra infatti che, di tanto in tanto, un treno appariva per qualche istante al passaggio a livello vicino al villaggio di Zavalichi, nella Poltava (Ucraina). Nell’articolo si citava il presidente della commissione per lo studio dei fenomeni anomali presso l'Accademia delle scienze dell'Ucraina, Vasily Leshchaty, il quale, da diverso tempo, stava studiando queste apparizioni. Fu proprio il Leshchaty a proporre l’idea che quel treno fantasma era il famigerato Zanetti che in qualche modo era in grado di viaggiare non solo nello spazio, ma anche nel tempo.
Durante lo studio di alcuni documenti, egli trovò la testimonianza di un famoso psichiatra di Città del Messico, José Saxino, che negli 40 dell’800 fece internare 104 italiani nell’ospedale psichiatrico della capitale messicana, i quali si comportavano in modo scontroso e confusionale. Sembra che, dopo aver accertato che questi non erano né messicani, né spagnoli, ma italiani, questi affermassero di essere arrivati a Città del Messico via treno… un treno che partì, bensì da Roma. C’è chi dice che dopo del tempo i 104 pazzi si adeguarono alla loro nuova realtà e si integrarono a quella nuova vita. Alcuni rimasero pazzi nella struttura a vita. C’è anche chi dice che di loro non si trovò mai più traccia e della loro permanenza in Messico esista solo la nota del dottor Saxino. Anche in questo caso, il treno non è mai stato trovato. Che abbia fatto scendere i suoi passeggeri per poi iniziare a vagare da solo nel tempo e nello spazio?
Ma tornando al presidente della commissione per lo studio dei fenomeni anomali presso l'Accademia delle scienze dell'Ucraina, Leshchaty era così ossessionato dal treno fantasma fino a sparire lui stesso dopo avergli “teso un agguato” ed esservi salito davanti a diversi testimoni. Da quella sera del 25 settembre 1991 anche del Leshchaty non si ha nessuna traccia e a nessuno venne più l’interesse di occuparsi del misterioso treno.
A rendere ancora più strana tutta questa storia c’è la testimonianza lasciata da Pyotr Ustimenko, un addetto alle deviazioni all’incrocio ferroviario nei pressi di Balaklava (Crimea), allo scrittore russo, Nikolai Cherkashin, la quale citava:
“Mi sono stropicciato gli occhi, pensavo, sembrava che i treni non potessero andare senza rotaie, invece: una locomotiva a vapore e tre roulotte passeggeri. Sia la locomotiva che l'intero treno non sono nostri, sembrano prebellici, o forse anche precedenti. Viaggiare senza luci dal fianco del monte Gasfort lungo la traiettoria dell’ex ferrovia. Sono persino corso sul posto: nessuna traccia, nessun ciuffo d'erba schiacciato. Beh, puro fantasma? Una dannata cosa. Allora ho pensato: non va bene, può creare problemi."
Questa testimonianza fu vissuta nell’ottobre del 1955.
Da allora di avvistamenti di un treno prebellico con tre carrozze passeggeri a seguito, che si muoveva come se fluttuasse, senza conducenti e con finestrini dalle tende chiuse e porte aperte, che appare di notte per poi scomparire dopo pochi attimi, ce ne sono stati moltissimi: a Mosca (nel 1975, nel 1981 e nel 1986), a Chernobyl (poco prima dell’incidente alla centrale nucleare), in Norvegia, nei Balcani, sempre nel 1986 nel tunnel sotto la Manica e in altri luoghi… e tempi. Non ho capito come mai ma la storia del Zanetti Roma-Milano ha riscosso un forte interesse in India e se provate a cercare su Youtube lo capirete ma per molti video dovrete capire l’hindi.
Se pensate che il mistero sia finito qui vi sbagliate di grosso! Infatti, qui è dove si infittisce.
