Candelara, il borgo delle candele

Candelara, il borgo delle candele

E’ un luogo magico, Candelara. Uno di quei paesi che a gettargli un’occhiata fuggevole ispirerebbero tante storie quanti sono i portoni che si aprono su vicoli e vie. E non è un caso che lo stemma dell’abitato, raffigurante tre candele sopra altrettante alture, affondi la sua ragion d’essere nella leggenda. Stando all’antica narrazione arrivata ai giorni nostri passando di bocca in bocca, di generazione in generazione, ci fu un tempo in cui un gruppo di esseri umani pose dei ceri su alcune colline e scelse poi di vivere in quella più riparata dai venti, ovvero quella che ospitava la fiamma che si spense per ultima.

Oggi Candelara è un piccolo centro, che conta appena più di un migliaio di anime, posto a sette chilometri da Pesaro, suo capoluogo comunale. Una frazione, dunque, e per giunta tutt’altro che popolosa. Verrebbe allora da pensare a un abitato sonnacchioso, a una di quelle periferie buone per andarci a dormire passata la giornata di lavoro. Ma non è così: siamo in un castello che sa sorprendere, un castello affascinante e ricco di storia.

Probabilmente il territorio aveva già conosciuto l’uomo in epoca preistorica ed è certo che fu sede di insediamenti in quella romana. E’ tuttavia dalla realizzazione della Pieve dedicata a Santo Stefano, cioè tra il VI° e l’ VIII° secolo, che prese a svilupparsi la Candelara che conosciamo. L’imponente edificio, che presenta un’inusuale pianta a croce greca e alcuni elementi architettonici che l’avvicinano tanto allo stile gotico quanto a quello romanico, lascia immaginare gli antichi fasti del luogo e varrebbe una visita già di per sé. Ma se l’esterno ha dell’incredibile, l’interno non è cosa che passa inosservata: vi è custodito un organo settecentesco ancora in funzione che fa compagnia a numerosi affreschi di pregevole fattura.

Di qualche secolo più giovane del luogo di fede è il castello, dove le torri e le mura rafforzate a metà del ‘400 da Sigismondo Pandolfo Malatesta resistono egregiamente a tutt’oggi alle angherie del tempo. Vi si accede attraversando il caratteristico ponte in mattoni che nel ‘500 è andato a sostituire quello levatoio. Da notare, a destra della porta d’ingresso, la Torre dell’Orologio di cui si possono ammirare i meccanismi ancora funzionanti visitando la cosiddetta Sala del Capitano.

Una passeggiata per le viuzze di questo borgo murato che nel 1176 diede rifugio e salvezza all’Imperatore Federico Barbarossa (dopo la per lui disastrosa battaglia di Legnano) è un’esperienza che gratifica l’anima e lo sguardo, quello sguardo che da queste parti può spaziare libero dall’azzurro dell’Adriatico alle vicine valli colme di vitigni e uliveti, fino a spingersi alle aspre cime del Montefeltro e ai rilievi del Catria, del Carpegna e del Nerone.

Quasi si fatica a credere che un abitato di così modeste dimensioni, scrigno minutissimo, possa contenere tanto incanto. Eppure l’elenco delle meraviglie non ha ancora raggiunto il suo termine. Poco fuori dal castello, infatti, se ne sta l’ennesimo gioiello: è Villa Almerici, una lussuosa struttura settecentesca realizzata a partire da una preesistente fortezza medievale secondo il disegno del celebre architetto Luigi Vanvitelli.

I periodi migliori per visitare Candelara sono l’estate e la primavera, ma chi ama far baldoria può optare per il mese di dicembre, quando il paese viene irradiato della luce di migliaia di candele e si anima del giubilo portato da musicisti e artisti di strada che fanno da contorno a uno dei mercatini di Natale più belli d’Italia, una manifestazione conosciuta come Candele a Candelara e che richiama un gran numero di curiosi da ogni dove.

Buona visita!

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