Il Museo delle miniere di mercurio del Monte Amiata è situato nel borgo di Santa Fiora, all'interno del Palazzo Sforza Cesarini. L'esposizione si pone come obiettivo quello di informare, testimoniare e ricordare il passato minerario del Monte Amiata, documentando con oggetti e immagini le tecniche di estrazione del mercurio, l'organizzazione del lavoro e le vicende sociali inerenti alla condizione lavorativa dei minatori. A partire dal 2008 il museo si è dotato di un'ampia collezione di minerali provenienti prevalentemente dal centro Italia e soprattutto dalle provincie minerarie toscane. Dal 2010 il museo partecipa insieme all'Acquedotto del Fiora e alla Provincia di Grosseto ad un progetto di ripopolamento della peschiera con la trota macrostigma (Salmo cettii).
Il museo delle miniere di mercurio è allestito al piano terra del Palazzo Sforza Cesarini, in piazza Garibaldi, nei locali che un tempo ospitavano le cucine e le stanze di servizio dei nobili proprietari. Il palazzo è stato costruito intorno al 1575 nel luogo dove sorgeva l'originaria rocca aldobrandesca di Santa Fiora, ed è caratterizzato da strutture murarie in pietra, dove si aprono finestre rettangolari e, al pian terreno, una serie di porte ad arco tondo. Nello stesso edificio è inoltre ospitato anche il Comune.
Il museo si articola in sei sale arredate con minerali, oggetti e strumenti di lavoro, e con ventidue pannelli che illustrano e approfondiscono una serie di tematiche di carattere storico, tecnico, antropologico e sociale, legate al mondo delle miniere sul Monte Amiata.
La prima sala, dove sono situati anche la biglietteria e il bookshop, illustra il territorio del Monte Amiata in cui si è sviluppata l'industria mineraria, con carte geologiche e un plastico che riproduce i luoghi d'estrazione del cinabro. Un altro pannello fornisce al visitatore un excursus cronologico sulla storia estrattiva, partendo sin dal periodo preistorico e dalla civiltà etrusca: sono esposti reperti ritrovati nel corso di scavi archeologici, quali picconi, asce e mazze, a testimonianza che i giacimenti erano conosciuti fin dal III millennio a.C.
La seconda sala è volta a documentare l'evoluzione delle tecniche estrattive e degli strumenti utilizzati nel lavoro in miniera. Altri pannelli continuano l'itinerario cronologico avviato nella sala precedente illustrando la storia delle miniere amiatine dal Medioevo fino ai tempi moderni.
La terza sala è dedicata all'estrazione del cinabro e alle donne e i bambini che erano incaricati di selezionare il minerale da mandare ai forni. Inoltre funge anche da saletta video – viene proiettato un interessante documentario sulle miniere e la società amiatina tra il XIX e il XX secolo – e sono esposti numerosi strumenti del mestiere del minatore. Da questa sala si accede in più ad un'altra piccola stanza, in cui è stata allestita una discenderia con galleria, per ricostruire fedelmente un ambiente interno della miniera.
La quarta e la quinta sala, situate entrambe al piano superiore, approfondiscono le caratteristiche fisico-chimiche del mercurio, l'influenza economica del mercurio sul mercato (produzione, vendita), per poi arrivare ad illustrare le conseguenze del lavoro in miniera nella vita dei minatori, come frane, esplosioni, ma anche malattie, e l'ambiente sociale dei sindacati, degli scioperi e delle lotte per la tutela dei lavoratori. Infine la visita giunge al termine con la storia contemporanea: cinque pannelli raccontano della chiusura delle miniere e della bonifica e recupero ambientale messi in atto per valorizzare i siti minerari.
La sesta sala è un piccolo corridoio situato nuovamente al piano terra, alle spalle della biglietteria, ed offrono al visitatore un elenco completo delle miniere amiatine, con tutti i dati storici e geografici.