Sembra che sullo Zanetti, durante quel tragico viaggio di inaugurazione, viaggiasse una cassa di palissandro, nel quale interno si trovasse il teschio del noto scrittore ucraino, Nikolai Gogol ma perché? Sembra che il teschio fu rubato a Mosca nel 1909 dal mercante Alexei Bakrushin, fanatico di teatro russo. Quel furto fece molto scalpore fino a giungere alle orecchie del pronipote dello scrittore, un tale Yanovsky, luogotenente della flotta imperiale russa. Yanovsky confrontò il Bakrushin armato di pistola e gli disse:
“Ci sono due cartucce qui. Una nel bagagliaio. l'altra è nel tamburo. Quella nel bagagliaio è per te se rifiuti di darmi il teschio di Nikolai Vasilyevich. Quella nel tamburo è per me...”
Davanti a tal gentile invito, il mercante che non era di certo un cuor di leone, accettò di buon grado a separarsi dalla reliquia e il teschio accompagnò il luogotenente fino a Sebastopoli per imbarcarsi sulla nave dove questo aveva preso servizio. Nel 1910 gli italiani invitarono i marinai russi all’anniversario del terremoto di Messina del 1908 (non vi suona un campanello?) durante il quale i russi avevano dato importanti aiuti agli abitanti della città siciliana. Era l’occasione per Yanovsky di portare il teschio all’ambasciata russa a Roma, che considerava la sua seconda casa. Ma il viaggio, per una serie di motivi, non ha avuto luogo. Al contrario, fu un cacciatorpediniere italiano ad andare a Sebastopoli per raccogliere le ceneri dei generali sardi morti durante l’assedio della città del 1854-1855 sepolti nel cimitero del monte Gasfort (non vi suona un altro campanello?). Durante quell’occasione il luogotenente consegnò la cassa di palissandro (contenente il teschio) al comandante Borghese, facendogli promettere di consegnare la reliquia al console russo in Italia. Ma questa promessa non sarebbe mai stata mantenuta e il capitano inviò le sue scuse al luogotenente in una lettera dicendo “Il destino di un uomo non finisce con la sua vita”. Lettera che fu trovata in seguito dal giornalista Carlo Vicentini. Nella primavera del 1911 Borghese dovette partire per una lunga missione e la famosa cassa di palissandro fu trovata da suo fratello minore (chiamiamolo Borghese Jr.) il quale pensò divertente portarla con sé durante un viaggio turistico in treno al quale era stato invitato. Lo stesso che lasciò la stazione di Roma il 14 luglio. Il suo piano era quello di spaventare i passeggeri al momento giusto mostrando il contenuto della famosa cassa di palissandro ma qualcosa andò davvero storto. Infatti, forse preso dal panico, forse da un monito paranormale, non lo so… sta di fatto che uno dei 2 che saltarono giù dal treno e colui che raccontò la storia della nebbia bianco latte era proprio Borghese Jr.
Quindi, ora il teschio del noto scrittore Gogol vaga nel tempo e nello spazio su un treno fantasma che è sparito in un tunnel tra l’Emilia-Romagna e la Lombardia che nessuno può trovare. Treno che è stato citato in un manoscritto medievale che è andato distrutto durante un terremoto, e che si è portato via il presidente della commissione per lo studio dei fenomeni anomali presso l'Accademia delle scienze dell'Ucraina, unico “vero” studioso che si è mai interessato al caso basandosi su una testimonianza di un “noto” psichiatra messicano che internò 104 pazzi italiani ben 150 anni prima (circa).
Fin qui, tutto chiaro, no?
Tornando alle cronache del Monastero di Modena. Queste erano conservate nella tenuta di Kasta-Sole, in una collezione unica di antichi manoscritti raccolti da molte generazioni della famiglia Sadzhino. Sembra che uno dei proprietari della tenuta fosse uno dei 2 sopravvissuti.
