Siamo a Falerna, in provincia di Catanzaro. Qui Enzo Siciliano (1934-2006) pensa il suo “Diamante”, nome tra l’altro di un’altra città calabrese, nel cosentino marittimo tirrenico, distante da Falerna 95 chilometri.
Anche la città scelta da Siciliano è sul Tirreno, confinante con l’importante centro di Lamezia Terme e con Nocera Terinese e Gizzeria.
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Siciliano aveva legami con queste zone: i suoi genitori, nativi di Bisignano (Cs), abitarono a Falerna e così il libro, edito da Arnoldo Mondadori nel 1984, è da parte sua un omaggio ispirato alla sua famiglia.
Un testo importante anche perché riesce a descrivere la località giocando sul filo della descrizione accurata ma anche lavorando nei meandri delle memorie a lui più care. Esiste chiaramente una scena narrativa del tutto autonoma.
Siciliano dedica passi anche a Castiglione, ieri autonomo ed oggi frazione di Falerna, minuta località che ha tutto dei vecchi borghi italiani, tanto cari a queste pagine.
LO SCRITTORE IMPEGNATO E I SUOI LEGAMI CALABRESI
Enzo Siciliano è stato un uomo assai attivo sul fronte culturale “impegnato” del XX secolo in Italia. Morto ancora non anziano, avrebbe potuto ancora profondere i segni della sua creatività per molto tempo.
Critico letterario, romanziere, poeta, ma anche drammaturgo, sceneggiatore e regista. Sua una famosa biografia di Pier Paolo Pasolini, cui fu molto vicino. Celebre direttore della rivista “Nuovi Argomenti”, amico di Alberto Moravia, presidente della Rai negli anni ’90.
“Diamante” si accompagna ad altri suoi romanzi, titoli come “La coppia” (che poi divenne un film), “Mia madre amava il mare”, “I bei momenti”.
In questo lavoro Siciliano privilegia il suo classico stile lineare, proprio della grande tradizione del romanzo italiano d’autore novecentesco. Non manca la componente amorosa, ma mai vista in senso vacuamente sentimentale o solo passionale. Un libro che fa parte del suo filone più autobiografico, a testimonianza del “dato dell’esserci in prima persona”, come ha scritto qualche anno fa su Repubblica Paolo Mauri ricordando la sua figura. Una memoria personale filtrata attraverso la creatività letteraria e il suo proverbiale estro.
IL PAESE E LA RICCHEZZA DEI SUOI PAESAGGI
Realtà relativamente giovane, si è costituita dopo i terremoti rovinosi del 1600, quando popolazioni provenienti da realtà vicine hanno cominciato ad abitare quella che poi diverrà Falerna. Dotata anche di frazioni marine, la cittadina (più di 3000 abitanti) è in realtà collocata, dall’altro versante, alle falde del monte Mancuso, catena del Reventino. Ma non siamo qui distanti dalla valle del Savuto e dalla piana laertina di Sant’Eufemia.
Legata alla famiglia dei D’Aquino, Falerna è stata per qualche tempo anche parte del territorio di Martirano, sempre nel catanzarese, per poi riallacciarsi a Castiglione Marittimo, oggi sua frazione.
Da vedere, oltre agli scenari paesaggistici (la vera ricchezza di Falerna), la chiesa di Sant’Antonio Abate (o di Foca), così come quelle dedicate a San Tommaso d’Aquino (dipendente in passato dalla diocesi di Tropea), all’Annunziata, alla Madonna del Rosario e alla Provvidenza.
Ma Falerna è sempre più la sua località marina, preda di consistente sviluppo urbanistico e arricchita negli ultimi anni da un moderno edificio sacro, chiesa dedicata a San Francesco di Paola. In paese ancora molto sentiti i riti della Settimana Santa, legati proprio alla nascita ufficiale e organizzata della comunità, cioè quel XVII secolo in cui certe pratiche religiose di penitenza furono favorite dalla Chiesa, in pieno clima cosiddetto controriformista.
IL BORGO STORICO DI CASTIGLIONE MARITTIMO
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Una fisionomia più propriamente di borgo ha Castiglione. Oggi ha circa 300 abitanti, vanta storia normanna e un castello con oggi rintracciabili solo alcuni ruderi. Feudo D’Aquino dagli angioini, già dall’inizio del 1800 appartiene a Falerna. La sua storia è legata alla difesa dalle incursioni saracene ed ecco che i castiglionesi dell’epoca sfruttano le barriere naturali. Sono nati anche così i nostri paesi. Per difesa, dai nemici e a volte dalla natura stessa (in alto per evitare le malattie portate dai fiumi). Borgo rurale, Castiglione è noto proprio per la sua fortezza, la vecchia “Castel Leone”, nei secoli baluardo a protezione della terra di Lamezia e della famosa abbazia di Sant’Eufemia.
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Fu teatro anche di una ben conosciuta rivolta antinormanna nel 1091.
La sua erezione si deve anche al controllo dell’antica via Popilia, la consolare che portava da Capua all’attuale Reggio Calabria.
Da non perdere, infine, due luoghi: il belvedere di Terra Chiusa (con vista mozzafiato) e la chiesa di Sant’Antonio Abate.
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Falerna e Castiglione, dunque, realtà legate e storicamente vicine sia fisicamente e geograficamente sia per le comuni storie e vicende.