Camminando tra i caruggi del borgo della provincia di Imperia si capisce subito che il luogo ha qualcosa di misterioso. Nel labirinto di strette vie, passando sotto un arco ed un altro tra le case di ardesia, un alone dal fascino oscuro, magicamente macabro, ammanta l'atmosfera del Paese delle streghe, la Salem Italiana, Triora.
Famosa per il suo pane e per il terribile processo alle streghe nella seconda metà del 1500, Triora sembra quasi vantarsi di quell'alone. Molti i particolari nel borgo, tra il sacro e il profano, narrano storie antiche di fede e paganesimo. Decorazioni di buoi, teste di pietra, personaggi avvolti dal mistero, annunciazioni, motivi sacri, ma anche gatti neri e scope sulle porte delle case. ...e luoghi da evitare dopo il tramonto. Sembra quasi che a Triora le streghe ci siano sempre state e, forse, ci sono ancora.
Si, a Triora le streghe ci sono sempre state. Già solo il nome (dal latino "Tria ora" - "tre bocche") ci fa pensare al Cerbero nel suo stemma. Il Cerbero, guarda caso il segugio a tre teste custode dell'Ade, dovrebbe però simboleggiare la confluenza dei tre fiumi vicino alla quale sorge il borgo. Un luogo che fin dalle sue origini costituì un centro in stretto contatto con il mondo dell'aldilà. Fin dalla preistoria l'area è costellata da menhir e cerchi di pietre.
Il centro abitato ha origini databili a tempi precedenti alla conquista romana, tempi dell'età del ferro, della tradizione matriarcale che prende le sue origini dal misterioso rito celto-ligure della dea Madre "Baubo", raffigurata su antiche statuette di osso, pietra o avorio come una donna procace con quattro seni e fauci di lupo nella parte più intima. Statuette portate al collo da sacerdotesse in segno di difesa contro la violenza di una società maschile guerrafondaia in forte ascesa in quei tempi. Fu così che la dea Baubo venne volgarizzata con il passare dei secoli in una sorta di vecchietta che avvertiva le fanciulle sugli inganni delle malizie sessuali del genere maschile.
In tempo di cristianizzazione questa società matriarcale non poteva che risultare orrida e spaventevole creando miti e leggende e aumentando il timore e la paura. La paura delle streghe nel Ponente Ligure, donne dotate di poteri magici che creavano potenti pozioni, che facevano strani riti, che tramandavano il loro sapere alle loro giovani che si potevano riconoscere grazie a un neo peloso in fondo alla schiena. Si dice che le piccole streghe, durante l'allattamento, mordessero i capezzoli delle loro madri tanto da farli sanguinare.
Tante, troppe "testimonianze" della zona di Triora parlano di streghe ancora prima del processo del 1587.
Nel 1400 venne costruita una chiesa dedicata a San Gerolamo e poi a San Bernardino che il suo interno narra dell'anima oscura del luogo e del clima di paura che aleggiava. I terribili affreschi al suo interno ci mostrano uno spaventoso Giudizio Universale con particolari raccapriccianti di sofferenze, dannati, demoni, sangue, bambini angosciati, fattucchiere, vizi capitali, il tutto a fomentare il sempre crescente terrorismo psicologico a scapito di una popolazione che già lavorava allo stremo delle forze sotto il dominio di potenti avidi e arroganti in condizioni di degrado e di difficoltà oggi inconcepibili. Qualsiasi cosa fosse ritenuta avversa, malata, strana o misteriosa era frutto del maligno, di stregoneria.
Affresco nella chiesa di San Bernardino, Triora - Parks.it
C'è chi narra che le Baggiure (streghe in dialetto) preparavano un pane usando del frumento avariato o infettato dal fungo Claviceps Purpurea (contente acido lisergico, un potente allucinogeno) che rendeva pazzi. Il famigerato Pane delle Streghe.
C'è chi avvisa di non andare nella località chiamata Cabotina dove le streghe giocano palleggiandosi bambini in fasce e fanno strani riti satanici.
C'è invece chi considera le macabre donne come semplici innocenti dalle doti straordinarie in grado di creare pozioni lenitive e di fare benevoli magie usando riti tramandati da tempi lontani ma questo non bastò a salvare la reputazione, e la vita, delle streghe di Triora.
L'atmosfera a Triora era tutt'altro che rosea. Così la "natura" volle dare un ulteriore scossone alla già fragile stabilità della comunità di Triora portando un periodo di carestia e fame.
Ci volle poco per far passare alla gente povera e ignorante quella che in realtà era frutto di speculazioni tra i proprietari terrieri e i governanti del borgo, ovvero che la carestia era dovuta alle malvagie baggiure, le fattucchiere, le streghe.
Bastò un semplice parlamento locale, nell'ottobre del 1587, a iniziare il Processo alle streghe di Triora.
Furono chiamate le autorità religiose a intervenire e questo fece solo gola all'inquisizione.
