L’Olio dei Papi ha un’origine molto lontana nel tempo ed è il frutto degli ingenti investimenti fatti dallo Stato Pontificio in tutta la zona ciociara e dell’agro pontino a partire dall’anno mille.
In questi territori oggi è proprio l’ulivo ad essere l’albero più coltivato, ma a tale risultato si è giunti grazie alle riforme emanate dai pontefici che hanno incentivato i feudatari e i contadini ad aumentare la loro coltivazione, andando oltre il semplice soddisfacimento del singolo fabbisogno.
Il percorso è stato però lungo e tutto ha avuto inizio con la disfatta dell’Impero Romano d’Occidente e con l’agricoltura che ha subito un deciso tracollo. La perfetta organizzazione romana della catena produttiva e distributiva decade in favore di un semplice fabbisogno personale. L’ulivo è sopravvissuto al Medioevo solo grazie ai monasteri, Benedettini e Cistercensi soprattutto, che hanno garantito continuità all’agricoltura, bonificando terreni e piantando nuovi ulivi.
I possedimenti erano sotto il controllo dell’abate che decideva con cura come poter sfruttare al meglio il terreno. La lavorazione olivicola era però ancora scarsamente specializzata e bisogna attendere il Quattrocento e l’ulteriore spinta che si ottiene nel Cinquecento per assistere allo sviluppo di una produzione organizzata.
Ma è con la riforma agraria e le norme contenute all’interno del Motu Proprio emanato da Papa Pio VI nel 21 aprile del 1778 che l’agricoltura si trasforma da attività di sussistenza e autoconsumo in una vera e propria produzione organizzata di olio che per decenni ha soddisfatto le richieste dell’intera città di Roma e del Vaticano, tanto da divenirne oggi suo fornitore ufficiale.
L’azione di Pio VI è proseguita con Pio VII che nel 1801 tolse agli agricoltori molti vincoli introdotti dai pontefici precedenti, alcuni dei quali li costringevano a vendere i propri prodotti a prezzi talmente bassi da non coprire neanche le spese di lavorazione. Decisioni quasi inevitabili per scongiurare l’ombra della carestia che sempre incombeva sullo Stato Pontificio.
Con la concessione di un premio per chiunque mettesse a dimora un olivo, o più in generale ne incrementasse la coltivazione, e con la liberalizzazione del prezzo dei prodotti e del loro commercio all’interno dello Stato della Chiesa, la coltura di questa pianta conobbe uno straordinario impulso. Furono più di 200.000 le nuove piante di ulivo coltivate.
Grazie a queste nuove norme verso la metà del Settecento in Italia si assistette a una generale ripresa culturale e soprattutto economica. Fecero seguito a questi importanti provvedimenti azioni di bonifica delle paludi e riduzione del latifondo pontificio. La Chiesa si fece carico di gran parte delle spese per il prosciugamento delle paludi che scongiurarono il rischio di diffusione della malaria. Questo non solo portò alla luce quasi 20.000 ettari di terreno coltivabile, ma nel frattempo assicurò occupazione e conseguentemente più benessere.
Grazie all’olio d’oliva le casse tornarono a essere floride e la bilancia commerciale in attivo, potendo contare anche su una discreta esportazione. L’olivicoltura è profondamente legata a questo territorio, ne ha condizionato lo sviluppo e ne ha segnato le popolazioni. L’evoluta riforma agraria di quell’epoca permette ancora oggi di produrre un olio biologico di qualità, perfetto connubio di conoscenza, storia e tradizione.
L’Olio dei Papi nasce da questa storia, dalla riscoperta di sapori antichi, dalla riunione di tutti i componenti della filiera, dalla selezione degli elementi di maggiore qualità. A questa tradizione sono state aggiunte le tecniche più moderne in grado di garantire l’arrivo nelle tavole di un prodotto impareggiabile e sicuro a livello internazionale.
Ciò che contraddistingue questo olio unico è anche la sua tracciabilità, un sistema all’avanguardia infatti permette, inserendo il numero del lotto del prodotto, di scoprirne non solo l’origine, ma anche la zona di produzione, il frantoio dove avviene la sua lavorazione e qualora disponibile addirittura il nome del produttore, il suo uliveto e le immagini dello stesso. Un vero e proprio identikit che lascia poco spazio all’improvvisazione e garantisce standard di qualità altissimi.
Una possibilità difficilmente riscontrabile in qualsiasi altro tipo di prodotto, ovvero quella di poter verificare e seguire l’intero processo produttivo dell’olio, dalla sua coltivazione fino all’arrivo sulle tavole. Una trasparenza e una visibilità senza paragoni per un risultato finale frutto di ulivi secolari che in queste terre sono espressione di valori, tradizione, cultura e passione per questo lavoro.
L’Olio dei Papi d’altronde è prodotto seguendo il Disciplinare di Produzione, un insieme di norme molto più stringenti e restrittive rispetto alla normativa di base, che ne definisce approfonditamente sia le caratteristiche chimiche che fisiche. L’Olio dei Papi è un olio extra vergine di oliva superiore. Deriva da una meticolosa selezione di quegli ulivi che per qualità hanno stretto una simbiosi perfetta con il territorio circostante.
Un lento e accurato procedimento parte con l’estrazione a freddo delle olive coltivate nei territori del basso Lazio, dopo che sono state meticolosamente scelte e raccolte a mano. Ogni fase nasconde in sé amore e cura, tratti indispensabili per garantire al prodotto qualità e unicità.
Per maggiori informazioni e per scoprire di più su L’Olio dei Papi visitare il sito: https://oliodeipapi.it/