Borghi tra Puglia e Irpinia

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Foggiano e Irpinia. Hai detto tutto, hai detto molto. Si pensi alla provincia di Foggia. Estesissima. Dai paesi subito dopo il barese e la Bat, ecco già Cerignola, storica e grossa realtà agricola, la città del sindacalista Di Vittorio. Da qui si va all’interno, andando verso Candela e il Subappennino Dauno, 49 borghi incastonati nei rilievi non altissimi di questo particolare scampolo montano meridionale e pugliese. Ancora più all’interno, ma più a nord, insiste l’area della diga di Occhito, al confine con il Molise: ecco paesi come Volturino, Carlantino, Celenza Valfortore, San Marco la Catola (cittadina legata alle prime esperienze spirituali di padre Pio). Ma anche la beneventana San Bartolomeo in Galdo è vicina. E così chiaramente Macchia Valfortore, in provincia di Campobasso. Il nome già dice. Parliamo del paesaggio dominato dal fiume Fortore. Ancora più su ecco il foggiano “estremo” di San Paolo Civitate, Chieuti (con minoranza linguistica arbëreshë), Lesina. È la Puglia che più a nord non si può. Ed ecco anche i laghi di Lesina e Varano. Si è così già nel Gargano di Ischitella e, scendendo, Peschici, Rodi, Vieste, Mattinata. Gargano anche sacro a San Giovanni Rotondo. 

Rodi Garganico

Come si capirà, paesaggi vasti e belli. Ma è la piccola Rocchetta Sant’Antonio ad attirare la nostra attenzione. Puglia foggiana di confine anch’essa, pieno Subappennino, è ad un tiro di schioppo dalle irpine Monteverde e Lacedonia. Territorio bellissimo e sinuosamente paesaggistico, fu ieri irpina anche amministrativamente e oggi invece è pugliese. Anche questo dice la storia singolare e di frontiera di questi piccoli centri. Lo stesso è accaduto per paesi come Anzano, oggi “di Puglia” e ieri irpina, mentre Savignano è oggi “irpino” e ieri è stato pugliese, tanto è vero che qui si festeggia la sagra dell’Orecchietta, nemmeno fossimo nel barese. E Ariano Irpino? Anch’essa una volta foggiana. Destino di passaggi, insomma. All’interno di paesaggi meravigliosi. Scenari come quello di Sant’Agata, Puglia raffinata e graziosa  Qui siamo vicini alla minuta Scampitella (Av), una volta frazione di Trevico, il paese più alto della provincia di Avellino, dov’è nato Ettore Scola. Non lontanissima è anche Gambatesa, Molise (la storia dei paesi è anche storia di nomi strani, si sa). Sant’Agata è  il paese dei campanili, delle pietre antiche, dei conventi. E poi del bellissimo castello, tra le più importanti vedette di guardia della Capitanata. Piccoli e graziosi borghi, qui. Una sola grande pecca: le strade. Il Subappennino Dauno merita decisamente arterie migliori. Noi osiamo sperare. Fai pochi chilometri ed ecco Bisaccia, di nuovo provincia di Avellino. Qui siamo in alto e il panorama lo dice. Quota 885 metri sul livello del mare, d’inverno fa freddo, come in molte parti a queste latitudini. Estremamente elegante il palazzo ducale. Si tratta di un castello longobardo poi restaurato dal grande Federico II dopo il terremoto del 1198 e prima già vera rocca difensiva coi bizantini (la strategia accomunava questo castello proprio a quelli di Sant’Agata e Ariano).

Bisaccia

Nel ‘500 diventa residenza signorile. La struttura è arricchita dalla loggia quattrocentesca con architettura a tutto sesto e colonnine esagonali. Un vero scrigno. Tra Bisaccia e Andretta svetta il Formicoso, oggi monte famoso anche per le sue pale eoliche e nel medioevo caro a Federico stesso per l’aria sana che vi dominava. Bisaccia è poi la patria di Franco Arminio, poeta meridionalista e “paesologo”, acuto interprete delle bellezze ma anche delle ferite di queste ed altre borgate del Sud. In queste lande ha soggiornato anche Torquato Tasso, amico di Giovan Battista Manso, signore di Bisaccia. La vista dal castello fu assai amata dal poeta, noto appassionato di caccia. Insomma, quella che vi raccontiamo è una terra che ispira, che chiama visitatori, ammiratori profondamente meritati. Un Sud che comincia seriamente a credere nei propri inesauribili itinerari di bellezza.

Foto principale: Rocchetta Sant’Antonio, di Paky Cassano

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