Ma i collegamenti in questa storia non mancano di certo. Vi ricordate lo scrittore che aveva raccolto la testimonianza dell’addetto alle deviazioni in Crimea? Parlo di Nikolai Cherkashin, il quale gioca un forte ruolo su quello che sto per spiegarvi sul treno fantasma. Lo scrittore, nel 1988, si trovava a Sebastopoli a raccogliere informazioni sull’incidente della corazzata russa “Novorossijsk” che esplose la mattina del 29 ottobre 1955 causando la morte di oltre 600 persone. La “Novorossijsk” che in realtà era la corazzata italiana “Giulio Cesare” presa dai russi come trofeo di guerra dopo la guerra, esplose proprio la mattina dopo l’avvistamento del treno in Crimea… proprio il giorno dopo che qualcuno, vedendo il treno fantasma, disse “non va bene, può creare problemi.”
E proprio quel qualcuno, che si era stupito che un treno potesse viaggiare senza rotaie sul monte Gasfort. Beh, Cherkashin scoprì che su quel monte, nel 1855 furono sepolti i soldati italiani morti durante l’assedio di Sebastopoli e 100 anni più tardi, per ordine delle autorità sovietiche, il cimitero fu raso al suolo e la sua cappella fu fatta saltare in aria.
Sulla base di questo, lo scrittore Nikolai Cherkashin ha formulato una conclusione:
"Chiunque spari al passato con una pistola, il futuro gli sparerà un cannone", dice Cherkashin. - E il candelotto di dinamite, piantato sotto la vecchia cappella, si trasformò in una mostruosa esplosione sotto il fondo del Novorossijsk. Sono completamente convinto della connessione karmica tra questi due eventi... “
Inoltre, lo storico locale Yevgeny Venikeev, che accompagnava lo scrittore nelle sue ricerce, aggiunse:
“Qui, al campo italiano di Gasfort, gli inglesi costruirono una ferrovia da Balaklava. Poi è stata rimossa. Ma l'argine è rimasto. La diramazione da Balaklava a Sebastopoli passa esattamente lungo il percorso tracciato dagli inglesi”.
Ciò significa che il treno fantasma ha seguito le tracce delle traversine rimosse?
“Prendere le anime dei soldati italiani, turbati dall'esplosione del loro ultimo rifugio? O uno dei 106 passeggeri aveva dei parenti sepolti qui e sono venuti a pagare l'ultimo tributo? O forse loro, questi passeggeri perduti, hanno vendicato il cimitero profanato dalla loro prigionia temporanea, hanno interferito nella relazione causale terrena. Per questo la "Giulio Cesare" - "Novorossiysk" è saltata in aria? “ suggerì Cherkashin.
C’è tanto su cui riflettere… ma mi sono intestardito e ispirato da tutto quello che ho scoperto, volevo sapere dove finiva il mito e dove iniziava la realtà. Beh, prima di dirvi cosa ho scoperto alla fine vorrei che tutta questa storia vi torni in mente la prossima volta che, come me, proverete un senso di suspence quando entrerete in una galleria viaggiando in treno.
Detto questo: di una compagnia ferroviaria Zanetti che costruiva treni, non ho trovato nessuna traccia. Idem sul quotidiano ucraino “Gloria di Sebastopoli”. Idem sull’”esimio” presidente della commissione per lo studio dei fenomeni anomali presso l'Accademia delle scienze dell'Ucraina, Vasily Leshchaty. Stessa storia sul “noto” psichiatra messicano, José Saxino, sul capitano Borghese, sulla tenuta di Kasta-Sole e sulla famiglia Sadzhino. Per non parlare del tunnel e delle cronache medievali che sono andate distrutte. Le uniche cose certe sono che il teschio di Gogol sia scomparso, le atrocità della guerra e che, in molti paesi e in diversi tempi, c’è chi vede il treno Roma-Milano della Zanetti che sparì durante il suo viaggio inaugurale il 14 luglio 1911 portandosi con sé 104 persone di cui nessuno ha mai voluto sapere nulla.
Questa sembra proprio una bella lettura per un viaggio in treno.