Durante un sermone atto a "preparare" la comunità prima di iniziare il processo, Gerolamo del Pozzo, inquisitore di Albenga, accusò le streghe di:
“Tutti voi che mi guardate dovete denunciare le persone che hanno causato la morte dei raccolti. Queste donne, o uomini, rappresentano il demonio, mangiano i bambini”
Abili nel somministrare la paura e fomentare le menti dei semplici, gli inquisitori ottennero l'incarcerazione di venti donne ma a causa di denunce estorte con terribili torture le prigioniere divennero presto trenta. Tredici ragazze e un fanciullo si dichiararono reo confessi. Alcune case private divennero delle vere e proprie prigioni, tra queste la più famosa è la casa del Meggio, oggi nominata Ca' de baggiure (Casa delle streghe). Tra le testimonianze estorte vennero a galla nomi anche di importanti personaggi del borgo. Ormai si era perso il controllo e non tardarono le prime morti. Isotta Stella, di nobile famiglia, morì per le torture subite, un'altra donna invece si gettò dalla finestra (morte che si imputò all'intervento del maligno).
Visto il clima di terrore le autorità locali invitarono gli inquisitori ad agire con maggior cautela date alcune persone importanti tra le inquisite ma non ebbero molto successo. Nel giugno del 1588 Genova mandò il commissario Giulio Scribani (o De Scribani) che rese la situazione ancora più tesa trasferendo le tredici inquisite a Genova e cercando streghe un po dappertutto nella zona. Le accuse furono: reato contro Dio, commercio con il demonio, omicidio di donne e bambini. Le indagini, le incarcerazioni e supplizi di innocenti si estesero anche a Castel Vittorio e a Sanremo dando inizio ad una vera e propria caccia alle streghe. De Scribani ottenne la morte sul rogo di quattro persone tra cui Peirina di Badalucco e Gentile di Castel Vittorio.
Il tragico processo alle streghe terminò nell'aprile del 1589 su pressioni del doge di Genova, Davide Vacca, sul Santo Uffizio. Non è chiaro che fine abbiano fatto le donne incarcerate ma, stando ad alcuni storici, furono lasciate libere.
Questo potrebbe dar ragione al fatto che a Triora le streghe ci siano ancora.
Una testimonianza di inizio del novecento narra di un calzolaio con due gobbe. Si dice che al tempo, durante il suonare dell'Ave Mara le porte della città dovessero rimanere chiuse per impedire ai bambini di rimanere prede delle streghe. Un giorno un bambino che aveva una gobba rimase fuori dalle mura e le streghe lo presero, gli tagliarono la gobba e ci giocarono tutta la notte. Il mattino dopo il bambino fu lasciato libero e contento di non aver più la malformazione. Una madre di un altro bambino, anch'esso gobbuto, lasciò suo figlio al di fuori dalle mura aspettandosi lo stesso trattamento ma le streghe, dopo "averci" giocato tutta la notte, gli applicarono una seconda gobba.
Un'altra testimonianza del dopoguerra narra di una bellissima donna, dal fascino macabro, irresistibile, del quale ogni uomo ne rimaneva schiavo o sarebbe stato capace di vendere l'anima per lei. La donna aveva capelli lunghi e corvini, occhi neri e profondi, un viso inespressivo ma al suo passare il sole si ritraeva, tutto diventava scuro, i muri si crepavano, le rose perdevano i loro petali e le donne incinte abortivano a vederla.
Alba su Triora - Mario Chiaiese, e-borghi community
Quindi le streghe di Triora esistono ancora?
Per rispondere a questa domanda citiamo 2 risposte di Sandro Oddo, Segretario dell'Associazione Turistica di Triora e autore, rilasciate durante un'intervista esclusiva a Thexplanet.net, dicendo:
"Fatti anomali succedono spesso, secondo me. Io sono nato qui. Bambino, mi dicevano 'non devi passare di lì perché quella è una strega'. E io non ci passavo di lì, perché avevo paura. Ma io son convinto che le streghe ci sono ancora adesso. Però non sono le streghe che si dicono che fanno i 'pentolini'. No, sono le persone che non si fanno conoscere, però noi sappiamo chi sono. Sono persone che hanno qualcosa di cattivo, di malefico. Io penso che ci siano, queste persone, ma non si fanno conoscere. Invece quelle che dicono di essere streghe non sono streghe, ma sono 'streghe buone' diciamo. Adesso per fortuna ce ne sono più poche. Le riconosciamo perchè, a parte che la gente parla e si viene a sapere, e poi è in un certo senso è come una sensazione, perchè ci sono certe persone sensitive, io le ho conosciute; quando si trovano di fronte alle streghe, sentono subito un'energia negativa. E' successo proprio con una di queste persone che io sospettavo fosse una strega. Queste fanno del male senza che appaia, ma lo fanno volontariamente.
C'erano poi delle persone che venivano 'abbagiurate'. Quando una persona veniva 'abbagiurata', cioè stregata, veniva portata dallo scaccia-bagiure."
"Ci sono le streghe buone, ma secondo me le streghe esistono. Io sono convinto che esistono, ma le vere streghe sono cattive, però non sono quelle che si fanno riconoscere, ma quelle che si nascondono, e che sono in grado di entrare nello spirito della persona, e di fare del male. Io sono convinto di questo."